Progetto Speranza: viaggio in Albania

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 marzo 2002 08:24
Progetto Speranza: viaggio in Albania

Lunedì prossimo il presidente della Provincia di Grosseto Scheggi, l’assessore Anna Nativi e i consiglieri Roberto Antichi e Uliva Guicciardini partiranno alla volta di Scutari, in Albania, in visita alle case famiglia del Progetto Speranza, accompagnati da una équipe di medici e dal preside dell’Istituto Magistrale di Grosseto, Carminio La Porta. Questo viaggio segue un accordo siglato dalla Provincia e dalla Asl 9 per sostenere con risorse finanziare e una consulenza medica la comunità per disabili fondata a Scutari dalla grossetana Silvana Vignali.
Lo scorso dicembre la Vignali partecipò ad una seduta del Consiglio Provinciale, che aveva approvato all’unanimità il sostegno finanziario al progetto, chiedendo un aiuto per fare fronte alle emergenze sanitarie della sua comunità.

L’istituto ospita infatti minori disabili che necessitano di opportune terapie e di una diagnosi precisa delle malattie. La presenza dei medici, Mario Toti e Gabriele Maccanti è indispensabile per valutare le condizioni fisiche e psichiche dei giovani ospiti ed intervenire successivamente con le terapie necessarie. Un discorso a parte merita la collaborazione con l’Istituto Magistrale. Tenendo conto che questa scuola ha attivato due corsi di studio, indirizzo socio-psico-pedagogico e scienze sociali, che prevedono stages formativi, il presidente Scheggi ha proposto al preside di partecipare al viaggio e valutare se è possibile attivare una collaborazione sul posto o a distanza con Silvana Vignali in modo da fornire opportunità formative per gli studenti e supporto per la comunità di Scutari.
“La Provincia – ha dichiarato il presidente Scheggi – ha voluto sostenere il Progetto Speranza e questa particolare iniziativa in collaborazione con la Asl, convinta di partecipare attivamente al consolidamento di una iniziativa che sta dando grandi risultati.

L’impegno della fondatrice, Silvana Vignali, fin dall’inizio si è basato sulla necessità di diffondere in una terra già martoriata dalla guerra e dai conflitti etnici una diversa cultura dell’handicap, di alimentare la speranza nel cambiamento in tutti coloro che hanno deciso di non abbandonare il proprio paese, soprattutto di dare agli ospiti la speranza di una vita dignitosa e a chi ci lavora la percezione della grande missione sociale che stanno compiendo”.

Che cosa è il Progetto Speranza
La filosofia di Silvana Vignali è tutto nello slogan che accompagna il depliant informativo del Progetto Speranza: “insieme per dare colore alla vita”.

Su questa base è stato costruito un sistema che intende dare ai disabili, già colpiti dalla situazione che sta vivendo da anni l’Albania, l’opportunità di una vita dignitosa, con la dovuta assistenza medica e psicologica e aiutandoli a uscire dal “ghetto” in cui l’ignoranza spesso li ha rinchiusi. Il Progetto Speranza è presente in Albania dal 1992, anche se l’apertura della comunità a Scutari risale al 1994. Gli ospiti sono minori disabili che in precedenza stavano in famiglia o presso l’istituto psichiatrico della città.

Da allora il servizio della comunità si è sviluppato in quattro direzioni cercando soprattutto di integrarsi con le attività svolte all’interno dell’istituto: migliorare le condizioni di vita dentro l’istituto e trasferire in case-famiglia coloro che avrebbero potuto vivere in ambiente alternativo, assistenza domiciliare per l’integrazione sociale e scolastica dei disabili, organizzare periodi di vacanza per gli ospiti dell’istituto con l’ausilio di volontari locali. Attualmente il Progetto Speranza è composto di 6 case-famiglia e 2 laboratori per attività occupazionali e per la lavorazione del legno.

Tra le attività svolte, assistenza domiciliare, trasporto dei bambini disabili alla scuola speciale, sostegno scolastico, aiuto economico alle famiglie per l’assistenza sanitaria, inserimento del personale del Progetto Speranza all’interno dell’istituto per favorire l’integrazione tra le due strutture, inserimenti socio-terapeutici dei disabili in età lavorativa, formazione professionale del personale addetto alle case-famiglia. Il personale impegnato nel Progetto Speranza è di 30 educatori per le case-famiglia, 11 operatori per l’assistenza domiciliare, 2 collaboratori amministrativi, 1 insegnante e 1 infermiere part-time, un autista.

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