Piagge: l'architetto De Carlo presenta il progetto

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 maggio 2004 15:45
Piagge: l'architetto De Carlo presenta il progetto

"Oggi è un'occasione importante perché siamo a presentare il progetto di recupero e riqualificazione dell'area delle Piagge. Un altro importantissimo tassello al più complessivo piano di recupero di questa parte di città sulla quale l'Amministrazione comunale ha molto investito. Interventi che migliorano la vivibilità e che ha un significato che va oltre questa zona". Sono parole del sindaco che stamani, assieme all'architetto Giancarlo De Carlo e agli assessori alle politiche per la casa e all'urbanistica, ha presentato il Progetto Guida per la le Piagge, approvato ieri dalla giunta.

Questa Amministrazione si è impegnata in significative e rilevanti iniziative rivolte a sviluppare azioni e interventi di riqualificazione urbana, ambientale, sociale ed economica di ambiti urbani periferici, segnati da diffuse condizioni di degrado edilizio e dell'ambiente urbano, e da carenze di servizi in contesti di scarsa coesione sociale e di accentuato disagio abitativo. È in questo quadro di attenzioni e di strategie che si colloca l'attuazione di ben 5 programmi complessi di intervento che interessano le Piagge.

Da qui l'esigenza di intervenire per ricomporre l'intero assetto e costituire, in un sistema complesso di relazioni e di spazi pubblici, un insieme di nuove centralità capaci di sviluppare azioni di effettiva rigenerazione urbana, e di ricucitura del sistema insediativo. Tutto ciò finalizzato all'integrazione della parte storica della città con le cosiddette periferie, perché né l'una né le altre siano corpi estranei. "Siamo convinti - ha sottolineato il sindaco di Firenze - che il progetto guida dell'architetto De Carlo sia in linea con le nostre strategie e aspettative.

Col valore aggiunto di essere stato redatto con una straordinaria sensibilità e una indelebile passione, che indiscutibilmente l'architetto De Carlo ha trasmesso in questo lavoro, che a tutti gli effetti diviene un'originale innovazione del progetto urbano".

PROGETTO GUIDA DELL'ARCHITETTO DE CARLO PER L'INSEDIAMENTO DELLE PIAGGE
"La validità di un Piano urbanistico urbano è stabilita in dieci anni a partire dall'approvazione. Dieci anni sono un arco di tempo limitato rispetto alla lunghezza delle operazioni che si sono dovute affrontare per portare a compimento l'elaborazione.

D'altra parte in questo arco di tempo se ne perde una parte notevole nel periodo di rodaggio durante il quale gli Uffici Comunali imparano a usare i meccanismi del nuovo strumento e durante il quale i cittadini, seguendo un percorso analogo, cominciano a orientarsi e a elaborare proposte circa gli interventi che sono diventati possibili. Altre perdite di tempo si verificano successivamente per dissensi di interpretazione che costringono l'Amministrazione e i suoi oppositori a complessi e lunghi dibattiti.

Alla fine, il più delle volte capita che l'arco di tempo stabilito scada avendo raggiunto scarsi risultati e per il Piano scaduto comincia il calvario delle varianti. L'esito di questa situazione è in genere duplice: o ci si concentra su un insieme di interventi, concordati tra Amministrazione e privati, più o meno indipendenti uno dall'altro e quindi privi di effetti strutturanti sull'intera configurazione urbana e territoriale; oppure si disegna un'immagine di come si vorrebbe fosse la nuova configurazione con la consapevolezza che non si realizzerà mai perché non ha attraversato il processo complesso e concreto che trasforma in realtà le astrazioni.

In altre parole, il Piano diventa materiale di propaganda politica; il che suscita la frustrazione dell'Amministrazione e l'ira dei cittadini. L'attuale crisi della pianificazione italiana deriva dal fatto che si trova stretta nella tenaglia descritta: o si affrontano alla meglio e senza prospettiva le urgenze più gravi, oppure si procede per progetti edilizi isolati promossi dai privati più potenti, senza curarsi della configurazione urbana e territoriale complessiva o riferendosi a una sua inconsistente immagine pubblicitaria.

Per farla uscire da questa tenaglia bisogna dunque reintrodurre nel processo della pianificazione il "tempo", non come scadenza stabilita in termini burocratici ma come arco di energie che scorre tra due Poli: l'insieme di azioni coordinate che si vogliono compiere agendo a breve termine, con coerenza, efficacia tecnica e cultura sullo stato attuale; e, data come traguardo, la struttura della configurazione urbana e territoriale che si vuole perseguire e realizzare anche a lungo termine; perché considerata la più appropriata alla situazione complessiva.

