Innovazione: ieri al Palaffari il forum regionale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 dicembre 2001 08:11
Innovazione: ieri al Palaffari il forum regionale

FIRENZE- Un manifesto dell’innovazione per dare le gambe a quello che, nel corso dei lavori del Forum regionale svoltosi ieri al Palaffari, è stato definito come lo “spazio toscano dell’innovazione”, ovvero un modello che sfrutti al meglio le risorse presenti nella nostra regione, mettendole in rete, dando vita ad un sistema coordinato che sia a pieno titolo inserito all’interno dello spazio europeo, che è lo scenario con il quale, inevitabilmente, anche l’economia toscana deve fare i conti.

Il documento sarà approvato dalla giunta regionale non appena riapriranno i lavori dopo le feste per essere poi presentato all’esame del consiglio regionale nelle prime settimane di gennaio. Lo ha annunciato il presidente della Regione Claudio Martini intervenendo a conclusione del dibattito che ha impegnato per l’intera mattinata tutti i protagonisti del mondo produttivo e della ricerca, università e centri di servizi, imprese, enti locali.Un dibattito intenso e proficuo, di cui la Regione ha intenzione di far tesoro, come ha spiegato Martini, per approfondire ulteriormente il tema, aggirando i rischi di provincialismo e autoreferenzialità, superando gli scogli di una interminabile quanto sterile discussione teorica su domanda-offerta di innovazione, ricerca pura- ricerca applicata.

Se il modello toscano, presentato oggi dall’assessore alle attività produttive Ambrogio Brenna, punta con decisione alla creazione, a partire dalle esigenze delle imprese, di un sistema toscano dell’innovazione e del trasferimento al settore produttivo, è necessario, avverte Martini,,non perdere d’occhio la dimensione europea verso la quale, anzi, occorre accentuare l’azione di stimolo. “Il VI programma quadro di ricerca e sviluppo dell’Unione europea – ricorda il presidente Martini - individua chiaramente la dimensione regionale come punto di riferimento ottimale.

Credo che questo si debba concretizzare in esperienze pilota capaci di tradurre la volontà espressa a livello di Unione europea, dall’incontro di Lisbona in poi, di fare dell’Europa il continente più sviluppato del mondo”.
“La Toscana - ha detto Martini - si è candidata a condurre una iniziativa di questo tipo, una inziaitova concreta e sta lavorando proprio per mettere a punto un modello, con altri partner europei”.
Finanziamento di imprese di new-economy, contributi per realizzare prototipi e sostenere l’avvio di produzioni innovative, sostegno alle piccole e medie imprese tradizionali per aggiornare e migliorare gli standard qualitativi delle proprie produzioni ed accrescerne così la competitività sui mercati internazionali, sviluppo e diffusione delle tecnologie digitali per la conservazione e la tutela dei beni culturali.

Questo il risultato dell’impegno della Regione Toscana sul fronte delle politiche per l’innovazione che concretizza un percorso partito molto tempo fa e oggi giunto a un punto di svolta decisivo.
“Le caratteristiche del sistema economico toscano - ha ricordato l’assessore alle attività produttive Ambrogio Brenna - rendono particolarmenete importante per la Regione l’attivazione di politiche di sostegno e incentivazione dei processi di innovazione e trasferimento. Prima di tutto perché la Toscana si caratterizza per la forte presenza di imprese piccole e medie, flessibili e competitive ma tuttavia non in grado di emulare le grandi imprese sul piano della capacità di investimento in ricerca e sviluppo”.
Partendo da queste considerazioni la Regione, fin dal 1993, si era posta il problema del coordinamento fra centri e realtà di ricerca esistenti in Toscana, puntando sull’integrazione fra ricerca e industria attraverso la collaborazione fra i poli tecnologici e scientifici toscani e l’industria più avanzata.

Era nata così la Rete per l’alta tecnologia, con i suoi poli di Pisa, Firenze e Siena, come pure aveva preso le mosse il progetto Ritts (Strategie regionali per l’innovazione e il confronto tecnologico), affidato nel 1997 alla Toscana dalla Ue e che ha prodotto esempi significativi di diffusione dell’innovazione e creazione di un contesto favorevole al suo sviluppo. Due tappe significative ma che oggi devono essere superate in positivo, ripartendo dalle esigenze delle imprese e dalla domanda di innovazione che viene dai distretti della Toscana.

“Le esperienze maturate in questi anni – commenta Brenna – hanno dimostrato che una reale efficacia degli interventi presuppone una concentrazione su specifiche priorità d’azione, sia territoriali che settoriali, come ad esempio le nuove tecnologie per i beni culturali, artistici e ambientali, le bio-tecnologie, l’ingegneria finanziaria per la creazione di nuove imprese innovative, come ad esempio nei settori della new-economy e dei servizi”. Non sarà più, dunque, come in passato, l’innovazione a calare come un modello astratto da imitare, ma saranno direttamente le esigenze delle imprese a modularne le forme e i modi, secondo un percorso dal basso verso l’alto e non viceversa.

“La domanda di innovazione da parte delle imprese - spiega l’assessore - costituirà l’elemento cardine su cui le iniziative di governo dei processi di innovazione saranno costruite”.
La diffusione capillare dell’innovazione riuscirà a tener conto anche delle peculiarità dei distretti produttivi toscani, delle risorse storiche, culturali e naturali che contraddistinguono ciascun territorio e che ne costituiscono una ricchezza capace di produrre reddito e migliorare la qualità della vita.

