Galleria Poggiali venerdì 22 febbraio Livio Scarpella

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 febbraio 2002 00:07
Galleria Poggiali venerdì 22 febbraio Livio Scarpella

Presso la Galleria Poggiali e Forconi in via della Scala 35/A a Firenze si inaugura sabato 23 febbraio alle ore 18 la mostra di Livio Scarpella con catalogo a cura di Aldo Busi. Il giovane e già alquanto affermato artista di origine bresciana espone tredici tele a olio, due bronzi e svariate terrecotte dipinte due delle quali, annuncianti la presente mostra, hanno suscitato grande curiosità e consenso, nonché subitanee richieste di acquisto, alla recente Arte Fiera di Bologna. Artista coltissimo nella storia dell'arte e raffinato nello studio di ogni possibile tecnica antica e contemporanea, per niente propenso agli intellettualismi e alla serialità, Scarpella incarna opera per opera una sintesi di classicità, di classicismo (ovvero ironia e autoironia sulla classicità) e di modernità invero innovativi all'interno della cosìddetta nuova figurazione italiana.
Aldo Busi, che ha seguito il lavoro di Scarpella per due anni prima di pronunciarsi in una presentazione che al solito non mancherà di fare scalpore per il puntiglio delle sue spesso ardite malignità esistenziali sul carattere dell'artista al fine di meglio comprenderne l'opera, ci autorizza a far presente nel presente comunicato stampa che egli considera Scarpella un "suscitatore di desiderio fulmineo e fulminante, uno dei pochi che ti porta a mettere mano al portafoglio senza calcolo alcuno in vista della solita e fallace illusione di investimento; vedi le sue opere e le vuoi tu per una sola ragione: la loro sinistra bellezza ti toglie il fiato e non può finire altrove che a casa propria, e quando ne hai un riflesso sei felice di averla, e felice a lungo".

Scarpella ha già inviti e conferme per altre mostre in Italia e all'estero e corposo si annuncia l'interesse mediatico nei confronti di questa mostra del tutto inedita non solo per Firenze. Non è azzardato prevedere che Scarpella, forse anche grazie alla rarefazione della sua lentissima e maniacale produzione, è destinato, secondo Busi, "a confermarsi uno degli artisti italiani più assolutamente e determinatamente artista della prima metà del secolo". Il testo in catalogo è corredato dalla traduzione inglese di Alastair McEwen.

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