Lavoratori TAV dimenticati da tutti: esponenti di Medicina Democratica e Idra si incatenano ai cancelli della Comunità Montana del Mugello

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 luglio 2003 18:43
Lavoratori TAV dimenticati da tutti: esponenti di Medicina Democratica e Idra si incatenano ai cancelli della Comunità Montana del Mugello

Il primo cantiere TAV è stato aperto esattamente sette anni fa, e il 2003 doveva essere l'anno dell'inaugurazione della tratta ad Alta Velocità Bologna-Firenze. Ma per vedere finita la "grande opera" ci vorranno ancora molti anni. Nel frattempo operai e minatori del tunnel più costoso d'Italia continuano a essere spremuti come agrumi nelle viscere dell'Appennino, condannati a turni massacranti, a cambiare orario di lavoro tutte le settimane, senza sabati e senza domeniche, a lavorare in condizioni di rischio idrogeologico permanente in squadre a ranghi spesso ridotti, a sopravvivere il resto del tempo in campi base - ghetto, isolati dalle comunità ospiti e lontani centinaia di chilometri dalle famiglie.

E' il frutto di un accordo sindacale pilota modello-esportazione (anche 48 ore notturne a settimana sul fronte di scavo), che ancora oggi "tiene" nonostante i morti, gli infortunati, le proteste dei lavoratori e dei loro rappresentanti di base e per la sicurezza. Nonostante l'appello a voce alta e ferma lanciato dal Duomo di Firenze, nell'omelia di Pasqua del 2000, dall'allora arcivescovo Silvano Piovanelli. "Tiene" grazie alla formidabile santa alleanza fra imprenditori e sindacati, e alla sistematica scientifica débacle dei poteri pubblici.

Neanche il capo dello Stato, più volte interpellato e sollecitato, ha inteso dedicare alle condizioni di lavoro nei cantieri TAV un solo monito dei tanti che autorevolmente pronuncia. Neanche Sergio Cofferati, per tanti un simbolo del rinnovamento necessario e urgente nel nostro Paese, ha mai risposto agli appelli dei lavoratori, di Idra e di Italia Nostra. Persino il presidente della giunta regionale della Toscana Claudio Martini, che proprio oggi ripropone a San Rossore la sua iniziativa annuale per un "diverso mondo possibile", è stato testimone (prima come assessore alla sanità, poi come presidente) della mancata attuazione dell'"Osservatorio sociale" che la giunta si era impegnata nel '95 a istituire a tutela dei diritti di cittadinanza delle maestranze ospiti.
Protagonista di spicco della latitanza istituzionale dei poteri locali, la Comunità Montana del Mugello, ai cui cancelli si sono incatenati oggi per protesta Girolamo Dell'Olio dell'associazione Idra e Luigi Carpentiero dell'associazione Medicina Democratica.

La Comunità Montana, i cui assessori peraltro sono gli stessi sindaci del Mugello, ha firmato nel '95 il Protocollo d'intesa con cui la Regione prevedeva - per far fronte alle conseguenze ambientali e sociali della cantierizzazione TAV - un Osservatorio ambientale e un Osservatorio sociale giustappunto. Ma mentre l'Osservatorio Ambientale Locale (OAL) è stato finanziato, dotato di una sede e di uno sportello al pubblico, nonché di un comitato tecnico-scientifico, l'Osservatorio sociale non ha ricevuto una sola lira, un solo euro (a fronte di un'opera che sta costando allo Stato 9.100 mld di vecchie lire, 4.700 milioni di euro).

Solo dopo le reiterate insistenze di Idra e Medicina Democratica, lo scorso aprile la Comunità Montana ha rimaterializzato il fantasma di quell'Osservatorio, convocando i rappresentanti dei lavoratori a incontri con amministratori e rappresentanti dei sindacati confederali, pressoché del tutto improduttivi per quanto può risultare alle due associazioni che per l'Osservatorio sociale si sono battute in questi anni. Associazioni accuratamente escluse da tali incontri, nonostante che il Protocollo d'intesa del '95 attribuisca al volontariato un ruolo protagonista nell'Osservatorio.

Non è dato sapere inoltre se questo "fantasma" sia dotato, come l'OAL, di un organigramma, di una sede, di finanziamenti. Si sa soltanto che alle proposte concrete e fattive avanzate formalmente da Idra e Medicina democratica per liberare dall'isolamento sociale i lavoratori e i loro rappresentanti non c'è riscontro, se non la risposta stizzita del presidente della Comunità Montana Giuseppe Notaro, che rivendica di aver promosso l'integrazione sociale dei lavoratori TAV consegnando a tutti "una cartina stradale del territorio con l'indicazione di tutti i servizi pubblici e di carattere sociale e ricreativo" e di "cercare di risolvere questioni di carattere sociale poste dai lavoratori della TAV" avendo "significativamente appoggiato la proposta di un monumento al minatore".

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