A Scandicci i minatori in Belgio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 gennaio 2005 12:19
A Scandicci i minatori in Belgio

L’inaugurazione del Teatro Studio lo scorso fine settimana ha suggellato una vivida collaborazione tra Scandicci Cultura e la Fondazione Toscana Spettacolo. Ora prende avvio la programmazione anche del secondo teatro di Scandicci, il Teatro Aurora una sala per 800 spettatori che la direzione artistica di Giancarlo Cauteruccio identifica come spazio di riferimento per produzioni di qualità con caratteristiche di intrattenimento.
Ad inaugurare la stagione, primo di una serie di sei appuntamenti, distribuiti fino a metà aprile, giovedì 13 gennaio alle ore 21.15 sarà uno spettacolo di impegno civile, poetico e duro, che racconta le esistenze marginali, le speranze tradite, la fatica e il sudore degli emigranti nelle miniere del Belgio dopo il secondo conflitto mondiale:”ITALIANI CINCALI! parte prima: minatori in Belgio” di Nicola Bonazzi e Mario Perrotta, una commossa narrazione sugli emigranti italiani portata in scena dal nuovo affabulatore del teatro italiano, Mario Perrotta.
Nato da oltre un anno di indagini storiche e di interviste dirette, raccolte in tutto il sud ed il nord-est d’Italia, patrocinato dal Ministero degli Italiani all'Estero, ITALIANI CINCALI! parte prima: minatori in Belgio racconta di come, appena nel 1947, ma ancora negli anni Cinquanta e Sessanta, proprio mentre l’Italia si preparava a un clamoroso boom economico, fiumane di lavoratori italiani stipavano treni speciali, vittime designate di uno scambio impari con l'Europa del carbone e dell'acciaio.

Un lavoro di alto valore civile e di straordinaria interpretazione, che ha fatto meritare ai suoi autori la consegna di una targa commemorativa da parte della Camera dei Deputati, per aver “ricostruito con assoluta fedeltà una parte della nostra storia che non possiamo dimenticare”, un lavoro che coincide solamente con la prima parte del progetto ITALIANI CÌNCALI!, il cui secondo capitolo è incentrato sull’emigrazione in Svizzera.
In un crescendo emotivo di sconvolgente spessore, il toccante monologo di Mario Perrotta - il nuovo personaggio-fenomeno di affabulazione del nuovo teatro italiano, che molto si accosta come stile e temi sociali affrontati ad Ascanio Celestini o Marco Paolini - racconta la disperazione dei Cìncali, termine con cui venivano chiamati in Svizzera i nostri connazionali, alludendo forse alla parola “zingari” o ad una storpiatura della parola cinq, usata dagli emigranti padani nel gioco della morra.

Racconta la morte, il senso di sfruttamento e isolamento, la frustrazione e la nostalgia, i patimenti e le sofferenze, la claustrofobia sotto chilometri di roccia, la silicosi.

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