TAV: seri dubbi sulla "Legge obiettivo"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 luglio 2002 11:23
TAV: seri dubbi sulla

Ponte sullo Stretto di Messina: un TAV-bis? L’associazione Idra nutre seri dubbi sul progetto, e li esprime in una lettera aperta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, inviata per conoscenza anche al governatore di Bankitalia, Antonio Fazio. Con una riflessione finale sulla "Legge obiettivo".
"Un elemento già visto e sentito per l'Alta Velocità, poi clamorosamente smentito dai fatti (eppure sensibilmente snobbato dai media), torna ora a spuntare dal cilindro dei maghi della finanza pubblica per il Ponte sullo Stretto: la partecipazione dei privati.

Ma il project financing a maggioranza privata a suo tempo prospettato per l'Alta Velocità si è rivelato un vero e proprio bluff. I privati - dopo essere stati graziati dalle gare pubbliche internazionali di appalto sulla scorta di una figura contrattuale poi rivelatasi virtuale - fin dal 1998 si sono completamente defilati dalla partecipazione diretta nell'iniziativa, col beneplacito dello Stato che ha ricomprato la TAV a spese dell’erario".
Pare opportuno a Idra anche ricordare, come scrive Tossani, che "peraltro la quota cosiddetta privata era costituita, per la quasi totalità, da prestiti concessi a TAV da istituti di credito, e comunque garantiti dallo Stato.

Cosa ben diversa, riteniamo, da quello che comunemente si intende per partecipazione privata: e cioè l'investimento da parte di aziende private di propri capitali di rischio, nella convinzione di veder remunerato il proprio capitale dalla successiva redditività, in questo caso, dell'opera realizzata". Sulla redditività di gestione Idra condivide del resto i dubbi manifestati dai privati che sono usciti dalla partecipazione diretta nell'operazione: altre esperienze internazionali in materia di "opere ardite" citate nella lettera aperta si sono dimostrate infatti finanziariamente fallimentari.


Circa gli effetti della "Legge obiettivo", Idra esprime la propria apprensione, temendo fra l'altro che "essa vada nella direzione di estromettere dai processi decisionali, in figura di dubbia costituzionalità, le comunità locali il cui territorio è interessato dalle "grandi opere" di interesse nazionale. Specie ove queste manifestino motivato dissenso, riluttanza o preoccupazione per l’irreversibilità delle conseguenze ambientali e territoriali che da sole sarebbero costrette ad amministrare per effetto dell’opera.

Ci pare si conferisca in tal modo al potere centrale un "plus" di insindacabile infallibilità nelle scelte amministrative, che proprio l'esperienza concreta (è sotto gli occhi di tutti l’emergenza idrogeologica causata dalla TAV sull’Appennino e nelle vallate fra Firenze e Bologna) sembra non confermare. Inoltre, riteniamo che l'abolizione del tetto massimo del 50% di partecipazione pubblica alle "grandi opere", previsto dalla "Legge obiettivo", non farebbe altro che diminuire ulteriormente l'attenzione critica nei processi di valutazione della opportunità e convenienza alla loro realizzazione".

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