Il lavoro sommerso della provincia di Pisa e confronto con la Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 maggio 2004 12:10
Il lavoro sommerso della provincia di Pisa e confronto con la Toscana

PISA, 24 MAGGIO 2004- La provincia di Pisa, e più in generale la Toscana, sono tra i territori dove il fenomeno del lavoro sommerso è meno diffuso. In Toscana il tasso medio di irregolarità è sceso, nel 2001, al 12,3%, contro il dato del centro e del Sud Italia (20%), e presenta una struttura diversa dal resto d'Italia: l'incidenza delle unità di lavoro irregolare in agricoltura e nelle costruzioni è inferiore a quella media nazionale e di tutte le altre macro-aree (con l'eccezione del Nord-est per l'edilizia); per l'industria in senso stretto, ed il terziario, i tassi di irregolarità sono superiori a quelli del Nord-est e del Nord-ovest, pur inferiori al dato nazionale e del Centro.

E' questo in sintesi il quadro che emerge dallo studio della Camera di Commercio e la Provincia di Pisa, presentato dal Presidente Pierfrancesco Pacini e dall'Assessore provinciale alle attività produttive Antonio Melani, condotto dal Gruppo specifico di lavoro dell'Unioncamere Toscana, in collaborazione con la Commissione provinciale per l'emersione del lavoro sommerso e l'INPS fonte primaria delle informazioni.

Nella provincia pisana l'uso del sommerso è più elevato nelle piccole imprese; hanno una minore propensione al sommerso i settori della meccanica e della lavorazione dei metalli, il tessile e le utilities mentre è maggiore nei servizi tributari e nel commercio ambulante.

Il lavoro completamente sommerso o nero è assai diffuso, nei lavori domestici e di servizio alle famiglie, (soprattutto bambinaie e assistenza agli anziani): nel settore edilizio, tramite caporali che reclutano lavoratori in prevalenza extra-comunitari nelle zone centrali del capoluogo provinciale, o lavoratori meridionali direttamente nei luoghi di origine; nei piccoli esercizi commerciali e del servizio al turismo per le categorie studenti, extracomunitari e giovani disoccupati. Nel settore calzaturiero varie forme di sommerso si nascondono nei passaggi tra imprese committenti, terzisti e famiglie mentre nel conciario è emersa una scarsa propensione al ricorso al lavoro sommerso nero con una massiccia presenza di lavoratori regolari senegalesi legati a contratti a termine e interinali-.

Per il settore della lavorazione del legno le prestazioni di lavoro sommerso nero riguardano in prevalenza pensionati (ex-dipendenti).

Il lavoro grigio o parzialmente sommerso - che riguarda contratti a termine, di apprendistato, formazione, collaborazioni occasionali e di lavoro autonomo - sembra essere ben presente nelle imprese piccole e piccolissime; è spesso adottato nella piccola distribuzione, ristorazione, bar; imprese terziste del cuoio e calzature, nelle collaborazioni di extracomunitari o di lavoratori appositamente trasferitisi dal Meridione e nel comparto delle ICT, per manodopera ad elevata specializzazione.

Nella provincia di Pisa, come per il resto della regione, il fenomeno del sommerso assume la forma del sommerso di convenienza, volto cioè alla riduzione dei costi di impresa e alla flessibilizzazione estrema della forza lavoro impiegata, oltre i limiti imposti dalla legislazione sui contratti di lavoro.

"Questo fenomeno non deve essere trascurato - ha commentato il presidente della camera Piefrancesco Pacini - perché di fronte alla competizione globale di paesi a più basso costo del lavoro, testimonia che in molte piccole imprese della provincia il basso costo del lavoro è considerato un elemento competitivo centrale delle loro strategie".

In evidenza