L’obiettivo deve essere quello di coinvolgere il maggior numero di soggetti, in modo da riguardare non solo le imprese di settori avanzati con particolari attitudini alla ricerca, ma anche le imprese di minori dimensioni. Questo modello, che partirà a livello sperimentale, non potrà ovviamente fare a meno di un coordinamento efficace fra tutti i soggetti (Università, centri di ricerca, centri servizi, istituzioni locali) non tanto per sviluppare alta tecnologia, quanto soprattutto per la promozione di progetti integrati focalizzati su prodotti, processi o servizi di ricaduta diretta sul mondo degli utilizzatori finali.

La ricetta sarà quella di un ente “leggero”, non un’agenzia, quindi, ma una struttura in grado di elaborare criteri e linee di indirizzo, attraverso un comitato di cui faranno parte tutti i soggetti interessati. A fare da interfaccia fra domanda e offerta di innovazione a livello locale saranno i Centri servizi, mentre le istituzioni locali avranno un ruolo chiave nell’analizzare la domanda locale di innovazione e nella ripartizione dei fondi.
La Regione ha inserito nel documento di programmazione finanziato dall'Unione Europea con il fondo di sviluppo regionale per gli anni 2001-2006 una serie di strumenti finanziari per favorire il trasferimento della ricerca e lo sviluppo innovativo dell'economia toscana.

Nelle zone che non sono incluse nell'Obiettivo 2 (la zonizzazione concordata a livello europeo che include le aree a "declino industriale" che usufruiscono degli aiuti previsti dal Fesr, Fondo europeo di sviluppo regionale e che in Toscana include il territorio di quasi tutte le Province) la Regione garantirà con risorse proprie il raggiungimento di questi obiettivi, tramite appositi fondi di rotazione. Nel complesso le nuove politiche regionali per l’innovazione metteranno a disposizione del mondo delle imprese contributi per un totale di circa 200 miliardi di lire, in grado di attivare investimenti per quasi 500 miliardi di qui al 2006.
La prima novità è la possibilità, attraverso prestiti partecipativi, di veder finanziati progetti di ricerca e sperimentazioni di prodotti e processi.

Questo strumento, chiamato pre-seed capital, prevede la possibilità di accedere a finanziamenti ad hoc per consentire la realizzazione di prototipi o di fare ricerche di mercato per verificare la fattibilità produttiva e commerciale di una linea di produzione (pre-seed) che si inserisce nel tessuto produttivo toscano.
A questo scopo le risorse messe a disposizione dalla Regione alimenteranno un fondo di rotazione di oltre 10 miliardi di lire che, si stima, potrà dare vita a circa 40-50 nuove imprese.
Un'altra misura destina circa 50 miliardi per aiutare il lancio di nuove imprese, che già abbiano superato la fase iniziale della verifica, aiutandole a radicarsi sul mercato.

Sia questa che la misura precedente sono destinate ai soggetti privati che potranno accedervi tramite bandi aperti, cioè senza scadenze di termini. Una volta che il bando sarà pubblicato, verrà fatta la selezione dei progetti da parte di un comitato di valutazione e, su questa base, sarà stilata una graduatoria che verrà periodicamente aggiornata. Trattandosi di un fondo di rotazione, la Regione auspica di attivare un sistema in grado di superare i limiti dei Fondi comunitari che, com’è noto, termineranno nel 2006.

Un altro strumento consiste nel favorire, grazie a una disponibilità complessiva di quasi 30 miliardi, il trasferimento alle imprese della ricerca e della tecnologia avanzate. Grazie a questo, le imprese potranno, attraverso i centri di ricerca presenti sul territorio, introdurre nella produzione innovazioni di prodotto e processo, garantendosi una capacità di penetrazione maggiore sui mercato “globale”.
Una ulteriore azione, per circa 20 miliardi, permetterà di attivare, nelle cosiddette filiere forti del sistema produttivo (innovazione formale, biotecnologie, beni culturali, commercio di vicinato, tecnologie per la riduzione della pressione ambientale) interventi in grado di coniugare, a livello locale, domanda di innovazione da parte delle imprese a offerta di ricerca continua e aggiornata.

Finanziamento a fondo perduto, per un totale di 40 miliardi di contributi disponibili, saranno destinati a progetti risultato della collaborazione fra impresa, Università, centri ricerche e finalizzati alla ricerca industriale pre-competitiva
Si prevede di poter finanziare, così, circa 80 progetti.

A completare il quadro, i circa 50 miliardi di lire che verranno impiegato per azioni a sostegno della società dell'informazione. Potranno farne richiesta pubbliche amministrazioni, enti preposti alla ricerca meteorologica, alla prevenzione ambientale, servizi telematici per le piccole e medie imprese.
Si tratta di interventi che puntano a far riappropriare la Regione di un ruolo attivo, come soggetto promotore di politiche dell’innovazione e del trasferimento alle imprese e in sintonia con gli orientamenti dell’Unione europea che raccomanda la necessità di promuovere progetti integrati focalizzati sui prodotti, processi e servizi con ricaduta diretta sul mondo delle imprese.

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