Condono edilizio: via alle demolizioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 gennaio 2002 17:28
Condono edilizio: via alle demolizioni

Dalle tettoie ai box prefabbricati arrivando alle verande, costruzioni rigorosamente abusive realizzate in aree vincolate dalla legge. Sono solo alcuni degli abusi edilizi giudicati non condonabili e quindi per i quali è stata negata la concessione in sanatoria e che presto dovranno essere demoliti. L’Amministrazione comunale sta per dare il via a un pacchetto di interventi di demolizione e ripristino dei luoghi oggetto di abuso edilizio. Si tratta di casi in cui il contenzioso giudiziario è concluso e che sono stati giudicati non condonabili sia perché realizzati in zone con vincolo di inedificabilità assoluta come le aree cimiteriali o aree aeroportuali o zone di rispetto autostradali oppure perché sono stati bocciati in via definitiva dalla Soprintendenza ai beni architettonici o dalla Commissione edilizia integrata del Comune (Cei).

I dinieghi finora rilasciati dall’ufficio condono sono stati 675, la maggior parte per parere contrario della Soprintendenza o della Cei, competente nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Ma ci sono anche casi di costruzioni in aree di inedificabilità assoluta oppure di dichiarazioni mendaci scoperte durante i sopralluoghi che gli uffici effettuano in fase di istruzione della pratica. Il passo successivo alla comunicazione del diniego al cittadino è l’ordinanza di demolizione e successivo ripristino della situazione precedente.

Ovviamente non mancano i ricorsi (430 casi) ma secondo gli uffici alla fine dell’iter la maggior parte dei cittadini effettua in proprio la demolizione. Anzi si può dire che almeno 8 cittadini su 10 preferiscono fare da soli anche perché in questo modo la spesa è inferiore rispetto all’intervento ordinato dal Comune. Ad oggi le pratiche concluse per le quali si può dare il via alle demolizioni sono 93 di cui 5 casi in cui il cittadino ha ottemperato solo parzialmente all’ordinanza. Ben 152 cittadini hanno già proceduto alla demolizione e al ripristino volontariamente.

Comunque, come precisa l’assessore all’urbanistica Gianni Biagi, gli abusi giudicati non condonabili sono davvero pochi rispetto al complesso di richieste di condono (85mila) arrivate all’Amministrazione. “I fiorentini tutto sommato rispettano le normative come dimostra il fatto che su quasi 30mila concessioni rilasciate i dinieghi sono stati solo 675. Inoltre nella quasi totalità si tratta di abusi lievi o modesti come verande o costruzioni precarie in aree di inedificabilità assoluta, non c’è nessuna casa abitata nell’elenco delle demolizioni”.

I casi più frequenti di abuso sono le verande e le tettoie a copertura di terrazzi, le chiusure delle logge e delle rampe con strutture in vetro, i box e le costruzioni sui terreni agricoli o nei giardini, magari utilizzati come ripostigli per gli attrezzi. Casi che hanno un obiettivo comune, recuperare volumi abitabili da aree invece non abitabili.
Il cittadino che ha presentato domanda di condono edilizio deve poter essere informato, dall’amministrazione, di tutti i suoi diritti. Soprattutto qualora vi siano dei vantaggi a suo favore o che, addirittura, il suo caso non abbia neanche bisogno di sanatoria.

E’ quanto sostiene la consigliera di Alleanza Nazionale Gaia Checcucci che, in una interrogazione, ha sollevato il caso di una decisione del direttore dell’ufficio condono edilizio che ha giudicato inammissibile una richiesta di archiviazione. «Nella decisione - spiega la Checcucci - si dice che la richiesta non è ammissibile poiché originariamente era stata presentata istanza di condono e solo successivamente era stata presentata quella di archiviazione, lasciando così intendere che si assume “dovuta” la conoscenza, da parte dei cittadini, di tutti i provvedimenti dell’amministrazione.

E che, evidentemente, non si ammette né una rettifica successiva, ma sempre nel corso del procedimento, né, tantomeno, si ritiene che il Comune abbia il dovere, tramite i suoi uffici, di informare i cittadini dei loro diritti e delle possibilità che i provvedimenti amministrativi riconoscono loro, in particolare, quando vadano a loro vantaggio». «Paradossalmente - scrive la consigliera di AN - si insiste nella richiesta di un’oblazione che, come dimostrato ampiamente dalla documentazione, non è dovuta perché non lo era fin dall’inizio».

«Il difensore civico, informato dei fatti - prosegue l’interrogazione - si è prontamente attivato già dall’agosto scorso ma non risulta che abbia avuto a tutt’oggi risposta dall’assessore e dal direttore competente». Per questo la Checcucci sollecita l’amministrazione «affinché dia spiegazioni in merito alla preoccupante vicenda descritta e provveda alla soluzione definitiva e, ovviamente, positiva della questione», «affinché in futuro non si creino più situazioni come questa in cui il cittadino non viene correttamente informato dei suoi diritti e delle possibilità contenute in atti deliberativi che lo riguardano» e, infine «affinché garantisca che alle istanze promosse dal difensore civico, nei confronti degli assessori e degli uffici, sia dato effettivo seguito e che queste non vengano considerate semplici richieste di delucidazione a cui potersi permettere di non rispondere».

«Questo - ha concluso l’esponente del centrodestra - è un brutto esempio di come la burocrazia amministrativa possa ostacolare il corretto esercizio dei diritti dei cittadini e di come spesso dopo il danno si aggiunga la beffa finale».

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