Una necropoli della Roma Imperiale nella zona industriale di Scandicci

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 maggio 2001 15:42
Una necropoli della Roma Imperiale nella zona industriale di Scandicci

Oltre trenta tombe dal III secolo a.c. al V d.c. nel cantiere per il nuovo stabilimento Matec. Il ritrovamento è del Gruppo Archeologico Scandiccese, gli scavi sono invece coordinati della Sovrintendenza Archeologica di Firenze. La scoperta non rallenterà i lavori per il Nuovo Polo Meccanotessile. Il sito archeologico si trova a poche centinaia di metri dalle uscite dell’A1 e della superstrada Fi Pi Li. Il rinvenimento delle tombe e dei reperti - risalenti all'epoca di Roma repubblicana e imperiale - è di particolare importanza in quanto si tratta della necropoli di tipo costiero trovata più lontana dal mare fino ad oggi.

Alcuni dei resti umani erano conservati all’interno di anfore, a quel tempo usate sulle navi, e questo testimonierebbe che nei pressi di Badia a Settimo oltre duemila anni fa si trovava un porto e un insediamento umano. A risalire alla presenza del sito il Gruppo Archeologico Scandiccese, un’associazione amatoriale incaricata tra l’altro dei sopralluoghi nei cantieri aperti sul territorio comunale, durante una visita agli scavi per le fondamenta di un nuovo stabilimento della Matec Spa. Immediatamente è stata avvertita la ditta esecutrice che sta realizzando l’edificio, la Sovrintendenza Archeologica fiorentina e l’Amministrazione Comunale.

Gli scavi sono iniziati sotto la direzione scientifica della funzionaria di zona della Sovrintendenza Anna Rastrelli, delle assistenti Giuliana Guidoni e Mariangela Turchetti e con la partecipazione dello stesso Gruppo Archeologico. Anche l’impresa di costruzioni ha assicurato mezzi e personale per le prime ricerche, garantendo in questo modo la rapida conclusione del lavoro e di conseguenza scongiurando ritardi nella realizzazione dello stabilimento che farà parte del Nuovo Polo Meccanotessile.

Le prime anfore rinvenute nel corso degli scavi archeologici sono del tipo “africana piccola’, diffuso tra il III e il V secolo d.c., ma andando avanti ne sono venute fuori anche di forme diverse; per una sepoltura ne sono state utilizzate tre, infilata una dentro l’altra. Tra le tombe della necropoli – al momento ne sono venute alla luce una trentina – ne sono emerse anche del tipo “alla cappuccina”, fabbricate con tegole disposte a doppio spiovente, ma il rinvenimento più importante, a valorizzare ulteriormente l’interesse storico del sito, è quello dei resti di una necropoli più antica, databile in età repubblicana tra la fine del III ed il I secolo a.c.

“I risultati di questi scavi – spiega Anna Rastrelli – hanno un’importanza particolare in quanto consentono di ricostruire i traffici commerciali e il piano degli insediamenti romani lungo l’Arno”, fiume che attualmente scorre a circa un chilometro dal sito archeologico, ma che con buone possibilità ai tempi della Roma Repubblicana e Imperiale seguiva un altro percorso. Una volta prelevati dal sito i reperti venuti alla luce lo stabilimento della Matec Spa sarà portato a termine, con la garanzia per i futuri archeologi della notazione di una pianta della necropoli sulla planimetria del progetto di edilizia industriale.

“I reperti– spiega il Vicesindaco e Assessore alla Cultura di Scandicci Simone Gheri – una volta restaurati andranno nella ex scuola di Badia a Settimo, dove già ora sono conservati altri resti archeologici e paleontologici. La struttura di Badia si configurerà così ancora di più come un vero e proprio museo”.

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