Protezione civile: una casetta in legno invece dei container

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 giugno 2000 16:08
Protezione civile: una casetta in legno invece dei container

Una vera casetta in legno, ecologica e funzionale, al posto dei container per far fronte alle necessita’ di chi e’ costretto a lasciare le proprie abitazioni dopo terremoti, alluvioni, calamita’ naturali in genere.
L’innovativo progetto, nato dalla collaborazione fra Regione Toscana, Arsia, Cispel e dal Cnr (Istituto per la ricerca sul legno di Firenze) e’ stato presentato oggi a Firenze, in Palazzo Vecchio, dall’assessore alla protezione civile Tommaso Franci e dall’assessore a agricoltura e foreste Tito Barbini che ne hanno evidenziato alcuni aspetti salienti: la qualita’ dell’alloggio (circa 45 metri quadri per ospitare quattro persone), i costi contenuti (meno di 30 milioni), la rapidita’ di montaggio (appena 8-10 ore).


Caratteristiche per le quali il progetto ha subito ricevuto un’investitura ufficiale: l’agenzia nazionale per la protezione civile, secondo quanto annunciato durante la presentazione, lo assumera’ come progetto pilota per il nostro Paese. E in effetti la casetta, il cui nome tecnico è “Clea” (Casetta in legno per emergenze abitative), ha qualita’ che la rendono unica nel panorama nazionale.
Si tratta infatti di una casetta completa e funzionale (cucina, soggiorno, due camere e bagno) .

Formata da pezzi preconfezionati per consentirne un agevole montaggio, la casetta puo’ essere trasportata smontata nei luoghi colpiti da calamita’, con evidenti vantaggi in termini di trasporto e di stoccaggio nei magazzini. “Il montaggio e’ estremamente agevole - ha sottolineato Franci - e cio’ consentira’ di offrire soluzioni abitative funzionali in tempi rapidi”.
“Inoltre – ha aggiunto - il comfort che offre agli ospiti e’ di gran lunga superiore a quello dei piu’ tradizionali container”.
La casetta Clea (il cui prototipo e’ stato montato oggi a scopo dimostrativo in Piazza signoria) offre inoltre vantaggi anche per l’ambiente e, complessivamente, per il sistema produttivo della Toscana.

Potra’ infatti essere realizzata con un tipo di legname (essenzialmente douglasia, ma anche pino nero), che viene diffusamente coltivato nelle foreste toscane e che viene periodicamente soggetto a diradamento. La douglasia, attualmente estesa per 5 mila ettari, dall’Abetone, alla Consuma, al Casentino, alla Valtiberina e al Monte Amiata, e’ una conifera a rapido accrescimento, che dagli anni ’70 è stata diffusa sul territorio grazie anche agli interventi legislativi e finanziari della Regione Toscana.

Il pino nero, anch’esso utilizzabile per costruire parti di Clea, è esteso per 12 mila ettari, con presenza in tutte le province, ma in modo più rilevante nelle province di Firenze e Arezzo.
“L’utilizzo di questo tipo di legname per la realizzazione delle casette - ha evidenziato Barbini - consentira’ non solo di implementare la coltivazione dei boschi, ma anche di continuare a offrire alle popolazioni rurali e montane occasioni di lavoro e di sviluppo economico del territorio, grazie anche alla lavorazione artigianale dei pezzi da parte delle aziende di trasformazione del legno”.


Utilizzando legno proveniente da diradamenti, Clea potra’ contribuire a suo modo alle operazioni di cura e manutenzione delle foreste toscane e nello stesso tempo divenire elemento di sviluppo di un comparto molto radicato in Toscana (sono circa 500 le imprese di utilizzazione boschiva e 14mila quelle dell’intero settore legno-mobili).
Il tutto, grazie anche alle prospettive che si sono aperte dopo la presentazione di oggi: “La casetta Clea – ha detto Enzo Galanti dirigente dell’agenzia nazionale per la protezione civile - potra’ contribuire allo sviluppo di insediamenti abitativi sia nella fase di emergenza che in quella di ricostruzione.

Per questo la protezione civile ha deciso di assumerlo come progetto pilota a livello nazionale”.
Ma come è nato il progetto? Per realizzare l’idea delle casette si sono unite le competenze della Regione, in particolare con la protezione civile, dell’Arsia (l’agenzia di sviluppo agricolo e forestale che ha realizzato dal ’95 ad oggi vari progetti sul legno, fra i quali ricordiamo un kit di montaggio per i primi modelli di casetta, che erano destinati ad un uso rurale, e barriere antirumore e guard rail in legno, che hanno visto la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestale dell’Università di Firenze e del Consorzio Calbos che raggruppa la quasi totalità degli operatori boschivi, segherie, falegnamerie ed aziende affini del Casentino) il Cnr-Istituto per la ricerca sul legno di Firenze, la Cispel (l’associazione delle aziende pubbliche della Toscana) e il volontariato.

Confederazione delle Misericordia, Anpas e Vab, stanno tra l’altro predisponendo squadre di volontari che nelle prossime settimane verranno addestrati ad un rapido montaggio e smontaggio della struttura.

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