Il cinema di Fassbinder al Multisala Grotta di Sesto Fiorentino dal 1 al 16 ottobre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 settembre 2001 23:47
Il cinema di Fassbinder al Multisala Grotta di Sesto Fiorentino dal 1 al 16 ottobre

Spentasi l’eco della Nouvelle Vague, inariditasi la vena della commedia all’italiana, non ancora esplosa la “british renaissance”, molto buon cinema europeo a metà degli anni 70 parla tedesco. Clamorosamente. Sulla scia di Alexander Kluge, il capofila della svolta. E grazie soprattutto al trio Herzog-Wenders-Fassbinder. Quest’ultimo dei tre il più maudit, radicale, duro e anarchicamente teutonico. Il più teatrale, letterario, melodrammatico (fra Godard e Douglas Sirk), il più estremista e implacabile nella partitura dei sentimenti che orchestra ogni volta sui pentagrammi della solitudine, la diversità, l’emergenza e l’estraneità quotidiana, la trasgressione come poetica e ossessiva salvezza.

E il più prolifico: una trentina di lungometraggi oltre a vari lavori per la televisione in vent’anni di attività (nato a Baviera nel 1946 muore nell’82 per abuso di stupefacenti, come si diceva allora). Cupo e dannato, eccitato, magnificamente falso, tre sono (in sintesi) i periodi artistico creativi della produzione fassbinderiana. Il primo (da L’amore è più freddo della morte a Il mercante delle quattro stagioni) è contrassegnato da un cinema povero che si muove nell’esplorazione del mondo proletario e della piccola borghesia.

Il secondo che parte nel 72 con le Lacrime amare di Petra von Kant focalizza l’attenzione sul mondo borghese. Il terzo infine (Despair, 1977) abbandona l’ottica del cinema povero e approda ai grandi budget internazionali, senza perdere in asprezza espressiva e scendere a compromessi concilianti e manieristici. Come testimonia il testamento Querelle.

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