Quasi 130 mila aziende che saranno "radiografate" grazie ad un
questionario di sedici pagine articolato in circa un centinaio di quesiti; un
lavoro che nell'arco di appena 60 giorni consentira' di raccogliere una
mole imponente di dati, costruendo un identikit quanto piu' possibile
completo ed aggiornato dell'agricoltura toscana.
Sono questi alcuni dei
dati che caratterizzano il quinto Censimento nazionale generale
dell'agricoltura, ormai al via anche in Toscana, dopo un intensa attivita'
preparatoria che l'Istat - ovvero l'Istituto nazionale di statistica, con i suoi
75 anni di esperienza - ha svolto assieme alla Regione Toscana, in
particolare con il suo ufficio statistica, agli enti locali, alle associazioni
professionali.
Rispetto al precedente censimento, quello del 1990, si dimezzano i tempi,
raddoppiano gli operatori, aumentano le domande, nello sforzo di fornire
un quadro del settore agricolo che tenga conto di tutti cambiamenti
registrati negli ultimi anni, in termini di attivita', fonti di reddito, funzioni.
"Il censimento - spiega a questo proposito l'assessore all'agricoltura, Tito
Barbini - consentira' di misurare l'agricoltura non solo in base al suo peso
sul prodotto interno regionale o agli occupati, ma anche in base al suo
contributo in termini di benessere per i cittadini toscani, di qualita' dei
prodotti, di qualita' della vita.
In questo senso, c'e' una forte coincidenza
tra quello che il censimento ci permettera' di conoscere e le concezioni che
stanno alla base del nostro Piano di sviluppo rurale, recentemente
approvato da Bruxelles. Per questo strumento, con il quale l'agricoltura in
senso tradizionale si allarga fino a comprendere la tutela del territorio e il
turismo ambientale, la fornitura di prodotti tipici e la riscoperta di
tradizioni e mestieri antichi, il censimento costituira' un punto di
riferimento obbligato, aiutandoci a calibrare meglio i nostri interventi nei
prossimi anni".
"La Regione Toscana - ricorda invece l'assessore all'organizzazione, al
sistema informativo regionale e alle infrastrutture tecnologiche, Carla
Guidi - ha una lunga tradizione di piena e consapevole utilizzazione del
patrimonio informativo di fonte censuaria, con collaborazioni ed
approfondimenti che risalgono gia' agli anni Settanta.
In occasione del
censimento della popolazioni del 1991, ad esem pio, abbiamo realizzato in
colaborazione con l'Istat, specifiche iniziative di rilevazione sul
pendolarismo per lavoro e per studio e, in seguito, numerosi
approfondimenti su temi demografici e sociali.
Quanto ai prossimi
censimenti, da essi ci aspettiamo molto, sia in termini di quantita' di
informazione, sia in termini di tempestivita', grazie all'utilizzo di nuove
tecnologie. E questo vale in particolare per l'agricoltura che, essendo
materia con forti competenze della Regione e degli enti locali, e' un
terreno dove il nuovo patrimonio conoscitivo potra' essere
immediatamente impiegato a fini operativi".
Come sara' organizzato
Le modalita' del censimento sono illustrate nel
Piano regionale, che individua come organi di censimento l'ufficio
regionale - supportato da una commissione tecnica regionale - a cui si
aggiungono specifici uffici provinciali - costituiti presso le Camere di
commercio - e comunali.
La raccolta dei dati, tramite rilevazione diretta presso tutte le aziende
agricole, avverra' tra il 22 ottobre e il 31 dicembre.
Membri dell'ufficio
regionale a parte, in Toscana saranno impiegati 10 responsabili provinciali,
64 coordinatori intercomunali e un numero di rilevatori compreso tra 900 e
1.100 unita'. Il costo dell'operazione e' valutato in oltre 5 miliardi, quasi
totalmente a carico dell'Istat. Circa 700 milioni serviranno alle attivita' di
supporto e sensibilizzazione: di essi 120 milioni saranno assicurati dalla
Regione.
