Ozono: la situazione a Firenze e nel territorio fiorentino
Più esposti nell’hinterland e nelle zone rurali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 dicembre 2004 14:55
Ozono: la situazione a Firenze e nel territorio fiorentino<BR>Più esposti nell’hinterland e nelle zone rurali

(14 dicembre 2004) - Misterioso, insidioso, difficile da “catturare”. Ma cinque anni di rilevazioni, dal 2000 al 2004, hanno consentito alla Provincia di Firenze di poter individuare le concentrazioni di ozono nel territorio fiorentino. I dati, contenuti in un rapporto preparato dalla direzione tutela ambientale della Provincia di Firenze, con Arpat e Linnaea ambiente srl, sono stati presentati stamani in un convegno nell’Auditorium della Borsa Merci, a Firenze, sul tema “Ozono, oltre la città”, promosso dalla Provincia con i dipartimenti Arpat di Firenze e di Lucca.

Nel corso dell’incontro è stata illustrata anche un ricerca sul territorio lucchese.

“I dati – spiega l’assessore provinciale all’Ambiente Luigi Nigi - evidenziano come la contaminazione da ozono sia spesso più elevata nelle zone dell’hinterland fiorentino che non in città e che i livelli più elevati si manifestano in zone ricche sia in termini di popolazione che di pregio naturalistico”, quindi Valdarno, Valdisieve, le zone del Chianti, le aree montane, da Vallombrosa al Mugello.

Specialmente nelle zone rurali la popolazione è più esposta all’ozono, nelle stagioni più calde, e più alto è il potenziale danno economico ed ecologico per la vegetazione. Entriamo nel dettaglio: l’ozono viene spesso rilevato in concentrazioni elevate proprio in aree rurali e remote; questo accade nel periodo estivo, quando le aree rurali e remote della Toscana e della provincia di Firenze, in particolare, diventano sedi elettive del turismo; l’ozono è in grado di causare effetti negativi non solo sulle persone, ma anche sulla vegetazione agraria e forestale, “nonché sui monumenti – sottolinea il dirigente dell’ambiente della Provincia, Emilio Galanti – in un territorio ricco d’arte come quello fiorentino”.

Alcuni ricercatori hanno stimato in 8,1 milioni di euro le perdite economiche dovute all’ozono, nel periodo 1995-1997, per la diminuita produzione agraria nelle province di Firenze Pisa e Lucca.

Mentre deve essere perfezionata una metodologia di previsione per l’ozono, si mettono sotto accusa, come generatori di concentrazioni di questo elemento, gli ossidi di azoto da combustione (provocati soprattutto da industria e traffico) e quelli che vengono chiamati “composti organici volatili” (metano, solventi).



Uno dei sistemi di rilevazione è quello del “danno fogliare”, rilevato foglia per foglia. Ebbene i sintomi più intensi si distribuiscono in una cintura intorno a Firenze da Nord-Est fino ad Ovest della città, che include i rilievi del Valdarno sino a Figline, la Valdisieve ed i rilievi limitrofi sino a Dicomano, la confluenza delle due valli ad est di Firenze, la parte appenninica da Vallombrosa sino nella zona di Marradi e – a ovest e sud ovest – Empoli, Montelupo, Castelfiorentino e la Valdipesa fino a Greve.

Occasionalmente si hanno deviazioni da questo modello generale, con valori elevati nelle aree montane a nord (da Dicomano a Firenzuola) nel 2002 e nell’Empolese e nella Valdelsa (2003). Si è giunti all’elaborazione di questi dati grazie al Sistema permanente integrato di monitoraggio della qualità dell’aria (Spimqa), avviato dalla Provincia di Firenze nel 2000.

Mentre è generalmente riconosciuta l’importanza dell’ozono e la necessità del suo monitoraggio anche e soprattutto in aree remote, allo stesso tempo si deve ammettere che in questo senso i dati a disposizione in Italia sono carenti.

L’indagine svolta a Firenze mette invece a disposizione dei cittadini e degli amministratori pubblici una serie di dati robusta dal punto di vista metodologico e ricca di implicazioni e prospettive. Quest’aspetto, non secondario, è stato messo in luce anche da Filippo Bussotti (Università di Firenze), Antonio Ballarin-Denti e Giacomo Gerosa (Università Cattolica di Brescia) e Massimo Fagnano (Università di Napoli Federico II): “Nonostante l’impatto sui sistemi naturali e vegetali sia ben documentato – hanno osservato - la gran parte dei dati disponibili sulle concentrazioni e i livelli di esposizione nei confronti dell’ozono, riguarda soprattutto le aree urbane.

La carenza di dati per le aree rurali può essere compensata… In quest’ottica i progetti avviati dalle Province di Firenze e di Lucca costituiscono un’esperienza pilota di grande importanza”.

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