Sussidiarietà: tema ‘caldo’ del nuovo Statuto regionale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 febbraio 2003 07:23
Sussidiarietà: tema ‘caldo’ del nuovo Statuto regionale

Il principio di sussidiarietà è una delle novità principali introdotte dalla recente riforma costituzionale e la sua applicazione è un tema “caldo” del dibattito politico sul futuro assetto istituzionale delle Regioni. Lo conferma l’ultima seduta della commissione Statuto del Consiglio regionale della Toscana, che è stata dedicata interamente, appunto, alla sussidiarietà. Con questo termine si vuol sottolineare che le formazioni sociali, le imprese, le famiglie e i singoli cittadini possono concorrere con le strutture pubbliche a svolgere attività di interesse generale e soddisfare bisogni particolari della comunità.

E’ la cosidetta sussidiarietà “orizzontale”, o “sociale”. Ad essa si affianca la sussidiarietà “verticale”, o “istituzionale”, secondo la quale le funzioni legislative e amministrative devono essere svolte dall’organo politico più vicino ai cittadini, compatibilmente con la sua capacità di svolgerle adeguatamente. Sul piano generale tutti sono d’accordo, ma al momento di entrare nei dettagli le divergenze cominciano a farsi sentire. Quale ruolo assumerà il principio di sussidiarietà nello Statuto toscano? Il vicepresidente della commissione Alessandro Starnini (Democratici di sinistra) ha avanzato qualche perplessità nell’assumerlo “a fondamento” dell’attività e dell’organizzazione della Regione.

“Può essere uno dei principi di governo, orientato verso uno scopo da raggiungere – ha affermato – altrimenti si rischia di fare ideologia astratta”. A suo parere, inoltre sarebbe sbagliato istituire un organismo specifico di rappresentanza delle autonomie sociali: “Non possiamo avere sullo stesso livello organi rappresentativi delle autonomie locali e delle autonomie sociali – ha rilevato - Daremmo vita ad una sorta di tricameralismo regionale”. Sulla prima osservazione d’accordo anche Giovanni Barbagli di Rifondazione comunista (“la sussidiarietà è uno strumento per realizzare qualcosa, non un obiettivo”) ed Erasmo D’Angelis (La Margherita), che ha ricordato come la Costituzione, all’articolo 118, in questo contesto parli di favorire “l’autonoma iniziativa dei cittadini”.

In dissenso con Starnini, D’Angelis ha invece sottolineato l’importanza di creare un Consiglio delle autonomie sociali. “Un organo ausiliario del Consiglio, in contatto permanente con il terzo settore – ha rimarcato – amplifica e rafforza il ruolo dell’assemblea”. Il capogruppo dei Cristiani democratici uniti Franco Banchi si è diversificato sia dall’uno che dall’altro. “Parlare di ‘fondamento’ non basta ed introdurre un Consiglio delle autonomie sociali è il minimo – ha dichiarato – Siamo di fronte ad un mondo autonomo e vitale, che può esprimere molto per il buon governo, tanto quanto una posizione politica”.

Inutile sottolineare che, a seconda delle scelte che matureranno, gli effetti sull’impalcatura istituzionale saranno diversi. “Il principio di sussidiarietà è la grande novità della riforma costituzionale ed è una novità che va colta – ha evidenziato il presidente della commissione Piero Pizzi (Forza Italia) – Il nuovo statuto deve favorire non solo la dimensione verticale, ma anche quella orizzontale, con specifico riferimento all’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per attività di interesse generale.

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