"Le città cuore d'Europa". A confronto i Piani Strategici delle città europee. Domenici: "Recuperare la centralità delle aree urbane"

Redazione Nove da Firenze
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13 febbraio 2004 17:56

"Questo appuntamento è importante non solo per mettere a confronto le varie esperienze di pianificazione strategica ma anche per avviare un intenso lavoro fra le città europee, per riproporre la centralità delle aree urbane nel processo di integrazione europea e per le politiche si sviluppo". Così il sindaco Leonardo Domenici ha aperto i lavori del convegno "Le Città cuore d'Europa. Nuove esperienze di pianificazione strategica e di edilizia sociale per la rigenerazione urbana" che oggi si svolge nel Salone dè Dugento di Palazzo vecchio.

"Questo - ha proseguito Domenici - è il momento giusto per riportare l'attenzione sulle città, come snodo fondamentale per le prospettive di sviluppo e per la coesione sociale in Europa, in un momento cruciale come è quello dell'allargamento dell'Unione. È il momento giusto per dire che per le nostre città esistono sofferenze e problemi da risolvere per il welfare, per lo sviluppo urbano, per il recupero delle aree degradate; per fare un'azione collettiva e premere perché il processo in atto avvenga seguendo il principio delle pari dignità fra tutti i livelli istituzionali, aldilà delle singole competenze.

Questo è un obiettivo che voglio sottolineare anche come presidente dell'Anci, l'associazione dei Comuni italiani, che proprio martedì prossimo terrà il suo consiglio nazionale a Bruxelles alla presenza del presidente Prodi, per cominciare a discutere concretamente di questi temi in sede europea". È intervenuto anche il presidente della Giunta regionale Claudio Martini che ha lanciato un allarme sulla proposta, avanzata da alcuni Paesi dell'Unione Europea, di fissare un tetto dell'1% del Prodotto Interno lordo comunitario per le politiche regionali e per lo sviluppo territoriale dell'Europa.

"Per le prospettive finanziarie dal 2006 al 2013, tra i Paesi dell'Unione Europea si è aperta una discussione molto serrata - ha detto Martini - sul budget destinato allo sviluppo territoriale dell'Europa (province, città grandi e piccole). La Commissione ha proposto che sia riservato l'1,24 del P.I.L. comunitario ma sei Paesi hanno detto che era eccessivo e che era sufficiente l'1%. Le regioni hanno protestato perché questo pregiudicherebbe qualsiasi possibilità di assicurare alle regioni un grande ruolo nell'Europa.

Le Commissioni si sono opposte e quindi, per il momento, sarà garantito l'1,24% ma si apre un duro biennio di battaglie istituzionali. Nel 2006 saranno 25 gli stati membri dell'Unione Europea e possiamo sperare che soprattutto dai nuovi Paesi arrivino indicazioni per non diminuire questi finanziamenti. Se vogliamo che le politiche sociali, dell'ambiente e del lavoro proseguano, abbiamo bisogno di una sponda europea. È necessario che le regioni aprano un confronto con i governi nazionali che dovranno mantenere fede agli impegni presi.

Le programmazioni regionali devono essere tradotte nei piani strategici e nei piani strutturali delle nostre città. Passate le elezioni europee, alla fine dell'anno, dovrà svolgersi un grande convegno con le regioni europee per progettare insieme gli obiettivi in chiave europea". Oggi nel Salone dè Dugento sono presenti i rappresentanti di una trentina di città, italiane ma non solo, per discutere di come cambiano le città e di come i piani strategici, quindi nuovi modi per governare la trasformazione economica, sociale della città possono diventare un'esperienza che si diffonde in Europa e che diventa l'architrave fondamentale per lo sviluppo delle città europee.

"Le città - ha commentato l'assessore Simone Tani - sono sempre più importanti in Europa; stanno cambiando ed hanno bisogno di strumenti per governare queste trasformazioni nell'interesse dei cittadini. Domani inaugureremo la mostra all'Ospedale degli Innocenti che sarà aperta per due settimane e che sarà arricchita da seminari e convegni per poter capire, discutere e confrontarsi su come cambiano le città, in questo caso Firenze, e quali sono gli aspetti importanti sui quali le associazioni di categoria, la Camera di Commercio e la cittadinanza si possono confrontare per guidare le trasformazioni della città.

Tutti i progetti di cambiamento hanno bisogno di un forte coinvolgimento dei cittadini, soprattutto quando i progetti si sviluppano e necessitano di un continuo confronto per definire le piccole variazioni dei progetti man mano che si sviluppano". Secondo Carlo Trigilia, coordinatore scientifico del Piano Strategico di Firenze, "utilizzeremo la mostra per confrontare i progetti elaborati per Firenze con quelli delle altre città europee. Le città europee si sono messe in movimento per affrontare le sfide che hanno di fronte e questo vuole essere un momento di confronto tra le città che stanno lavorando in questo senso ma anche un'occasione per attirare l'attenzione sulla necessità che le città siano valorizzate in Europa, come grande risorsa per il modello sociale europeo.

Le città, per poter integrare i piani strategici, devono meglio valorizzare le risorse che spesso sono trascurate. Le città europee devono puntare sulla competitività attraverso l'economia della conoscenza ma, allo stesso tempo, difendere e rafforzare la coesione sociale, è necessario valorizzare questo grande capitale che è costituito dalle città". "È necessario - ha proseguito Trigilia - stabilire per i piani strategici degli obiettivi a medio e lungo termine, perseguirli in modo integrato coinvolgendo i soggetti privati, compiere una buona analisi della situazione locale.

Dal convegno deve emergere una migliore messa a fuoco della pianificazione strategica". Il convegno ha rappresentato un'occasione di confronto tra le esperienze delle città europee che si sono dotate di un Piano Strategico. Francesc Santacana, direttore del Piano Strategico di Barcellona, ha raccontato quanto è stato fatto negli ultimi 13 anni. "Dopo il 2000, il Municipio di Barcellona - ha detto Santacana - per la prima volta si è dotato del Piano Strategico metropolitano. Ora dobbiamo decidere se implementare o dimenticare tutto.

È importante determinare la gradazione del Piano Strategico, la sua visione generale. Perché si fa un Piano Strategico? Perché vogliamo cambiare qualcosa, per raggiungere un obiettivo, un sogno comune. È necessario fare un lavoro preventivo per individuare le problematiche che vogliamo risolvere, è necessario che il Piano Strategico sia ampiamente condiviso e soprattutto che sia in grado di modificarsi a seconda delle mutate esigenze della città". Stoccolma si è dotata del Piano Strategico nel 1999; la città ha puntato innanzitutto a salvaguardare due caratteristiche principali: l'ampia presenza di aree verdi e i vasti specchi d'acqua.

"La città sta creando moderni sistemi di sostentamento e di promozione - ha raccontato Torsten Malmberg del dipartimento della pianificazione urbana di Stoccolma -; in particolare per contrastare l'aumento del traffico privato è stato fortemente potenziato quello pubblico che attualmente è utilizzato dal 70% della popolazione che si sposta per motivi di lavoro. Questo è il risultato di importanti investimenti pubblici. Per migliorare la vivibilità è stato anche scelto di decentrare dalla città la zona industriale.

È importante riuscire a superare i conflitti tra gli obiettivi da perseguire. La salute e la vivibilità sono buone ma questo è il risultato di 100 anni di strategia e di investimenti e l'esperienza ci convince che è necessario essere in grado di modificare le proprie strategie a seconda del mutare delle esigenze delle città".

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