Impresa etica non solo più "buona" ma anche più "ricca"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 giugno 2003 19:28
Impresa etica non solo più

FIRENZE - Il tema della responsabilità sociale e i problemi legati alla certificazione etica delle attività d'impresa sono stati al centro della prima delle Conferenze di Fabricaethica svoltasi oggi nella saletta del Centro spazio reale messa disposizione da Don Giovanni Momigli a San Donnino. Ad animare l'incontro l'assessore regionale alle attività produttive Ambrogio Brenna e Sebastiano Maffettone ordinario di filosofia politica e studioso dei temi dell'etica pubblica, docente alla facoltà di scienze politiche della Luiss.

All'incontro hanno preso parte ricercatori, consulenti, esponenti di categorie economiche, associazioni no-profit, Ong, sindacati, nonché rappresentanti di imprese e cooperative sociali della zona. A fare gli onori di casa, oltre a Don Momigli, il sindaco di Campi Adriano Chini e l'assessore allo sviluppo economico Stefano Salvi. Una scelta, quella della zona San Donnino-Piagge, non casuale. "Si tratta infatti - ha spiegato l'assessore Brenna - di un territorio che, per vocazione, appare particolarmente impegnato sui temi sociali".
Se al politologo è spettato il compito di affrontare il tema della responsabilità sociale come orizzonte entro il quale definire una nuova teoria dell'impresa, l'assessore Brenna ha spiegato il percorso, condiviso e concertato con tutti i soggetti interessati, che ha portato la Regione Toscana, prima in Europa, a misurarsi con il tema della responsabilità sociale e alla scelta di dare contributi a fondo perduto (il finanziamento pubblico fino al 2006 è di circa 32 milioni di Euro) alle piccole e medie imprese che intendono acquisire la certificazione SA 8000.

Uno standard internazionale, ha ricordato Brenna, che implica, da parte delle imprese che volontariamente vi aderiscono, un approccio globale al tema della qualità, imponendo il rispetto di otto requisiti (diritti dei minori, lavoro obbligato, tutela della salute, sicurezza,libertà di contrattatzione e assenza di discriminazioni, orario di lavoro). All'impresa, ha precisato, ma anche ai fornitori. "Ricostruendo la catena di fornitura dell'impresa certificata si può quindi di delineare la "tracciabilità sociale" di prodotti o servizi".

Ad oggi sono 48 in Toscana le piccole e medie imprese che hanno chiesto i contributi messi a disposizione dalla Regione. Fra quelle già certificate si possono citare la Monnalisa di Arezzo, la Sat che gestisce l'aeroporto di Pisa "Galilei", la società di trasporti Sita. "L'inizio della nostra riflessione - ha spiegato Brenna - verteva su come coniugare crescita economica e sviluppo con la possibilità di offrire al sistema toscano opportunità di restare competitivo e nello stesso tempo puntare su prodotti che si distinguono anche per un valore aggiunto, cui i consumatori danno sempre più importanza, costituito da elementi immateriali come, appunto, la certezza che in tutte le fasi produttive sono stati rispettati determinati principi".

Brenna ha annunciato fra l'altro che la Toscana, diventata un caso a livello europeo (ha presentato la sua azione con un commento al Libro Verde), sta lavorando anche alla certificazione della Regione come ente. L'impresa etica non è soltanto più "buona" ma anche più competitiva ed efficiente, in altre parole più ricca. Queste le conclusioni cui sono arrivati gli studi che Maffettone ha citato. Fra questi anche una ricerca, condotta dal centro da lui diretto, sui comportamenti etici di alcuni grandi imprese nazionali.

Ciò che sembra emergere con forza è che le imprese sostenibili, con un ridotto impatto sociale e ambientale, sono anche più brillanti in termini di profitto. In altre parole è necessario, secondo Maffettone, spostare l'attenzione sul termine sostenibilità dello sviluppo e dell'impresa - sostenibilità in senso lato e non solo in senso ambientalista - per ridefinire la tradizionale visione del moderno capitalismo d'impresa e rendere l'etica compatibile con il profitto.

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