Rischio terremoti: tutti i Comuni toscani sono classificati sismici

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 giugno 2003 18:35
Rischio terremoti: tutti i Comuni toscani sono classificati sismici

FIRENZE- Tutti i 287 Comuni della Toscana diventano sismici. E’ la classificazione elaborata sulla base dell’ordinanza emessa dal presidente del Consiglio lo scorso 20 marzo.
Nella precedente classificazione, che risale al 1982, erano 182 i Comuni toscani classificati come tali (e tutti in categoria 2, di medio rischio). Adesso il numero di quelli compresi in questa categoria è salito a 186 mentre tutti quelli che fino all’82 non erano classificati come sismici sono stati inseriti in categoria 3: 77 in tutto.

Rimangono 24 comuni, classificati in categoria 4 (di nuova introduzione), che individua quei territori dove è data alle Regioni la facoltà di imporre comunque l’obbligo di progettazione antisismica. La Toscana è stata la prima regione in Italia ad applicare i nuovi criteri. E di terremoti e delle nuove norme appena introdotte si parlerà appunto mercoledì all’auditorium della Banca Toscana a Firenze in via Panciatichi nel corso del convegno, organizzato dalla Regione, “Riclassificazione del territorio e nuova normativa tecnica per le costruzioni in zona sismica”.
“Finalmente – ha dichiarato soddisfatto l’assessore regionale all’ambiente, Tommaso Franci – con la nuova disciplina vengono poste regole che consentono di minimizzare gli effetti degli eventi sismici.

Ci sono voluti oltre venti anni per la nuova classificazione anche se, va detto, sono ancora molti i punti confusi contenuti nell’ordinanza. La Regione Toscana è stata la prima ad attivarsi per recepirla, ma bisognerà chiarire ancora molti aspetti”. “Una debolezza – ha concluso Franci – è costituita senz’altro dal mancato stanziamento da parte del Governo delle risorse economiche necessarie per il processo di verifica che i proprietari degli edifici strategici e di quelli sensibili alle conseguenze del collasso dovranno porre in essere”.

L’assessore cita giusto un dato. “Costruire un chilometro di autostrada – dice - costa tra i 5 e i 10 milioni di euro. Con gli stessi si potrebbeo mettere a posto una trentina di edificio. Per l’adeguamento sismico delle scuole toscane il governo ha stanziato invece con la legge 23 solo sette milioni e mezzo di euro per quest’anno ed altrettanti per l’anno prossimo. Le risorse non devono arrivare solo da Roma, ma al governo chiediamo di più. Se la prevenzione dagli eventi sismici è davvero una delle opere pubbliche prioritarie, potrebbe attingere ai fondi della legge obiettivo per le opere pubbliche”.


I terremoti in Toscana
Nel 1927, anno a cui risale la prima classificazione sismica della nostra regione, erano poco più di 70 i comuni considerati a rischio: c’era la Lunigiana e la Garfagnana, il Mugello, l’Alta Val Tiberina e l’Amiata colpite da terremoti tra il 1919 ed il 1920. Tra il 1935 e il 1937 erano diventati poco più di quaranta: fu infatti declassata la Val Tiberina e tre comuni vicini a Massa. Fino al 1962 non ci sono state modifiche: in quell’anno furono tolti dall’elenco gli unici due comuni del pistoiese considerati sismici, ma ne subentrarono altrettanti e due furono riclassificati.

Solo nel 1982, due anni dopo il terremoto in Irpinia, le norme comunque cambiarono: lo Stato decise infatto di classificare i comuni in via preventiva, riconoscendone la loro storia sismica. In precedenza la classificazione avveniva invece solo dopo che si era verificato un terremoto, in funzione dei provvedimenti amministrativi e finanziari necessari per la ricostruzione.
Nuove norme e nuovi criteri
Le nuova normativa tecnica e la nuova mappa del rischio sismico in Italia sono state introdotte da un’ordinanza del Presidente del Consiglio dello scorso 20 marzo (sulla base del lavoro effettuato dal Dipartimento della Protezione Civile).

La precedente classificazione era vecchia di oltre 20 anni, risaliva al 1982, e di fatto la nuova si è resa necessaria dopo il terremoto che lo scorso ottobre ha colpito il Molise ed in seguito al ripetersi di eventi calamitosi in anni recenti anche in zone non classificate come sismiche.
In base alla nuova mappa sismica il territorio nazionale viene suddiviso in quattro zone (1=sismicità alta; 2=media; 3=bassa; 4=facoltà per le regioni di imporre la progettazione antisismica). Le regioni potranno riclassificare i Comuni e decidere se applicare o meno le norme di progettazione nelle zone 4, quelle a minor rischio.

In base alla nuova mappatura i Comuni italiani in zona 1 sono passati da 368 a 716. Entro un anno si provvederà ad un aggiornamento della nuova riclassificazione. L’applicazione della nuova normativa scatterà tra 18 mesi (ovvero dal 19 settembre 2004): sono esclusi dall’ordinanza le ricostruzioni in atto (che riguardano però solo Umbria e Marche), i lavori in corso, le opere appaltate e i progetti approvati al 20 marzo 2003. Inoltre entro 6 mesi la Protezione Civile e le Regioni dovranno individuare categorie di edifici ‘sensibili’ (i criteri vanno ancora definiti), elaborare un piano per le verifiche e fornire indicazioni ai proprietari per l’effettuazione delle verifiche stesse.

Le indagini dovranno essere completate entro 5 anni. Il Dipartimento della Protezione Civile prevede anche la realizzazione di corsi di formazione e seminari di informazione prima dell'entrata in vigore della normativa tecnica.
Le novità introdotte dall’ordinanza sono sostanziali per quanto riguarda l’analisi della pericolosità del territorio, la progettazione e realizzazione di nuovi edifici ed opere e l’effettuazione di interventi sul patrimonio edilizio esistente. Lo scopo è quello di ridurre al minimo il rischio connesso ad eventi sismici, soprattutto in quei centri urbani caratterizzati da centri storici di notevole pregio, altamente vulnerabili, in virtù dell’età e dei metodi di costruzione adottati.
Gli obiettivi di questa nuova disciplina, che comunque riveste carattere transitorio in attesa di un assetto definitivo, sono diversi.

Si vogliono anzitutto individuare, con omogeneità e coerenza, le zone sismiche, in cooperazione con le regioni; eliminare l’esistente dicotomia tra le zone classificate e quelle non classificate; sviluppare delle efficaci ed efficienti politiche di prevenzione; ed infine completare il complesso delle norme tecniche includendo categorie strutturali finora non considerate in maniera adeguata dalla legislazione italiana: gli edifici esistenti, le strutture isolate dal sisma, i ponti e le opere di sostegno dei terreni.

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