Un Turco sotto il segno della luna

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 gennaio 2001 11:44
Un Turco sotto il segno della luna

In questo caldo gennaio fiorentino, con la Firenze sportiva delusa dal gran rifiuto del turco Terim, è approdato al Teatro la Pergola martedì 23 un altro turco, decisamente più frivolo e meno spigoloso del suo connazionale che di mestiere fa l’allenatore di squadre di calcio. Si tratta di Selim Salamelec, armatore con tanto di fez e caffettano, uno dei protagonisti della piacevole commedia musicale “Il ritorno de il turco in Italia” diretta dall’aretino Angelo Savelli e musicata dal francese Jean Pierre Neel.

Lo spettacolo arriva portandosi dietro una serie di successi avuti nei teatri italiani ed effettivamente quello fatto da Angelo Savelli e Jean Pierre Neel è un lavoro di qualità, in cui traspare la passione e l’interesse del regista per la commedia musicale italiana. E’ una strada originale, quella percorsa da Savelli, nel tentativo di costruire un musical tutto italiano, ritornando all’opera buffa e al suo antecedente, la cultura popolare napoletana. La figura di Gioachino Rossini è qui centrale: anche se Savelli rielabora secondo il suo talento il famoso libretto “Il turco in Italia” scritto da Felice Romani per il compositore marchigiano, lo stile musicale e drammaturgico rossiniano rimangono punti di riferimento, potenti strumenti di rinnovamento dello schema dell’opera buffa tradizionale.

E infatti si ritrovano presenti nello spettacolo tutte le cifre stilistiche, dal virtuosismo vocale al crescendo, che hanno reso famoso Rossini, con quel misto di frivolezza e malinconia che segna la trama della commedia fra intrighi ed equivoci. Se Rossini è il punto di partenza la commedia ha poi una sua complessità fatta di rimandi alla commedia popolare italiana, alla tradizione farsesca e macchiettistica, alla tradizione musicale fino a Carosone, il tutto ispirato dalla poetica felliniana con il personaggio Guido Anselmi, alter ego di Fellini, che cerca di rimettere in piedi un soggetto da film popolato di personaggi sgangherati e situazioni comiche.

E così tra macchiette alla Totò ed esotismi fasulli, tra finti gagà e veri poveracci, tra ritmi cha-cha-cha e canzonette anni ’60 emergono i nove attori, tutti bravi nelle loro performance canore ed interpretative, con una menzione particolare per Gennaro Cannavacciuolo nella parte del marito geloso e Giovanni Franzoni nella parte del viveur Zezè. Si ride molto nella prima parte, più solare, con lo spettacolo che ci riporta veramente ai mitici e ruggenti anni ’60 all’insegna del divertimento e del vivere sempre e comunque sotto le luci della ribalta; mentre nella seconda parte, fatta più di malinconia e solitudine, si apprezzano di più i caratteri dei personaggi, sotto lo sguardo benevolo della luna.

(RO)

In evidenza