Salute, stili di vita, ed inquinamento: relazione del CSPO

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 marzo 2004 17:48
Salute, stili di vita, ed inquinamento: relazione del CSPO

Quattro ricerche per capire le possibili relazioni tra lo stato di salute dei fiorentini, l'inquinamento e gli stili di vita individuali, tra cui l'alimentazione e il fumo. Sono quelle curate dal Cspo (Centro per lo studio e la prevenzione oncologica) e presentate questa mattina in Palazzo Vecchio dall'assessore alle politiche sociosanitarie Graziano Cioni, dalla presidente della commissione per le politiche sociali e della salute Susanna Agostini, dal direttore del Cspo Marco Rosselli del Turco e da due ricercatori che seguono altrettante ricerche, Elisabetta Chellini direttrice dell'Unità operativa Epidemiologia Ambientale e Domenico Palli direttore dell'Unità operativa Epidemiologia molecolare nutrizionale.

"Il quadro che emerge da queste ricerche è da un lato rassicurante e dall'altro preoccupante - ha spiegato l'assessore Cioni -: lo stato di salute dei fiorentini è tutto sommato buono soprattutto se si considera le altre realtà del nostro paese, ma questo non basta. Dobbiamo fare di più soprattutto per quanto riguarda la prevenzione. Una prevenzione che deve investire prima di tutto gli stili di vita della popolazione: fumo e alimentazione si confermano infatti i fattori principali dell'insorgenza di tumori e di altri tipi di patologia.

Da non dimenticare poi gli interventi sull'altro fattore importante, ovvero l'inquinamento ambientale. Su questo fronte Firenze non parte da zero: l'Amministrazione ha da tempo avviato una politica di incentivi per agevolare il ricambio dei mezzi più inquinanti e, dal punto di vista strutturale ". Rosselli del Turco si è poi soffermato sull'importanza delle ricerche effettuate e in corso dal Cpso. "Si tratta di un salto in avanti significativo perché si cerca di individuare dati sullo stato di salute e sulle possibili cause di malattie non solo sul lungo periodo ma anche sul medio e breve, in modo da poter intervenire in modo più immediato sui fattori ambientali e sugli stili di vita e agire quindi maggiormente sulla prevenzione".

Dalle ricerche emergono alcuni dati interessanti: per esempio il secondo studio Sidria (Studi italiani sui disturbi respiratori nell'infanzia e l'ambiente) i cui dati saranno presentati ufficialmente domani nel corso del convegno in programma a Palagio di Parte Guelfa a partire dalle 9, sottolinea come sempre più bambini in Italia soffrono di riniti allergiche e eczemi, mentre è rimasta abbastanza stabile l'incidenza dell'asma: nel 2002 ne soffriva il 9,5% dei bambini e il 10,4% degli adolescenti.

Lo studio, effettuato per la prima volta nel biennio 94-94 e ripetuto nel 2002, sottolinea che il rischio aumenta per chi vive vicino strade percorse da molti camion e chi è esposto al fumo attivo e passivo. Il secondo studio Sidria, finanziato dal ministero della salute, è stato condotto nel 2002 in 13 centri italiani, tre dei quali in Toscana (l'area fiorentina-pratese ovvero Firenze, Prato, Calenzano, Campi Bisenzio, Scandicci, Sesto Fiorentino, l'area della Asl 11 e la provincia di Siena) per un totale di 6000 ragazzi della prima e seconda elementare e della terza media.

Tra i fattori associati all'insorgere dell'asma ci sono anche una dieta povera di frutta e verdura, l'obesità, il consumo di cibi salati e bevande gasate ma anche le ore passate davanti alla tv. I ricercatori del progetto Sidria hanno osservato anche una tendenza alla diminuzione del fumo nei genitori, soprattutto nei padri: nella prima ricerca nel 52% delle famiglie almeno un genitore fumava, nel 2002 la percentuale si era ridotta al 44% delle famiglie almeno un genitore fuma (erano il 52% nella prima ricerca).

Le informazioni sulla salute respiratoria sono state raccolte attraverso questionari distribuiti ai ragazzi e alle famiglie. Un altro studio realizzato in collaborazione con la Asl 10 di Firenze e Arpat per valutare l'esposizione a benzene dei cittadini del capoluogo toscano, ha mostrato che solo nel 10% delle osservazioni effettuate superavano i 10 microgrammi per metrocubo, attuale obiettivo di qualità dell'aria per le aree urbane), anche se solo il 20% dei valori rilevati in periodo invernale si collocano al di sotto dei 5 microgrammi, valore indicato come obiettivo dalla comunità europea per il 2010.

