Ma il Sindaco è davvero il primo cittadino?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 ottobre 2003 08:37
Ma il Sindaco è davvero il primo cittadino?

Sul tema della democrazia diretta per le elezioni negli enti locali riceviamo e volentieri pubblichiamo alcune osservazioni di Antonio Baldanzini, Segretario Comunale e General Manager del Comune di Campo nell'Elba :
"Il sistema di democrazia rappresentativa a suffragio universale è, allo stato, l’unico strumento affidabile di sovranità popolare! Esso tuttavia sta subendo violenze ed attacchi, di vecchio e nuovo stampo, che minano, sconsideratamente, le sue basi illuministiche ed umanitarie per cui mi sento in dovere di difenderLo per quel poco che posso.

Orbene, in nome di varie forme storiche di democrazia, da quella aristocratica di censo o degli intellettuali della politica alla totalitaria dei dittatori che non ammette contrarietà, dalla demagogica dei capipopolo o dei numeri delle parti in lotta e quant’altro, di fatto, si sta esautorando il potere di scelta del cittadino medio. Limitandomi al recente sistema elettorale del Sindaco e del Consiglio Comunale, trovo che effettivamente il circuito virtuale del Testo Unico n°.267 del 2000 si configura teoricamente come un sistema veramente democratico.

Infatti un qualsiasi generico Comitato di cittadini può dar vita alla candidatura del Sindaco e di una lista di candidati a consigliere comunale con un programma politicamente ma non giuridicamente vincolante di cose buone da farsi per il bene della collettività a cui si chiede il voto per il mandato elettorale di cinque anni, peraltro non gratuito. Gli elettori, nel nostro sistema sociale in stragrande maggioranza scolarizzati e non troppo indigenti, come volevano i padri della democrazia moderna Saint Simon e Condorcet, frastornati però dal trambusto della reclame incontrollata e controllabile solo a consuntivo delle liste e degli strabilianti programmi elettorali finiscono poi per votare nel tradizionale sistema della delega di famiglia, ossia più per dovere verso il padre (che spesso non c’è ) che per proprio convincimento razionale.

Tuttavia si fa strada la consapevolezza che la trasgressione psicanalitica alla volontà paterna non è sempre fonte di danno, né nel senso della riprovazione sociale né in quella giuridica della buona condotta civile per cui, oggi, si assiste sempre di più alla nascita politica di un nuovo partito di coloro che non vanno a votare per libera scelta. Credo giustificata tale condotta in una società scolarizzata, matura ed autodiretta qual’è quella italiana dal fatto che molti programmi e molti candidati, che si vorrebbero arrogare il diritto di governare un popolo ed un territorio, sono per l’appunto molto spesso fumosi ed i candidati governatori poco affidabili per non dire ignoranti ancorchè volenterosi, insomma un po’ di umiltà non farebbe male a tanti candidati rappresentanti del popolo.

E’ bene ricordaglielo prima del voto perché passata la festa gabbato lo Santo come si dice, e non solo al Sud! Un miglior rapporto di fiducia nel dogma Governati-Governatori potrebbe, a mio avviso, trovarsi nella manifestazione di volontà dei candidati Governatori di sottoporsi preventivamente al giudizio popolare mediante la volontaria iscrizione degli stessi in un Albo pubblico, lontano dalle elezioni formali, mantenendo beninteso tutti i diritti di recesso ma non vantando nemmeno alcun diritto di nomina, neanche indiretta.

Nell’ambito dell’ormai affermatissimo principio della trasparenza, come è per esempio quello di rendere pubblico l’Albo degli scrutatori elettorali o per altro verso dell’Albo delle varie Associazioni locali beneficiarie di contributi comunali si potrebbe così rimettere al popolo sovrano una migliore più ampia e qualificata possibilità di scelta e anche di sindacato dei Comitati elettorali i quali rimarrebbero, beninteso, liberi nella scelta di altri candidati anche oltre tale elenco.

Credo che questa consapevole possibilità di scelta dei propri Governanti fosse in fondo anche l’auspicio di un altro grande padre della democrazia contemporanea e cioè Schumpeter".

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