Interventi alle Piagge: sarà l'architetto De Carlo a redigere il Programma
Inceneritori fiorentini tra informazione e disinformazione
Presentata in Senato un'interrogazione sui danni della TAV

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 dicembre 2003 20:18
Interventi alle Piagge: sarà l'architetto De Carlo a redigere il Programma<BR>Inceneritori fiorentini tra informazione e disinformazione<BR>Presentata in Senato un'interrogazione sui danni della TAV

Sarà l'architetto Giancarlo De Carlo a redigere il Progetto Guida per il riassetto complessivo dell'intero insediamento delle Piagge. Lo ha deciso la giunta su proposta dell'assessore alle politiche per la casa Tea Albini. Tutta l'area delle Piagge è interessata da una serie di programmi urbani complessi: Pru (Piano di Recupero Urbano) per dotare gli esistenti insediamenti di attrezzature sociali e servizi; Pur (Programma di Riqualificazione Urbana) ex Gover, incentrato sul recupero di un'area produttiva dismessa per la realizzazione di spazi e attrezzature pubbliche; Contratto di Quartiere, con la riqualificazione dell'insediamento abitativo denominato "Le Navi" integrata con interventi in campo sociale e con forme di coinvolgimento degli abitanti (Laboratorio di Quartiere); Programma di Edilizia Sperimentale con ulteriori interventi sulle "Navi"; Prusst (Programma di Riqualificazione Urbana e Sviluppo Sostenibile del Territorio) con una serie di interventi come la realizzazione di una stazione ferroviaria alle Piagge, il recupero dell'area dell'ex inceneritore che sarà trasformata in parco ecologico e una nuova viabilità.

"Per ricomporre l'assetto complessivo della zona - ha spiegato l'assessore Albini - è necessario costituire un insieme di nuove centralità capaci di sviluppare azioni di effettiva rigenerazione urbana del contesto periferico, obiettivo primario delle politiche abitative di questa Amministrazione. Ecco perché emerge la necessità di riconfigurare in un disegno unitario di insieme il sistema degli spazi urbani, in raccordo ai programmi complessi i cui interventi attuativi, pur validi e soddisfacenti se singolarmente considerati, che però presentano il carattere di approcci settoriali".

"Per il soddisfacimento di questa esigenza - ha aggiunto l'assessore Albini - sono convinta che sia necessaria l'elaborazione di un Progetto Guida che prenda in considerazione tutta l'area delle Piagge nel suo insieme in modo da delineare una serie di modifiche strutturali e morfologiche capaci di rendere l'insediamento più equilibrato in termini ecologici, urbanistici, architettonici e sociali. Per questo abbiamo ritenuto necessario avvalersi di una figura ai alto profilo culturale e di indiscussa professionalità come l'architetto De Carlo.

L'elaborazione del Progetto Guida, ovviamente, non rallenta gli interventi già avviati in questi anni". "Ringrazio l'architetto De Carlo - ha concluso l'assessore Albini - una delle figure di maggior spicco nel campo dell'urbanistica a livello nazionale e internazionale per aver accettato questo incarico".

Da mesi i cittadini leggono notizie di stampa su di un argomento di importanza vitale quale il risultato della Valutazione di impatto sanitario che dovrebbe dire la parola definitiva in merito alla possibilità di costruire l'inceneritore nella Piana fiorentina.
Le prime anticipazioni della seconda parte della VIS (la prima parte evidenziava già grossi problemi sanitari e poneva l'esigenza di un approfondimento della situazione del territorio), si sono avute in prossimità delle vacanze estive.

Venne registrato e trasmesso il pensiero degli amministratori che sono arrivati a parlare di "rilocalizzazione" dell'impianto senza che questo studio sia stato reso pubblico.
La "rilocalizzazione" dell'impianto veniva presentata come necessaria a causa dell'inquinamento intorno al sito scelto dal Piano Provinciale (Osmannoro 2000): da qui l'ipotesi di spostamento dell'inceneritore di alcune centinaia di metri verso Sesto (Case Passerini).
Tutto questo usando "in proprio" uno studio commissionato nell'interesse della collettività di cui non vengono forniti dati esatti ai cittadini, ai quali non resta che leggere sui giornali.
Ecco come risponde il Comitato contro gli inceneritori di Sesto dopo aver letto sulla Repubblica un'intera paginata dedicata al "Comitato Istituzionale per la Costruzione dell'Inceneritore":
"Abbiamo saputo dalla stampa locale che questa, parrebbe ormai fantomatica VIS, individua proprio Case Passerini, presso l'impianto di compostaggio a Sesto Fiorentino, come sito ideale per la costruzione dell'inceneritore, vi sarebbe affermato (citiamo testualmente quanto riportato dalla stampa) che con questa soluzione, Brozzi, Peretola e le Piagge sarebbero al sicuro dal prevedibile movimento dei fumi.
Interessante questo dato (per un attimo vogliamo raccogliere questa, speriamo provocazione, e entriamo nel merito) se letto con l'aiuto dello studio dei venti effettuato per 20 anni da un prestigioso Istituto Fiorentino che indica, a es.