In gennaio i dati saranno immessi in una rete telematica appositamente
predisposta, rendendoli visibili agli uffici regionali e all'Istat.
I primi
risultati saranno disponibili gia' a marzo.
A cosa servira'
I dati del censimento - lo abbiamo detto -
rappresenteranno il quadro di riferimento sul quale impostare il
monitoraggio degli effetti sulle aziende agricole dei finanziamenti attivati
con le varie misure del Piano di sviluppo rurale. "In particolare - spiega
Barbini - li utilizzeremo con particolare attenzione in relazione ai fondi
destinati ad aiutare i giovani nell'acquisto e nella conduzione delle aziende
agricole, perche' lo svecchiamento della nostra agricoltura, in un settore in
cui il 38 per cento degli addetti supera i 65 anni e solo il 12,4 risulta sotto i
45, e' un forte impegno del governo regionale".
E non solo, ovviamente.
Le informazioni sulle superfici interessate alle
varie colture ed alle consistenze degli allevamenti contriburanno
all'individuazione degli interventi piu' idonei a migliorare la competitivita'
delle filiere agro-industriali, sfruttando nel modo piu' redditizio le
opportunita' comunitarie.
Particolarmente importante sara' la disponibilita' di dati aggiornati per
settori strategici quale quello viticolo, un settore in cui dal 1990 le
superfici per vini di qualita' sono aumentate (da 28.623 a 33.094 ettari),
mentre sono state ridimensionate le superfici complessive (da 70.755 a
67.298 ettari), ma che soprattutto e' chiamato ad un netto ringiovanimento
degli impianti (moltissimi dei quali sopra i 25 anni di eta'); o quello
olivicolo, con la sua ottima tradizione di qualita', per il quale dal
censimento ci si aspetta un ulteriore incremento delle superfici investite
(nel 1990 erano 88.827 ettari, oggi se ne stimano 103.623).
Di grande significato anche la "fotografia" delle nuove fonti di reddito,
come l'agriturismo (con le aziende passate dalle 377 del 1991 alle 1.738
del 1999, con 25 mila posti letto e un fatturato di quasi 250 miliardi) e le
coltivazioni biologiche (con ben 1.400 aziende interessate).
Il questionario affronta anche problematiche quali la cura dei boschi, la
destinazione dei prodotti forestali, la difesa idro-geologica del territorio.
I dati di partenza e le previsioni
Ricordiamo che il censimento 1990
aveva rilevato 149.741 aziende presenti in Toscana, con una superficie
totale di 1.776.563 ettari e una superficie agricola utilizzata di 927.568
ettari. Ben il 30,6 per cento di esse avevano una superficie inferiore
all'ettaro, mentre solo il 3,7 superava la soglia dei 50 ettari.
Le province di
Massa Carrara, Lucca, Pistoia ed Arezzo registravano il piu' alto numero
di aziende di piccole e piccolissime dimensioni, soprattutto nelle zone
montuose.
Sulla base di dati Istat del 1996 - ricavati da una rilevazione campionaria -
e di dati della Regione, per questo censimento si stima un calo di circa il
17 per cento delle aziende da rilevare, una riduzione del 4 per cento della
superficie totale e del 3 per cento di quella utilizzata.
Particolarmente forte - 25-30 per cento - si stima la riduzione per le
aziende inferiori ad un ettaro, piu' lieve - 4-5 per cento - quello per le
aziende con un superficie tra un ettaro e 5 ettari.
Un incremento lieve,
invece, sull'ordine del 3-5 per cento per l'imprese con una superficie fra i
5 e i 20 ettari, che diventa piu' sostanzioso - sul 10-15 per cento - per le
aziende di superficie superiore.
Si prevede la scomparsa di molte piccolissime aziende per decesso dei
conduttori piu' anziani o per abbandono dell'attivita' agricola, con un
incremento della superficie media aziendale. Per quanto riguarda la
conduzione si dovrebbe registrare un incremento sia della conduzione
diretta che di quella con salariati, mentre dovrebbe scomparire
definitivamente la mezzadria, grazie all'attuazione della legge sui patti
agrari.