Cinque nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica realizzati in due immobili recuperati in via Faenza

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 febbraio 2004 13:46
Cinque nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica realizzati in due immobili recuperati in via Faenza

Oggi il vicesindaco Giuseppe Matulli e l'assessore alle politiche per la casa Tea Albini hanno consegnato le chiavi agli assegnatari di cinque alloggi di edilizia residenziale pubblica, recuperati in due immobili di antica costruzione, in via Faenza 103 e 105. Gli alloggi sono stati assegnati a nuclei provenienti: 1 dalla graduatoria Erp riserva sfrattati, 2 dalla graduatoria sociale, 1 cambio per mobilità, 1 dalla graduatoria Erp giovani coppie. Alla cerimonia erano presenti anche l'assessore regionale alla casa Riccardo Conti, la presidente del Quartiere 1 Anna Laura Abbamondi, il presidente e l'amministratore delegato di Casa Spa Giovanni Pecchioli e Vincenzo Esposito.

"Oggi è un'altra giornata importante per la nostra città - ha sottolineato l'assessore Albini - perché andiamo a rispondere in modo concreto a un bisogno importante come quello di una casa. Questo intervento rende nuovamente vivibile un immobile che era in disuso da oltre venti anni e conferma la vocazione di questa Amministrazione comunale al recupero di spazi per la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica. A tal proposito vorrei ricordare che il 6 febbraio vi sarà l'assegnazione di ulteriore assegnazione di 14 appartamenti realizzati all'interno dell'ex convento del San Gaggio in via Senese.

Al di là dell'intervento, numericamente di piccola entità, vorrei sottolineare il forte segnale va nella direzione di riportare e mantenere la residenza nel centro storico". Gli alloggi hanno una superficie che varia dagli 85 ai 95 metri quadrati circa e complessivamente occupano una superficie utile di circa 450 metri quadrati. Il piano terra occupa invece una superficie utile di circa 150 metri quadrati. Oltre al giardino di circa 350 metri quadrati di pertinenza. A questo devono aggiungersi gli spazi condominiali articolati nei due vani scale e nei disimpegni comuni.

Il lavoro è stato appaltato all'impresa Sider Iteras Spa di Bologna nell'ottobre del 2001. Il costo dell'intervento è stato di 625.000 euro.

La fase del progetto
Il progetto è stato rivolto al recupero a fini abitativi delle due case a schiera di via Faenza, adiacenti e comunicanti, di impianto originario molto antico ma di difficile datazione (si fanno risalire al 1400, all'epoca dell'antico Ospizio di S. Antonio sorto all'interno dello stesso isolato). Le due case presentavano caratteri tipologici coevi al tessuto della città ed interessanti connotati architettonici che tuttavia erano considerevolmente sopraffatti dai successivi interventi di trasformazione avvenuti in secoli di storia (elevazione di piani, allungamento nel lotto di pertinenza, intasamento dei giardini, etc.) La riutilizzazione degli immobili ha comportato una riqualificazione generale di tutto l'impianto architettonico, attraverso la riorganizzazione funzionale degli spazi, il recupero ed il risanamento conservativo degli elementi costruttivi originari, ed anche la demolizione di alcune parti, il tutto in armonia con il quadro normativo vigente.

L'operato progettuale, condotto con il supporto di accurate indagini storico-filologiche sugli immobili, ha portato anche ad eliminare gli elementi non coerenti con l'organismo edilizio per valorizzare i connotati architettonici e storici eminenti, attraverso l'abbattimento di quelle superfetazioni che risultavano dannose all'impianto edificatorio originario e ad una migliore utilizzazione dello spazio. Coerentemente a quanto detto è stato completamente demolito un intero fabbricato, considerato come propaggine della casa a schiera del numero 103, che si allungava nel giardino tergale verso l'area del Palazzo dei Congressi.

In tal modo è stato possibile liberare l'area del giardino del tutto compromessa dal suo ingombro, restituire all'immobile la sua originaria "apertura" verso l'esterno e conferire rigore e dignità a tutto il prospetto tergale dei due edifici, proprio dal lato che guarda e fronteggia il Palazzo dei Congressi. Dello stesso tenore l'intervento di demolizione, sempre dal lato del giardino, di un corpo di fabbrica che era addossato al portico monumentale del numero 105 fino a chiuderlo e a tamponarlo quasi per intero.



La fase della realizzazione
Da un punto di vista costruttivo, l'intervento ha avuto un andamento difficile e complicato, con tempi di realizzazione che, per questo, si sono allungati più del previsto. La causa principale va individuata nell'elevatissimo stato di degrado che investiva gli immobili, abbandonati già prima dell'alluvione del 1966. Il degrado riguardava ogni loro parte ma principalmente egli elementi strutturali portanti, murature comprese, tanto che, nelle fasi più critiche, la situazione sembrava tale da compromettere il recupero di un intero corpo di fabbrica, poi andato a buon fine.

Le fasi più delicate hanno comportato l'individuazione di soluzioni costruttive ad hoc e la applicazione di elevate misure di sicurezza in grado di garantire la incolumità delle persone addette ai lavori e l'integrità degli immobili stessi. Molta attenzione è stata riservata alla conservazione della tipologia tradizionale dei manufatti e dei materiali (solai in legno, soffitti a cassettone a vista, pavimenti in cotto, scale in pietra serena) impiegando finiture sobrie, dignitose e di facile manutenzione.

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