Cure palliative, due convegni a Firenze sul diritto del malato a morire con dignità e senza sofferenze

Redazione Nove da Firenze
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02 ottobre 2003 18:46
Cure palliative, due convegni a Firenze sul diritto del malato a morire con dignità e senza sofferenze

Due convegni sulle cure palliative e sul diritto del malato terminale i morire con dignità e senza sofferenze. Questi temi saranno al centro di due convegni che si terranno domani e sabato a Firenze organizzati dalla File, la Fondazione Italiana di Leniterapia e che oggi sono stati presentati a Palazzo Vecchio dall'assessore alle politiche sociosanitarie Graziano Cioni, dal presidente di File Donatella Carmi Bartolozzi, dal responsabile dell'Unità di cure continue della Azienda sanitaria fiorentina Piero Morino, da Franco Toscani del Comitato Etico di Fine Vita (Cef) presso la Fondazione Floriani, da Raffaele De Gaudio della cattedra di Anestesiologia e Rianimazione dell'Università di Firenze e da Eugenio Paci, direttore dell'Unità operativa di epidemiologia clinica e descrittiva del Cspo (Centro studio prevenzione oncologica) di Firenze.

Obiettivo del doppio appuntamento affermare il principio che chi sta morendo deve essere considerato persona fino all'ultimo respiro e dunque trattato come tale, rispettandone l'autonomia delle scelte con comprensione e condivisione. "Abbiamo aderito a queste iniziative - spiega l'assessore Cioni - perché si tratta di un tema importante sul quale ancora manca una conoscenza sufficiente. Per il migliaio di persone che nella nostra città ricorrono alle cure palliative, ci sono ancora moltissimi malati terminali che invece devono fare i conti con il dolore e la sofferenza.

E non basta il ruolo, peraltro fondamentale, del volontariato: serve una maggiore integrazione tra l'ospedale e il territorio, integrazione che sarà garantita dalla futura Società della salute". Ma cosa sono le cure palliative? Si tratta di un modello di medicina che rifiuta l'accanimento terapeutico e che punta alla riduzione della sofferenza per i malati arrivati ormai alla fine della vita. "L'obiettivo - spiega Morino - è stare davvero dalla parte del malato offrendo risposte adeguate ai suoi bisogni fisici, psicologici, spirituali e sociali per migliorarne, nei limiti del possibile, la qualità degli ultimi giorni di vita.

Ad oggi sono oltre mille i pazienti che ogni anno si rivolgono all'Unità di cure continue della Asl a fronte di molte migliaia di malati terminali". Sono ancora molti gli ostacoli alla diffusione delle terapie lenitive: convinzioni culturali, religiose, timori e scarsa conoscenza inducono spesso alla rinuncia ai trattamenti palliativi. All'accompagnare il paziente verso una morte dignitosa, riducendo la sofferenza e agendo sui sintomi senza cercare di intervenire sulla malattia ormai incurabile, si preferisce allungare una vita segnata dal dolore.

"Per questo - insiste Carmi Bartolozzi - non si può dimenticare il diritto del paziente a un'informazione piena, data con tatto, e nel rispetto della sua autonomia, benché molti preferiscano delegare ogni decisione a familiari e medici. Il pieno successo delle cure lenitive sta nel creare le condizioni che permettano una buona morte nel rispetto della dignità e delle scelte del morente. I due convegni hanno lo scopo primario di diffondere questa cultura". Nell'occasione Paci ha presentato i risultati di una ricerca europea sulle decisioni mediche di fine vita che ha visto la collaborazione del Cspo e che ha coinvolto Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Svizzera e, in Italia, le province di Firenze, Prato, Forlì, Venezia e Trento.

Pubblicata a fine luglio dalla rivista scientifica inglese Lancet, la ricerca dimostra che la proporzione di decessi preceduti da una decisione medica di fine vita (interruzione di cure ormai ritenute inutili, uso di antidolorifici) oscilla tra il 23% dell'Italia e il 51% della Svizzera. "Ebbene - aggiunge Paci - per oltre il 50% dei casi questa decisione viene assunta dal medico senza aver consultato il paziente e i familiari. In pochissimi casi inoltre il caso viene discusso con altri medici o infermieri.

Questo significa che molto spesso è il medico da solo a prendere decisioni senza che nel nostro paese ci sia un'adeguata formazione per affrontare il momento drammatico della morte del paziente". Scorrendo ancora i risultati della ricerca, emerge che la somministrazione di farmaci con l'intento esplicito di dare la morte (eutanasia) è invece inferiore all'1% in Italia, Danimarca, Svezia e Svizzera, 1,8% in Belgio, 3,4% in Olanda. Secondo un'altra ricerca dell'Istituto di ricerca in Medicina palliativa Lino Maestroni (Cremona) il 42% dei pazienti muore senza un controllo adeguato del dolore.

Questi dati mettono a fuoco un fenomeno importante, una tendenza che sarà al centro dei due convegni organizzata dalla FILE. Il primo, dal titolo "Aiutare a morire è sempre eutanasia?" (3 ottobre, Palazzo degli Affari, piazza Adua 1, dalle 8 alle 18), è curato dal Comitato per l'Etica di Fine Vita presso la Fondazione Floriani. L'altro dal titolo "La fine della vita nelle Unità di Terapia Intensiva" (4 ottobre, Sala Verde di Palazzo Incontri, via dei Pucci 1 dalle 9 alle 13), nasce invece in collaborazione con la Sezione di Anestesiologia e Rianimazione dell'Università di Firenze.

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