Prato avvia un progetto di collaborazione con la Cina per il restauro di tessuti antichi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 novembre 2000 19:02
Prato avvia un progetto di collaborazione con la Cina per il restauro di tessuti antichi

- Consulenze specialistiche, corsi di formazione e una collaborazione tecnico-scientifica per il restauro di un rotolo di seta scoperto nella tomba dell'imperatore Qinshihuang (259-210 a.C.), il cui corredo funebre è quell’esercito di terracotta che rappresenta il più grande ritrovamento archeologico del XX secolo e che è già considerato l’ottava meraviglia del mondo. Le autorità cinesi hanno fatto richieste precise e concrete agli interlocutori pratesi durante un convegno che si è svolto a Pechino alcune settimane fa, a cui ha partecipato l’assessore alle Politiche comunitarie, Giancarlo Maffei, e a cui erano stati invitati il Museo del tessuto di Prato e l’Opificio di pietre dure di Firenze.

L’iniziativa, promossa dall’Unesco in collaborazione con il ministero degli Esteri e l’ambasciata italiana a Pechino, ha avviato quindi un rapporto di collaborazione i cui termini sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa dallo stesso Maffei, dall’assessore alla Cultura della Provincia, Gerardina Cardillo, dal segretario generale del Museo del Tessuto, Emanuele Lepri, dal responsabile della sezione dipinti e tessuti dell’Opificio di pietre dure di Firenze, Marco Ciatti, e da Antonio Peduzzi dell’Unione industriale pratese.

“Le proposte di collaborazione che ci vengono dalle autorità cinesi sono di grande rilievo – ha sottolineato Maffei – importanti dal punto di vista culturale e scientifico e in grado di aprire un canale di rapporti utile anche in area più prettamente economica”. L’assessore Cardillo ha spiegato che l’attenzione per il restauro delle sete antiche, di cui la Cina possiede un patrimonio ricchissimo, si inserisce nel clima di sviluppo culturale che il paese sta vivendo. “Con l’avvio di questo progetto – ha concluso - Prato si candida come referente in Italia per offrire risposte concrete alle necessità cinesi: l’addestramento di personale qualificato e l’acquisizione di strumenti e tecniche di restauro”.

In Provincia già si sta lavorando alla progettazione dei corsi di formazione da svolgersi a Prato, rivolti a cinesi, che poi tornerebbero a lavorare nel loro paese, e a italiani, dato che anche in Italia c’è una forte domanda di restauratori di tessuti. Lepri ha sottolineato come questa sia un’opportunità per il Museo del tessuto, che si candida a divenire, soprattutto quando sarà collocato nei 2.400 metri quadri assegnati come sede definitiva nell’area dell’ex Campolmi, punto di riferimento per la cultura tessile anche moderna, essendo l’unico che raccoglie e conserva anche i campionari dell’attuale produzione.

Marco Ciatti ha ricordato come all’Opificio fiorentino esista dal 1981 anche una sezione dedicata al restauro dei tessuti, che recentemente si è occupata per esempio dei ricami del Pollaiolo del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, e che è impegnata nel restauro dei 6.000 pezzi del Museo del Tessuto pratese. “In Cina il lavoro sul patrimonio esistente co-mincia ora – ha detto Ciatti – la prima legge di tutela è del 1982 e devono cominciare dagli strumenti di base: tecnica e personale specializzato”.

Per la seta dipinta di Xi’an scoperta nella tomba dell’imperatore si sta già progettando un sopralluogo dei restauratori dell’Opificio, preludio indispensabile al lavoro di studio e ricerca che sarà necessario prima di affrontare il restauro vero e proprio.

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