A Sassetta (Li) ricordati lo sterminio e le persecuzioni subite dal popolo ebraico e dai deportati italiani nei campi di concentramento della Germania nazista

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 gennaio 2005 18:54
A Sassetta (Li) ricordati lo sterminio e le persecuzioni subite dal popolo ebraico e dai deportati italiani nei campi di concentramento della Germania nazista

Nella piccola sala convegni dell’hotel situato sulla strada delle fornaci, che dalla vecchia Aurelia, porta al borgo di Sassetta, il Consiglio regionale della Toscana ha oggi celebrato la ‘Giornata della memoria’, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni subite dal popolo ebraico e dai deportati italiani nei campi di concentramento della Germania nazista. Al centro della commemorazione la vicenda dei bambini e dei ragazzi dell’orfanatrofio israelitico di Livorno, sfollati a Sassetta, che 60 anni fa rischiarono il campo di Auschwitz ma si salvarono quasi tutti, grazie ad un bombardamento alleato e alla solidarietà degli abitanti.

In mattinata nella stazione di Vada, luogo dove si verificò il bombardamento che consentì la rocambolesca liberazione, è stata scoperta una lapide in ricordo della vicenda e deposta una corona di alloro. E’ stato il presidente del Consiglio toscano, Riccardo Nencini, ad aprire i lavori della seduta solenne ricordando che “dal 2001 la Toscana celebra la giornata della memoria” e che “in queste cinque edizioni abbiamo ricordato storie, vicende e luoghi come i campi di Bagno a Ripoli, Anghiari, Castelnuovo Garfagnana, con le vicende legate alla rete clandestina formata dalla famiglia Nissim e alla città di Pitigliano, detta la ‘piccola Gerusalemme”, ed ha aggiunto che “la ricerca deve continuare per riscoprire la storia, anzi le storie, della terra toscana, perche’ esistiamo finche’ siamo ricordati”.

Il sindaco di Sassetta, Fausto Lorenzelli, non ha nascosto “la grande emozione di rappresentare il Comune che quest’anno e’ stato prescelto per ricordare la liberazione dell’Italia e dell’Europa dal nazifascismo. Una storia che riguarda da vicino il nostro territorio”. Il presidente della Provincia di Livorno Giorgio Kutufa’ si e’ invece soffermato sulla storia dei bambini dell’orfanotrofio israelitico ricordando che la storica Paola Lemmi, per iniziativa del Consiglio regionale, ha pubblicato una ricerca dal titolo “Finche’ non sono venuti a prenderci”, dedicata alla vicenda.

Kutufa’, inoltre, si e’ detto onorato che la celebrazione del Giorno della Memoria si svolga quest’anno nel livornese ed ha sottolineato che “la citta’ labronica non ha mai conosciuto il ghetto chiuso” e che “fino al 1940 a Livorno ha funzionato un ospedale ebraico”. Citando il Papa, Kutufa’ ha aggiunto che “a nessuno e’ consentito di ignorare la Shoah”, ed ha concluso citando l’opera di 2 sacerdoti locali, don Roberto Angeli e don Antonio Vellutini, che molto fecero in quegli anni per offrire rifugio e solidarieta’ agli ebrei.

“Ricordiamo oggi una microstoria, un episodio vissuto da una piccola comunita’ , ma una storia ricca di significati – ha detto il vicepresidente dell’Assemblea toscana, Enrico Cecchetti. La memoria, infatti, è tanto più importate quanto più e’ fondata sul ricordo vivo delle esperienze concrete delle comunità”. “Quello dell’orfanotrofio di Livorno è una storia emblematica, assieme, della banalità del male e della banalità del bene – ha detto Cecchetti – Colpiscono sia la normalità dei gesti dei burocrati nazifascisti da un lato, che la normalità della solidarietà di tanti dall’altro.

Di fronte alle scelte difficili ed a volte estreme che ognuno è stato chiamato a compiere, emerge la straordinarietà e l’importanza della lotta per la Resistenza. Questa vicenda inoltre – ha concluso - sollecita la messa a fuoco, nel grande dramma dell’Olocausto, proprio della tragedia dei bambini. Ed oggi grazie alla presenza di Klaus Voigt e Geneviève Erramuzpé lo possiamo fare in una dimensione europea, nella convinzione che la nostra comune identità europea e’ fondata proprio su quegli anni e sulla lotta per la fine della guerra voluta dai nazifascisti”.

Klaus Voigt, studioso dell’università tecnica di Berlino, ha parlato di un aspetto poco noto nel nostro paese: l’importanza dell’Italia come rifugio per gli ebrei tedeschi. “C’era anche un ragazzo di Danzica tra gli ospiti dell’orfanotrofio di Livorno – ha ricordato- ma furono molti i giovani e giovanissimi ebrei che trovarono rifugio nelle scuole-convitto italiane”. Una era a Firenze a Villa Pazzi, vicino ad Arcetri, dove oltre 100 ragazzi poterono studiare e diplomarsi. Egli ha parlato poi di un’altra storia, per molti aspetti simile a quella di Sassetta e Vada: la storia dei ragazzi di Villa Emma a Nonantola, in provincia di Modena.

Questa era una scuola agricola dove i ragazzi si preparavano alla vita in Palestina. Gli abitanti del posto avevano simpatia per i piccoli che vivevano lì e lo dimostrarono quando con l’arrivo delle truppe tedesche la villa fu abbandonata ed i ragazzi furono accolti nel seminario e nelle case private. Anche in questo caso, accanto ad episodi di grande solidarietà incontriamo episodi di indifferenza; come quando –ha raccontato Klaus Voigt - un bambino malato di tbc fu dimesso dal sanatorio, dichiarato sano, ed in quanto tale deportato.

“E’ avvenuto contro ogni previsione. E’ avvenuto in Europa, quindi può accadere di nuovo”. Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, ha iniziato il suo intervento con una citazione da i ‘Sommersi ed i salvati’ di Primo Levi, per sottolineare la centralità della Shoah nella storia del ‘900. Una cultura che non ha elaborato il concetto di diversità come base della convivenza civile. “Non un semplice sterminio, ma un evento senza paragoni, che ha lasciato una ferita indelebile su cui è necessario interrogarsi.” Le vere misure preventive contro la barbarie - ha affermato Martini - sono nei cambiamenti dei comportamenti, nella difesa dei diritti umani, della democrazia, nel ripudio del razzismo e dello sciovinismo “.

Al riguardo, il presidente ha ricordato il suo recente viaggio ad Auschwitz ed in altri campi di sterminio con 1200 studenti toscani: “Non solo un viaggio di solidarietà ed omaggio alle vittime, ma anche un viaggio interiore per cercare di comprendere i motivi di quella follia”. “Dai volti di quei ragazzi e dal sentimento di partecipazione – ha sottolineato - ho capito che il futuro della Toscana è in buone mani”. Claudio Martini ha infine sottolineato che la giornata della memoria è anche una giornata della conoscenza, una “risposta ai tentativi riduzionistici e negazionistici” che vogliono equiparare l’Italia fascista a quella che non lo era, l’Italia della libertà e l’Italia dell’odio razziale, in un’operazione “che minerebbe le basi stesse della nostra repubblica e della nostra democrazia”.

(ma-ab-dp)

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