La scommessa dei pubblicitari : lo spot tv sbarca sul web

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 gennaio 2004 19:02
La scommessa dei pubblicitari : lo spot tv sbarca sul web

Ci avevano provato qui e là, in Scandinavia e in Inghilterra, perfino qualcuno in Italia. Ma tutti a dire: "E' un test". Tutti a mettere un piede nell'acqua e poi a tirarlo via perché non sia sa mai gli utenti come possono reagire. E poi arrivano gli americani e danno uno strattone, con quel coraggio un po' folle che li contraddistingue nell'innovazione industriale. La notizia, pubblicata dal New York Times, è che da domani, martedì 20 gennaio una dozzina di portali Internet metteranno in linea una non-novità che fa notizia: lo spot pubblicitario, lo spot "televisivo" su web.

Uguale, identico a quello della televisione. Ma sulla rete. E' la fine del web o il suo inizio? E' la sua omologazione o la sospirata autonomia finanziaria che non può prescindere dalla pubblicità? Su questo dibatteranno a lungo giornalisti ed esperti. I fatti dicono che per il momento è successo. E per gran parte degli utenti della Rete è un tabù che cade, una prima volta assoluta. Lo è talmente tanto che la Pepsi Cola, la prima a partire con un suo commercial, ha commissionato ad una società specializzata, la Dynamic Logic, uno studio sulle reazioni degli utenti.

Perché insomma mica tutto fila liscio. La velocità "casalinga" del web non ha la forza di trasmettere un sia pur breve video come uno spot. Ci vuole il collegamento ADSL, quello che negli Stati Uniti sulla carta hanno 49 milioni di persone (ma sono cifre ufficiali). Di meno se si contano le sole case, di più se si mettono nella cifra finale coloro che si collegano dagli uffici (lo stesso accade in Italia). Anche con quella connessione veloce però, ci vorrà qualche secondo, almeno una ventina per caricare tutto il messaggio.

Qui la Unicast, la società che ha lavorato alla creazione dei filmati, ha forse scovato (si vedrà) la soluzione. In pratica il commercial si autocarica "di nascosto", senza che l'utente debba assistere a questa operazione e quindi "aspettare che parta", una delle piccole torture quotidiane del navigatore. Quando l'operazione è finita il filmato parte: suoni video e baccano associato. Ecco perché perfino la Pepsi Cola ammette: "E' intrusivo, certo, ma alla gente piacerà perché è qualitativamente la cosa migliore vista finora on line" dicono dall'azienda.

Un'altra differenza fondamentale con la tv è che non ci sarà l'alluvione delle ripetizioni. L'utente vede una volta per sessione il comunicato, ma questo non gli riparte ogni pochi minuti come in televisione. E questa è una novità grande come una casa rispetto alla tv dov'è l'iterazione del messaggio a creare il ricordo. Fin qui le notizie. Ma i polpastrelli di ricercatori e "media planners" sono caldi per vedere cosa succede domattina. La domanda che gira sui giornali è: "Cosa faranno gli editori, allagheranno la gente con gli spot, per fare quanti più soldi è possibile o si freneranno, nel rispetto dell'utente?".

Ma l'unica domanda da fare è: funziona per far comprare più merci? Fonte: Vittorio Zambardino – La Repubblica

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