Uranio impoverito: 10 anni di contaminazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 gennaio 2001 15:14
Uranio impoverito: 10 anni di contaminazione

Assemblea pubblica, giovedì 25 gennaio 2001 -ore 21.15- alla Casa del Popolo 25 aprile in Via del Bronzino 117 a Firenze, organizzata dalla Commissione Internazionale della Federazione di Firenze del PRC e dai Circoli del Quartiere 4.
Intervengono: Enrico Falqui, docente universitario, cons. Prc Comune di FI; Paolo Manzelli, ricercatore chimico dell'Università di Firenze; Roberto Musacchio, Responsabile naz. Ambiente Prc. Info: rifondazione.fi@dada.it.
Intanto una mozione per la condanna dell’uso delle armi all’uranio impoverito è stata presentata in Consiglio Provinciale di Grosseto dalla consigliera del Gruppo Centro-sinistra Susanna Cesaretti: "Ogni giorno vengono alla luce nuovi drammatici casi di giovani militari ammalati o uccisi dalla leucemia.

La stragrande maggioranza di loro ha partecipato alle missioni in Bosnia ed in Kosovo, altri erano in servizio nei poligoni di tiro sul territorio italiano in cui l’aviazione e le artiglierie degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, in ossequio alla servitù Nato, si addestrano all’uso dei proiettili perforanti. Questi proiettili, per risultare devastanti sull’obiettivo colpito, sono costituiti da un’anima di uranio impoverito, materiale particolarmente letale quando viene sprigionato nell’aria dall’esplosione o quando si deposita sul terreno, inquinando la zona con particelle nucleari radioattive.

Centinaia di questi proiettili sono stati scaricati dai jet americani ed inglesi nel Mar Adriatico con conseguente contaminazione radioattiva delle acque e con grave pericolo per il patrimonio ittico, e con il rischio che, tramite la catena alimentare, possa trasmettersi questa contaminazione nei cibi. Di fronte al moltiplicarsi dei casi di leucemia e di malattie sospette su giovani di buona e robusta costituzione, il muro di omertà con il quale la NATO cercava di occultare la pericolosità di questi ordigni si sta finalmente sgretolando.

Il nostro Governo, i nostri vertici militari non potevano non sapere, perché gli effetti venefici di questi proiettili si erano evidenziati in tutta la loro crudeltà già nella guerra dei Golfo, con decine di casi tra i militari americani ed un numero non ancora stimato - sicuramente diverse migliaia di persone - nella popolazione civile irachena costretta a vivere sui territori contaminati. Si dovrebbe per questa vicenda riaprire, una indagine, sui militari italiani che a quel tempo parteciparono alla guerra, data l’esiguità del numero dei nostri militari nessuna indagine è o fu svolta, ma non per questo non vi furono conseguenze, casi di leucemia, melanomi e sarcomi, che hanno portato alla morte di un numero di militari non ancora accertato, ma sul quale dovrà essere svolta un’indagine approfondita per valutare quale ne sia stata la reale consistenza.

Così come dovrà essere fatto uno screening approfondito e ripetuto negli anni, per tutti i militari che hanno partecipato alla guerra dei Balcani, e in particolare, per i militari del battaglione “Savoia”, che ha partecipato alle azioni militari, partendo proprio da Grosseto. Le bombe umanitarie dunque non erano tali nè al momento della loro esplosione sui territori della ex-Jugoslavia nè oggi, perché continuano a mietere vittime tra i militari ed i volontari civili impegnati in quelle zone ed hanno reso invivibili i territori “liberati” per le popolazioni che quelle terre hanno sempre abitato.

Non solo la guerra non costruisce la pace, ma avvelena il futuro".

Il Consiglio provinciale, approvando all'unanimità una mozione della VI commissione consiliare (Pace, gemellaggi, rapporti internazionali), ha aderito alla Campagna nazionale per la messa al bando delle mine antipersona e ha invitato. Il Presidente della Giunta è stato invitato a formalizzare l'adesione della Provincia di Firenze alla Campagna, volta a sensibilizzare Governi, Parlamenti e Popolazione.
La Commissione pace della Provincia di Firenze sollecita l'approvazione della legge istitutiva del 'Fondo per lo sminamento umanitario' e in questo quadro ha chiesto che "una congrua parte di questo Fondo venga destinato alla bonifica della 'no-fly zone' curda nel Nord Iraq, dove notoriamente sono disseminate circa 20 milioni di mine antipersona che causano numerose vittime".

Questa situazione impedisce la ripresa delle attività sociali ed economiche e dunque favorisce la diaspora curda verso l'Europa.

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