Sabri Brothers domenica (ore 21,30) alla Flog di Firenze: parte del ricavato devoluto a favore di Emergency e dei profughi della guerra in Afghanistan

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 gennaio 2002 06:32
Sabri Brothers domenica (ore 21,30) alla Flog di Firenze: parte del ricavato devoluto a favore di Emergency e dei profughi della guerra in Afghanistan

I fratelli Sabri sono originari del Pakistan, e sono universalmente famosi per l'intensità, davvero sublime, con cui interpretano il canto "qawwali": vale a dire la musica devozionale che è patrimonio dei musulmani di tradizione sufi. Non a caso, in patria e fuori, sono considerati gli unici in grado di competere con il "Re del qawwali": il gigantesco Nusrat Fateh Ali Khan. E non a caso, fin dal 1990, Peter Gabriel li ha voluti alla corte della sua etichetta, la Real World, per registrare quel disco meraviglioso che è "Ya Habib".

“La musica dei Sabri Brothers non è una musica profana. La loro musica non viene mixata con quella profana. E’ molto importante per loro mantenere il primato della tradizione nella musica sufi ed essi lo manterranno” dice Eva Skalla portavoce del gruppo. Il gruppo musicale Fana è costituito da Dervisci appartenenti alla Via Sufi Naqshbandi che definiscono il loro genere “musica Sufi contemporanea”, e da Dervisci danzanti che hanno sviluppato il loro stile dalla tradizione Mevlevi, fondata dal poeta mistico Jalaluddin Rumi nell’XI secolo.

La musica di “Fana” nasce dalla sapiente alchimia tra voce, strumenti acustici e strumenti elettronici, che vengono usati non solo per creare suggestive armonie di sottofondo alle Danze ma soprattutto per intrattenere con successo un pubblico occidentale eterogeneo, molto più avvezzo ai concerti di musica classica e leggera che non ai rituali estatici e meditativi. Lo spettacolo consiste in una introduzione musicale che man mano accompagna alle profondità mistiche del “Samà”, la Danza dell’Estasi che vede i Dervisci danzanti girare vorticosamente sul loro asse, come i pianeti, per volgersi verso il loro cuore, centro di connessione col Divino.

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