Per questo la proposta elaborata è costituita da due progetti - 'progetto di razionalizzazione' e 'progetto traguardo' - strettamente coordinati, interdipendenti e complementari, che però hanno tra loro uno spazio in cui scorre il 'tempo'; che consente aggiustamenti reciproci continui, approfondimento dei problemi funzionali e tecnici più complessi, ricerca di risorse per il finanziamento di programmi che esorbitano le disponibilità comunali e interessano aree geografiche economiche, culturali di nazionale e internazionale portata".


Nei paragrafi che seguono sono descritti i due livelli di progettazione che sono stati proposti all'Amministrazione Comunale. "Sulla base di questa premessa è stato elaborato un programma che è suddiviso in due parti complementari e strettamente coordinate. La prima parte, a breve termine, è chiamata 'progetto di razionalizzazione' e affronta dei problemi immediati dell'area presi in considerazione (Le Piagge), procede alla sua ristrutturazione funzionale e morfologica, ha basso livello di attendibilità lasciando però aperta la possibilità di messa a punto nel tempo e suscitata dalle sollecitazioni, dal coordinamento e dal controllo della seconda parte del programma: il 'progetto traguardo'.

Questo, a più lungo termine, descrive la configurazione urbana e territoriale che l'amministrazione vuole raggiungere, approfondisce e eventualmente integra o modifica le previsioni del progetto di razionalizzazione, soprattutto cerca e si assicura le risorse economiche per la realizzazione di opere il cui costo ovviamente esorbita le capacità correnti del Comune". L'applicazione rigorosa di questo duplice programma si propone di pervenire alle seguenti conclusioni: "La scissione del processo di pianificazione in due parti corrispondenti e complementari offre vantaggi e opportunità finora inediti e di grande rilievo.

Prima di tutto, che la prima e più immediata delle due parti (quella chiamata 'progetto di razionalizzazione'), essendo svincolata dall'altra (chiamata 'progetto traguardo') negli scopi, procedure e tempi, può venire intrapresa con prontezza e agilità, in modo da definire rapidamente gli interventi di integrazione, risarcimento, recupero, ristrutturazione, ecc... necessari, che nascono e si concludono in situazioni reali e concrete, sotto gli occhi di tutti e quindi facilmente valutabili e giudicabili.

D'altra parte il 'controllo' che gli interventi proposti e realizzati siano coerenti tra loro e con gli scopi generali dell'operazione complessiva viene dal confronto continuo con la seconda parte (il 'progetto traguardo' che definisce con precisione i caratteri della configurazione urbana e territoriale che ci si propone di raggiungere. C'è da dire però che non si tratta di un controllo perentorio e univoco. Al contrario: il "tempo che scorre con ritmi diversi tra i due, lascia spazio a un continuo esame critico dei risultati che si traduce nel rendere sempre possibile introdurre in ciascuna delle due parti gli aggiustamenti, le modifiche, le messe a punto, che si dimostrassero necessarie, continuando dunque a perfezionare l'operazione pianificatoria.

C'è da aggiungere ancora, a proposito del 'progetto traguardo' che il suo scopo non è solo di allargare l'orizzonte dell'operazione fino ad assumere il massimo (spesso inimmaginabile) di quello che può dare, ma anche di affrontare i grandi problemi tecnici, funzionali e morfologici che occorre risolvere per poter procedere: per esempio, il disinquinamento, i raccordi con la viabilità maggiore, i grandi varchi nel viadotto e la riforma degli argini del fiume, la navigabilità dell'Arno da Marina di Pisa fino almeno, per ora, alle chiuse delle Cascine.

Si tratta di operazioni assai costose, di interesse oltre-comunale, che non possono essere affrontate dall'Amministrazione se non con risorse provenienti da programmi specifici di risanamento e riqualificazione ambientale promossi da istituzioni nazionali o internazionali e comunque comunitarie. L'Amministrazione nel suo complesso, mobilitando i suoi vari settori tecnici, giuridici ed economici potrà affrontare questi problemi con la tranquillità che le assicura la consapevolezza che il processo di pianificazione procede sulla linea della razionalizzazione.

Parallelamente mobiliterà i suoi servizi sociali e culturali per promuovere l'autentica partecipazione dei cittadini su tutto l'arco che va dal momento delle scelte e delle decisioni e quello della manutenzione diretta delle opere compiute. Firenze è una città di eccezionale spessore storico e culturale; l'occasione delle Piagge, se condotta con sensibilità, intelligenza e determinazione, può farla ridiventare - come è accaduto in altri tempi - un modello di chiaroveggenza e innovazione urbanistica e architettonica per tutta l'Europa.

E si tratta, a nostro parere, di conclusioni molto importanti perché indicano un modo diverso di affrontare la pianificazione spaziale in Italia, trascendono il caso delle Piagge (che è l'oggetto iniziale e importante di questo progetto - per investire gran parte dei casi urbanistici del nostro Paese".

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