Gli assessori Albini, Lastri, Monciatti e Coggiola: "Una strada intitolata a Bruno Fanciullacci"
Largo Martiri delle Foibe: Sono state riconosciute le sofferenze di migliaia di italiani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 giugno 2002 09:12
Gli assessori Albini, Lastri, Monciatti e Coggiola: Largo Martiri delle Foibe: Sono state riconosciute le sofferenze di migliaia di italiani" uk-img>

"Una strada intitolata al martire della Resistenza e medaglia d'oro al valor militare Bruno Fanciullacci". La richiesta è stata avanzata da quattro assessori: Tea Albini, Daniela Lastri, Marzia Monciatti e Paolo Coggiola. "La verità storica va ricordata senza censure - hanno spiegato i quattro assessori - e Bruno Fanciullacci fu un eroe della Resistenza e dopo orrende torture, non volle tradire i compagni e si gettò da una finestra di Villa Triste. I fascisti, temendo che potesse ancora sfuggire, infierirono sul suo corpo con colpi d'arma da fuoco.

Questa storia non va dimenticata anche per tramandarne la memoria alle giovani generazioni. Ci aspettiamo che si proceda con sollecitudine a ricordare questo nostro concittadino così coraggioso. E' anche rendendo onore a personaggi come Fanciullacci che ogni revisionismo storico potrà essere sconfitto e saranno riaffermate le radici antifasciste della nostra Repubblica".
«L'inaugurazione di largo "Martiri delle Foibe" copre una grave carenza nella memoria storica. Le grandi sofferenze degli italiani dell'Istria e della Dalmazia e in particolare le terribili stragi perpetrate nelle foibe ad opera degli jugoslavi di Tito, furono un prodromo delle pulizie etniche nei Balcani».

Il giudizio è del capogruppo dei Verdi Alessio Papini secondo il quale «risultano piuttosto incomprensibili le polemiche contro il ricordo di migliaia di vittime in larga parte donne e bambini». «I profughi derivanti dalla pulizia etnica di Istria e Dalmazia furono centinaia di migliaia - ha proseguito il capogruppo dei Verdi - ed è ridicolo dividersi su questa verità storica in base a categorie politiche. Da questo punto di vista il fatto che i partigiani jugoslavi autori dei massacri fossero comunisti non ci pare una giustificazione né ha alcuna rilevanza.

Allo stesso modo è storicamente falso e irrilevante affermare che centinaia di migliaia di profughi e decine di migliaia di morti, fra in quali molte donne e molti bambini, fossero fascisti. Con l'inaugurazione di largo Martiri delle Foibe cogliamo l'occasione per ricordare i morti del Carso come i morti ad opera delle terribili stragi fasciste e naziste».
Soddisfazione per l'intitolazione del largo Martiri delle Foibe è stata espressa dal consigliere di Forza Italia e Presidente della commissione affari istituzionali Massimo Pieri.

«Subito dopo la fine della guerra, tra il maggio e il giugno 1945 - ha ricordato Pieri - migliaia di italiani della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia vennero uccisi dall'esercito jugoslavo del maresciallo Tito: molti di loro furono gettati nelle "foibe", che si trasformano in grandi fosse comuni, molti altri deportati nei campi della Slovenia e della Croazia, dove morirono di stenti e di malattie. «Il Presidente della sezione Oltrano dell'Anpi - ha aggiunto il consigliere di Forza Italia - invita a ricordare tutta la verità.

Eccola la verità: le stragi furono il risultato di una strategia politica mirata, diretta a colpire non gli italiani in quanto tali, ma tutti coloro che si opponevano all'annessione delle terre contese alla "nuova" Jugoslavia: caddero certamente collaborazionisti e militi della Repubblica di Salò, ma anche membri dei comitati di liberazione nazionale, partigiani combattenti, comunisti contrari alle cessioni territoriali e cittadini comuni. Oltre a moltissime donne e bambini. Forse il Presidente dell'Anpi non sa che fra nelle foibe venne anche gettata una bambina di due anni insieme ai genitori».

«Per oltre mezzo secolo su questi eccidi è gravato un pesante silenzio - ha concluso Pieri - ora, finalmente, stiamo restituendo memoria e onore a tanti italiani caduti per mano del macellaio Tito. In democrazia vale un principio sacrosanto: raccontare la verità, tutta le verità».

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