Dal 1997 i lavoratori parasubordinati sono cresciuti del 119 per cento

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 novembre 2004 22:20
Dal 1997 i lavoratori parasubordinati sono cresciuti del 119 per cento

firenze- Una crescita vertiginosa ha contrassegnato, nel corso del 2003, il settore dei cosiddetti lavori atipici, in altre parole il piccolo esercito di uomini e donne impiegati con forme di lavoro diverse da quelle standard, a tempo pieno e indeterminato.
Questi i dati elaborati dal servizio Lavoro della Regione e resi noti nel corso della presentazione della rete di sportelli Prometeo.
In Toscana, alla fine del 2003 (fonte Inps) sono stati rilevati 222.872 iscritti parasubordinati (collaboratori coordinati e continuativi e professionisti atipici).

Nel 2002 erano 190.465. L’aumento è stato pari al 17%. Dei 222.872 atipici rilevati nel 2003, 97.711 sono donne (il 43,8%). Oltre il 90% è costituito da collaboratori coordinati continuativi.
Se la si confronta con il dato del 1997, la crescita di questo tipo di lavoratori nella nostra regione è stata rilevantissima: la Toscana, con il 119,4%, si colloca leggermente al di sopra della media dell’area centro-settentrionale, ma al di sotto di quella italiana. I parasubordinati iscritti all’Inps rappresentano il 15% del totale degli occupati rilevati dall’Istat.

Una percentuale che scende all’11% se si stima che circa un quarto degli iscritti non è attivo. Il 31,5% degli atipici toscani è concentrato nella provincia di Firenze, con il 17,6%. La provincia dove la quota di atipici è più bassa è quella di Siena, con il 12,4%.

Una rete di sportelli e un portale on line per l’assistenza, la consulenza, la formazione, l’orientamento dei cosiddetti lavoratori atipici, ovvero il sempre più nutrito esercito di uomini e donne che, anche in Toscana, sono a pieno titolo nel mercato del lavoro pur senza avere un contratto a tempo pieno e indeterminato.
E’ per dare certezze all’universo dei co.co.co, dei parasubordinati, dei consulenti e dei collaboratori a vario titolo, insomma di quanti sono costretti a muoversi in un orizzonte tutt’altro che certo, che è nato il Progetto Prometeo, voluto dalla Regione e realizzato dall’apposito raggruppamento temporaneo chiamato, appunto, Prometeo, costitutito da Cgil, Cisl, Uil e dalle agenzie formative Smile Toscana, Ial Toscana, Enfap Toscana.

La Regione lo ha finanziato con le risorse del Fondo sociale europeo, complessivamente 1.800.000 euro, che sono servite a creare le basi della rete.
Tutto è nato grazie a un bando emanato dalla Regione, nell’autunno 2002, per l’assegnazione delle risorse previste dal Fondo sociale europeo sulla misura “Interventi di sostegno e formativi rivolti ad occupati con contratti atipici”.I tre sindacati e le rispettive agenzie formative hanno partecipato al bando presentando il progetto Prometeo, ammesso al finanziamento all’inizio del 2003.

Da qui ha preso le mosse la costruzione della rete che è diventata operativa nel settembre dello stesso anno.
Oggi, con 65 sportelli disseminati sul territorio regionale, un Portale telematico dedicato al lavoro atipico e lo stretto collegamento con i vari centri per l’impiego, il progetto è ormai a regime, anche se già da un anno è nei fatti operativo e dà riposte ai suoi utenti.
Ma come funziona Prometeo? Chi si presenta a uno dei 65 sportelli disseminati sul territorio toscano, viene ricevuto e registrato da un operatore che ascolta i suoi dubbi e i suoi problemi e gli fornisce assistenza e consulenza, orientandolo, se necessario, verso livelli più specialistici (previdenza, uffici vertenze, centri assistenza fiscale, centri di formazione e orientamento, ecc).

Ma ai servizi di Prometeo si può accedere anche on-line. L’ingresso è possibile, attraverso una registrazione, sia ai lavoratori che alle imprese. Ad oggi i lavoratori che si sono rivolti alla rete sono circa 500 e le imprese una ventina.
“Con questo progetto - spiega l’assessore all’istruzione, formazionee lavoro Paolo Benesperi - parte un pezzo importante di un lavoro che vede la Regione impegnata da tempo per trovare forme concrete di intervento su queste figure contrattuali, sempre più presenti anche nella nostra regione.

Non basta infatti prendere atto che forme di flessibilità sono ormai entrate stabilmente a far parte del mercato del lavoro toscano. Occorre ora dare ai lavoratori atipici gli strumenti per trasformare queste occasioni di lavoro, sia pure non subordinato, in opportunità di crescita professionale e di carriera, fancendo in modo che la flessibilità non si traduca soltanto in più precarietà e minori diritti”.

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