Uniti, in un fronte di difesa ambientale contro i sindaci della zona, i Verdi, Democratici-Rinnovamento, il Pdci e lo Sdi, oltre che Rifondazione che fa parte della minoranza di sinistra.
Secondo il capogruppo dei Verdi, Fabio Roggiolani, e quello dei Democratici, Erasmo D'Angelis, esiste un reale pericolo che l' attivita' estrattiva in atto in molte zone del Valdarno aretino venga estesa dopo il parere favorevole espresso in tal senso dal Comune di Terranuova Bracciolini, alla fine dello scorso luglio, alla richiesta di modifica del Piano delle attivita' estrattive (Prae) presentata dal Consorzio cavatori Valdarno e Gori.
I due capigruppo hanno sollevato la questione alla vigilia della conferenza di acquisizione dei pareri delle organizzazioni economiche e sindacali che la Regione convochera' il prossimo 16 ottobre.
Le modifiche proposte al Prae, hanno detto i due capigruppo, non riguardano solo ampliamenti dei confini di cava esistenti ma prevedono l'aggiunta di altre aree di escavazione e si configurano quindi come vere e proprie varianti che, come tali, devono essere approvate dal consiglio regionale.
Le modifiche richieste, tra l'altro, secondo quanto ha sottolineato Roggiolani, avvengono in ''un quadro normativo confuso'': secondo una vecchia legge regionale dell' 80 sulle cave, in base alla quale vengono anche acquisti pareri che finiscono per tener fuori il consiglio regionale dalla decisione di variare il Prae, cosa invece
prevista da una legge regionale del '98.
Il tutto avverrebbe inoltre in assenza di un piano delle attivita' estrattive da parte della provincia di Arezzo.
Per questi motivi Roggiolani ha presentato una interrogazione chiedendo una moratoria fino alla armonizzazione degli strumenti relativi alle attivita' estrattive, chiede cioe' di non incrementare il numero delle cave fino a quando la Regione non avra' fatto un nuovo piano basato sulla stima del fabbisogno complessivo di materiali da estrarre.