Prezzi in calo per i prodotti agricoli, ma i consumi diminuiscono

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 ottobre 2004 18:56
Prezzi in calo per i prodotti agricoli, ma i consumi diminuiscono

I prezzi dei prodotti agricoli scendono, ma le vendite continuano a registrare un calo preoccupante, che rischia di mettere in crisi le aziende locali. “La stagione è stata buona per l’agricoltura toscana - spiega Stefano Meli, amministratore delegato della Cooperativa agricola di Legnaia, azienda con oltre 530 soci-produttori in regione - sia per qualità che per quantità prodotte. I prezzi sono stabili o in calo, rispetto allo scorso anno, ma i consumi registrano una forte contrazione. Tutto questo, sommato con aumenti legati alla contingenza, creano una situazione di crisi pesante per il settore.

Gli agricoltori vedono restringersi di giorno in giorno i loro margini di guadagno e siamo proprio al limite”.
Dai dati rilevati dagli ispettori della Mercafir sui prodotti locali all’ingrosso, emerge come un chilo di bietola verde avesse un costo prevalente di 0.95 euro nel settembre 2003 e di 0.52 euro nella settimana fra l’11 e il 16 ottobre 2004. Stesso discorso per la bietolina passata da 1,22 euro nel settembre 2003 a 0,93 nell’ottobre 2004, per il cavolo nero, da 0,50 nell’ottobre 2003 a 0,49 euro al mazzo nel 2004, per gli spinaci, da 2 euro del settembre 2003 a 1,10 euro nei giorni scorsi.

Non cambia molto se si prendono a riferimento altri prodotti agricoli locali, comparando i mesi di ottobre 2003 e 2004, come la zucca gialla (da 0,54 a 0,50 euro), le zucchine fiorentine (da 2,90 a 1,77 euro), i diosperi (da 1,53 a 1,07 euro), i marroni (da 4 a 3,50 euro), i cetrioli (da 1,12 a 1 euro), i fagioli bianchi da sgranare (da 3,66 a 2,24 euro), i fagiolini boby (da 5 –sett. 2003 - a 3,06 euro nell’ottobre 2004), la lattuga cappuccia da 6 (da 3,20 a 2,12 euro per cassetta) o le pesche cotogne (da 2 a 1,50 euro).

Dati che non si discostano di molto dall’andamento prezzi anche per quanto riguarda prodotti di provenienza nazionale o estera, salvo poche eccezioni, come ad esempio i funghi porcini (prov. estera da 12,22 a 19,35).
“I prodotti agricoli - prosegue Meli – sono stati ‘demonizzati’ durante le campagne sul caro euro e adesso finiscono per scontare la paura dei consumatori e la minor disponibilità economica delle persone. Come consiglio posso dire che ci vuole elasticità: molto spesso basta un po’ di attenzione, indirizzandosi versi i prodotti di stagione, senza voler per forza le primizie che hanno costi più alti, e spesso la seconda scelta, seppur visivamente meno attraente, garantisce un’ottima qualità a prezzi inferiori.

Il problema è che c’è una diseducazione all’acquisto, anche perché adesso il mercato si distribuisce quasi esclusivamente fra grande distribuzione e ambulanti. E’ scomparsa una figura come era quella dell’ortolano, capace di consigliare il cliente. Servirebbero nuove strutture di vendita intermedie e specializzate, oltre a una razionalizzazione della filiera produttiva. Adesso è estremamente frazionata e con troppi passaggi, fra produttore e consumatore”.
“Abbiamo registrato un crollo generalizzato della domanda - riconosce Renato Rogai, coordinatore dell’attività ispettiva Mercafir -, nonostante prezzi che tendono al ribasso.

Dai nostri monitoraggi quotidiani risultano in calo o al massimo stabili, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Difficile trovare una causa precisa, probabilmente l’effetto euro su altri settori ha diminuito la disponibilità delle famiglie, ma non escluderei anche un aspetto psicologico: c’è molta più attenzione, quasi paura quando si fa la spesa. Il consiglio è di consumare i prodotti di stagione, sono spesso migliori e con prezzi più bassi, e non lasciarsi attrarre solo dall’aspetto esteriore: spesso la seconda scelta vale quanto una prima come qualità ed ha gli stessi valori nutritivi”.

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