Prima nazionale di un testo del belga Dopagne nell'interpretazione di Marcella Ermini, in un progetto da lei curato assieme a Renata Palminiello, coadiuvata dalla giovane Serena Mannelli. La storia è semplice: una donna di una certa età si presenta al pubblico per raccontare di sé. E' separata, il figlio adolescente è morto suicida, la figlia maggiorenne vive ormai lontana. Cosa c'è di così interessante in lei, che valga la pena di essere raccontato, vien da pensare. E invece l'ha portata in teatro un impresario che dopo averla sentita parlare alla gente in un grande magazzino è rimasto così colpito dalla sua personalità da proporle di trasformare il racconto della sua vita in un lavoro.
Perché? "Quello che vuole il pubblico al giorno d'oggi è qualcosa di diretto. Di diverso, di vero. Storie in carne ed ossa. Il pubblico vuole vedere, toccare." Ma il teatro, meno ingenuo della TV, sa usare l'onesto inganno del teatro-verità per riflettere. Marcella dice: "Le storie sono tutte uguali. La mia storia è la storia di tutti, sono i protagonisti che le rendono uniche." E sono il bisogno di raccontarle e la necessità di ripeterle che le fanno diverse.