Lo stesso studio ha evidenziato che le centraline di monitoraggio costituiscono un adeguato sistema di sorveglianza delle concentrazioni di inquinanti e che l'esposizione cumulativa giornaliera a benzene è strettamente collegata alle condizioni di traffico sia del luogo di residenza che del luogo di lavoro, oltre che da condizioni particolari come il tempo trascorso in auto. Il progetto Epic-Firenze, che rientra in un studio a livello europeo effettuato su circa 500mila volontari, ha invece l'obiettivo di valutare il ruolo dei fattori alimentari e legati allo stile di vita (come il sovrappeso, l'obesità e il livello di attività fisica) e dei fattori ambientali in senso lato (in particolare l'inquinamento) nella genesi dei tumori.

Nell'ambito della sezione italiana, che sta seguendo oltre 47.000 adulti sani arruolati in 5 aree del paese (Torino e Varese al Nord, Firenze al Centro, Napoli e Ragusa al Sud) nel periodo 1993-1998, sono stati valutati gli addotti al DNA da Idrocarburi Policlici Aromatici (o IPA), ovvero che sostanze che si legano stabilmente al filamento del DNA. Questi adotti rappresentano un marker biologico utilizzato per valutare i livelli di danno genotossico nella popolazione esposta a bassi dosi di composti cancerogeni e mutageni (presenti ad esempio nell'inquinamento urbano da traffico veicolare).

Più recentemente gli addotti sono stati proposti come un possibile indicatore del rischio di cancro secondario a esposizioni ambientali, in quanto, nel caso non vengano riparati dagli appositi meccanismi cellulari, possono portare a lesioni note come "mutazioni" a carico del nostro codice genetico. Tra i risultati da sottolineare la possibile correlazione tra livelli di addotti al DNA e le abitudini alimentari e di vita, alcune esposizioni professionali ed alcuni polimorfismi genetici: questo studio segnalava anche l'effetto protettivo di alti consumi di frutta fresca e verdure, e di vitamine anti-ossidanti.

Sulla base di questi risultati, si è proceduto ad uno studio più approfondito condotto nell'area fiorentina in cui veniva effettuato un confronto con i livelli misurati in una serie di lavoratori esposti professionalmente al traffico (autisti, taxisti, vigili, edicolanti ecc). Sono emersi livelli di rischio significativamente più elevati tra i soggetti esposti al traffico e tra i residenti nell'area urbana. Lo studio condotto a Firenze su 300 volontari non fumatori confermava un trend stagionale per gli addotti al DNA, con valori più alti in estate e più bassi in inverno, che in parte era emerso nello studio precedente.

Questa tendenza viene spiegata dalla presenza di ozono, più consistente nella stagione estiva che in quella invernale. "L'ozono di per sé non è in grado di dare addotti al DNA del tipo di quelli che sono stati misurati - ha spiegato il dottor Palli - ma le sue molecole sono molto instabili e reattive e possono innescare dei meccanismi a cascata attivando altri composti genotossici presenti nell'atmosfera delle aree urbane più inquinate, aumentando la possibilità che questi composti reagiscano con il nostro DNA".

Ovviamente si tratta di un rischio non di una certezza e, come ha ribadito Rosselli Del Turco, "gli stili di vita, soprattutto il fumo, sono i fattori principali che causano l'insorgenza dei tumori". In totale, i volontari arruolati nello studio EPIC-Firenze sono oltre 13.500 adulti (tutti residenti nelle province di Firenze e Prato, età 35-65 anni, 10.000 donne e 3.500 uomini); i partecipanti vengono seguiti nel tempo ed è prevista la ripetizione a distanza di un questionario individuale per aggiornare le informazioni disponibili.

Infine lo studio Misa (Metanalisi italiana degli studi sugli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico) valuta invece l'associazione cui viene valutata l'associazione tra i livelli degli inquinanti e la mortalità giornaliera o i ricoveri in ospedale. Una prima ricerca è stata effettuata in otto città italiane, fra cui appunto Firenze: sono stati in particolare studiati gli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla mortalità giornaliera per tutte le cause le cause respiratorie e cardiovascolari e sui ricoveri non programmati per malattie cardiovascolari e respiratorie negli anni 1993-96.

Per alcune città i dati di interesse erano disponibili anche relativamente ai primi anni '90. Un secondo studio Misa, che ha ampliato il periodo di rilevazione al 2001 e ha coinvolto molte più città italiane (in Toscana anche Pisa e Prato), si concluderà fra pochi mesi.(mr)

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