Torna al Teatro Studio di Scandicci Motus, il gruppo di culto del nuovo teatro italiano, con uno spettacolo in esclusiva per la Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 gennaio 2001 07:57
Torna al Teatro Studio di Scandicci Motus, il gruppo di culto del nuovo teatro italiano, con uno spettacolo in esclusiva per la Toscana

Una coproduzione Teatro di Roma dal 12 al 14 gennaio tre repliche al giorno alle ore 20.00, 21.30, 23.00 (40 spettatori a replica).
VISIO GLORIOSA è essenzialmente un percorso che forse mai troverà il punto conclusivo, anche per la natura stessa dei materiali di riferimento che sono in continua evoluzione ed arricchimento in base ai viaggi, agli incontri. La visionarietà dell’evento è strettamente connessa alla nostra stessa capacità di calarci in una dimensione “visionaria ed allucinata”, alla nostra predisposizione a perdere i riferimenti temporali e spaziali per riuscire a concepire qualcosa che tende sempre all’“oltre”.

VISIO GLORIOSA nasce come evento circolare senza inizio e senza fine, senza possibilità di visione univoca, o frontale, andando ad infrangere ogni concezione canonica di tempo e sviluppo scenico. Tutto avviene, in flusso estenuante ed ostinato, gli attori paiono agire coralmente senza nulla concedere in realtà alle relazioni. Parole, parole dell’estasi, parole pesanti e leggere, parole come aria soffiata come nuvole in viaggio, parole grondanti di sangue ed oscuri timori: parole di Maria Maddalena de Pazzi e Santa Caterina da Siena, che – come scrive il curatore del libro di Maria Maddalena, Giovanni Pozzi -: “ ….sono assorbimenti repentini, alienazioni totali dal mondo circostante, visioni descritte nei particolari, voltate ai sensi allegorici, applicate a realtà terrene, motivate con elucubrazioni di raffinata astrattezza; sceneggiatura di fatti ultraterreni, svoltisi sulle soglie dei più alti cieli o nel fondo degli abissi infernali, intramezzate da danze, corse, agitazioni convulsive o rigidità corporee; e soprattutto lunghissimi eloqui, svolti ad alta voce, con parole veloci o scandite, sommesse od urlate, ininterrotte od intercalate da silenzi contemplativi…..”
…Questo testo, come le poesie di Juan De la Cruz ( curate da Giorgio Agamben ) hanno in sé una ricchezza concettuale e fantasmatica enorme, sono labirinti, pozzi poetici in cui emerge essenzialmente tutta la tensione fra un corpo fisico e pesante ed il desiderio di farlo esplodere, di uscire da esso: sono anticipazioni della teoria del “ corpo senza organi ” di Artaud che sempre ha condizionato il nostro pensiero sull’ attore ed il teatro stesso…..

e soprattutto racchiudono una folle carica di anarchica ribellione ad ogni tentativo di formalizzare rigidamente il rapporto uomo / Dio.
“….La mistica oscilla fra la passione dell’estasi e l’orrore del vuoto. Entrambi presuppongono un’ardua volontà di fare tabula rasa……Una coscienza spossessata di tutte le immagini è la condizione indispensabile dello stato di estasi e dell’esperienza del vuoto. Non si vede più niente all’infuori del niente, e questo niente è tutto.. L’estasi è una presenza totale priva di oggetto, un vuoto pieno.

Un brivido che attraversa il nulla…….” scrive ancora Cioran in “ Lacrime e Santi”.
Ed il suo amaro nichilismo ci ha sempre affiancato durante tutto l’allestimento di VISIO GLORIOSA, che vogliamo prefigurare innanzitutto come “ esperienza”, sia per gli attori, che per gli spettatori stessi, al di là delle logiche classiche della spettacolazione teatrale. Un evento multilingue: italiano, inglese, francese, tedesco, serbo e latino…… dove come in tutti i nostri lavori l’intermediazione elettronica del suono si fa opera di capillare articolazione e meticolosità.

Contributi sonori di lotte e rivolte, di proteste e manifestazioni politiche, di guerre e marce trionfanti: un mondo esplodente ed irrequieto a confronto con l’irrequietezza interiore delle mistiche che nella clausura delle loro celle hanno a loro modo inscenato rivoluzioni! VISIO GLORIOSA si colloca infatti in perfetta continuità con tutto il lavoro svolto sino ad ora: dalla dimensione “mitica” a quella “mistica”.

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