Sesto Fiorentino nella direzione degli eufemistici fumi (ma più propriamente si dovrebbe dire veleni), sotto tiro da marzo a ottobre con punte percentuali altissime di venti spiranti da Ovest e poco meno in percentuale di venti spiranti da Sud-Ovest, sempre nei mesi più caldi. Ovviamente non possedendo i dati su cui si basano i cronisti, non possiamo avere la certezza di quanto andiamo a dire, l'affermazione si trasforma in domanda: i nostri amministratori ci stanno forse consegnando come vittime sacrificali sull'altare della arrogante volontà di non scegliere le alternative sicure da un punto di vista sanitario e ambientale, per la gestione dei cosiddetti rifiuti?
Ovviamente nessuno sarebbe al sicuro, a Sesto e né altrove perché le polveri fini, i metalli pesanti, le diossine e i furani che qualsiasi inceneritore anche di ultima generazione continua a emettere, non riconoscono i confini territoriali e viaggiano per chilometri; sono vere e proprie armi di distruzione di massa benché il periodo di latenza perché le malattie si evidenzino sono fra i 15 e 20 anni.
Se tutto questo è vero, come è vero, come possono essere definiti gli amministratori che operano questo tipo di scelte?"

"I nostri torrenti non sono vasche di paese per pesci rossi da alimentare artificialmente con pompe": così aveva scritto il 23 settembre scorso Andrea Romagnoli, esponente mugellano dell'associazione ecologista indipendente Idra, in una lettera-appello al presidente della Toscana Claudio Martini.

E aggiungeva: "Ci rivolgiamo a Lei per chiederLe di intervenire personalmente affinché venga avviato in modo serio e efficace il risanamento idrogeologico del Mugello colpito dagli impatti ambientali della cantierizzazione per l’Alta Velocità ferroviaria".
La lettera era corredata da 14 fotografie (pubblicate sul sito web dell'Associazione; disponibili su richiesta prive di didascalia) che documentano visivamente il deserto di sassi in cui sono ridotti tanti corsi d'acqua del Mugello dopo che il tunnel dell'Alta Velocità ferroviaria ha tagliato - e continua quotidianamente a tagliare - le falde dell'Appennino.

La lettera e le fotografie erano state inviate per conoscenza anche ad alcuni importanti politici eletti nel Mugello o a Firenze e alle massime autorità competenti: l'ing. Giancarlo Cimoli, presidente delle Ferrovie dello Stato; il prof. Umberto Bertelè, presidente della T.A.V. SpA; l'on. Altero Matteoli, ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio; i deputati Valdo Spini, Vannino Chiti e Marco Rizzo; i senatori Vittoria Franco e Antonio Di Pietro.
Nessuna replica - fino ad oggi - dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini.
Il sen.

Antonio Di Pietro, invece, ha indirizzato il 5 dicembre scorso al portavoce di Idra Girolamo Dell'Olio una missiva: "La informo che in data 3 dicembre c.a. è stata presentata al Senato, attraverso l'On. Aniello Formisano, l'interrogazione parlamentare riguardante il caso da Lei sottoposto alla mia attenzione. Sarà cura della sede politica "Italia dei Valori" di Roma metterLa al corrente dei futuri sviluppi della faccenda".
Nell'interrogazione a risposta scritta 4-05727, presentata mercoledì 3 dicembre 2003 nella seduta n.499 a tre ministri (il ministro dell'ambiente e per la tutela del territorio, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il ministro delle politiche agricole e forestali), il presentatore senatore Aniello Formisano chiede "se i Ministri interrogati siano a conoscenza, nell'ambito della progettazione per l'alta velocità, di interventi di impermeabilizzazione volti ad evitare, durante i lavori, il drenaggio delle risorse acquifere con sistemi atti a sigillare le falde intercettate piuttosto che i torrenti; se i Ministri interrogati abbiano previsto, in un secondo momento, un intervento di risanamento idrogeologico delle zone sottoposte alla cantierizzazione per l'alta velocità".
Idra ha inviato al sen.

Di Pietro un attestato di apprezzamento per la sensibilità dimostrata nei confronti di un problema ambientale, economico e sociale - quello determinato dalla cantierizzazione TAV - così grave e pur tuttavia così insistentemente sottostimato negli anni. Il portavoce Dell'Olio chiede che i responsabili locali, provinciali e regionali della formazione politica guidata dal senatore Di Pietro si attivino in ogni sede perché siano evitati nuovi danni al territorio e si provveda al più presto a rimarginare in modo efficace le ferite ambientali inferte, e a risarcire i singoli e le comunità che hanno tratto e continuano a trarre danno dalla cantierizzazione TAV.

Preso atto delle gravi carenze individuate dalle autorità di controllo nella progettazione e nella cantierizzazione CAVET per la tratta TAV Bologna-Firenze, Idra suggerisce - come già proposto, ma fin qui vanamente, alle autorità locali - la promozione di un consulto pubblico internazionale che metta a confronto il meglio della cultura tecnico-scientifica in materia di scavi, impatti idrogeologici e protezione delle falde e degli habitat.

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