Lo "stato dell'ambiente", le "pressioni sull'ambiente", le "politiche dell'ambiente" in Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 gennaio 2000 19:44
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Dall'aria che respiriamo alla qualita' dei nostri fiumi e del nostro mare, dai primi risultati dei monitoraggi sull'inquinamento elettromagnetico ai dati demografici, sociali, economici rilevanti dal punto di vista ambientale. Elaborato dal dipartimento ambiente e territorio della Regione Toscana, assieme all'Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale) e all'Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica), con la collaborazione scientifica di Ambiente Italia, il "Rapporto 2000" sullo stato dell'ambiente in Toscana, presentato oggi al Palazzo dei Congressi.

e' il quinto e ultimo di questa legislatura. Come gli anni passati rappresenta il risultato di un ampio lavoro di raccolta ed aggiornamento di tutti i dati ambientali disponibili, organizzati per i vari settori di riferimento, e conferma una struttura suddivisa in tre parti: lo "stato dell'ambiente", le "pressioni sull'ambiente", le "politiche dell'ambiente", quest'ultime particolarmente importanti perche' consentono di tracciare un bilancio di cinque anni di governo regionale. Di grande rilievo, in ogni caso, anche le parti curate specificamente dall'Arpat e dall'Irpet che ci offrono uno spaccato sulla salute dell'ambiente toscano, quanto piu' possibile completo e aggiornato.

Ecco alcuni dati, tra i piu' significativi.

Dati contrastanti sull'aria
Il rapporto mette a disposizione i dati relativi alle emissioni dei gas responsabili dell'"effetto serra": solo per l'anidride carbonica in Toscana si parla di quasi 34 milioni di tonnellate annue, circa 9.600 chili pro capite.

Sono riportate anche le tendenze che hanno caratterizzato il 1998 in tutte le principali citta' toscane. A Firenze e' stato cosi' possibile registrare i miglioramenti prodotti dal rinnovo del parco autoveicolare e dalla crescita dei veicoli catalizzati, con il contenimento dell'ossido di carbonio. In diminuizione, ma in maniera meno netta, il biossido di azoto, che dipende almeno per un terzo dai riscaldamenti domestici. Consistente il decremento del benzene, anche se non in misura sufficiente a raggiungere il "valore obiettivo" indicato dalla legge; si conferma come un problema l'ozono, per il quale, segnala il rapporto, "non appare chiara la possibilita' di riduzione consolidata e stabile...

poiche' la formazione di ozono e' un fenomeno complesso, non lineare e fortemente dipendente da condizioni metereologiche ed emissive di area vasta". Sono tendenze che, in misura piu' o meno accentuata, si ritrovano anche in altre citta', come Arezzo, Lucca, Pisa, che registrano un abbassamento di anidride carbonica e biossido di azoto e una crescita dell'ozono. Piu' o meno costante la qualita' dell'aria a Pisa, mentre miglioramenti si registrano nel comprensorio del cuoio per le concentrazioni di idrogeno solforato e per le maleodoranze.

Da segnalare che a Livorno gli standard di qualita' sono stati rispettati anche nelle postazioni localizzate in zone ad alta densita' industriale.

Allarme rumore
Nel corso del 1998 in Toscana si sono spesi circa 8 miliardi e mezzo per bonifiche acustiche. Una cifra ancora insufficiente, rispetto alla quale vanno segnalati gli 805 esposti per disturbi da rumore pervenuti nello stesso anno all'Arpat. Le campagne di monitoraggio sul rumore da traffico hanno fatto emergere con chiarezza che "i livelli in citta' sono molto elevati quasi ovunque", rimanendo pressoche' stazionari negli ultimi cinque anni.

Da rilevare che, secondo i metodi di analisi dell'Arpat, a Firenze la popolazione al di sopra della soglia di esposizione notturna fissata dall'Unione europea si approssima al 100 per cento. Allo stesso modo, i dati evidenziano per le grandi infrastrutture di trasporti livelli superiori a quelli ammessi nelle zone esclusivamente industriali: il risanamento richiedera' massicci investimenti.

Nuovi impegni per i campi elettromagnetici
Premettendo che in questo settore molti effetti dell'esposizione non sono ancora noti, l'Arpat ha avviato un ampio lavoro di monitoraggio rispetto ai campi prodotti in particolare dalle linee elettriche, dagli impianti radiotelevisivi e dalle stazioni per la telefonia cellulare, ma anche di controllo a monte, nell'ambito di studi sull'impatto ambientale di futuri impianti.

Un lavoro di grandi proporzioni, ricorda il rapporto, anche rispetto a quanto fatto nel passato: "centinaia di impianti sono stati installati in Toscana senza che venisse valutato il loro impatto elettromagnetico. Alcuni di questi probabilmente non rispettano i limiti. L'impegno dell'Arpat e' quello di valutarli tutti... Un'impresa ciclopica, per i tempi stretti in cui deve avvenire, sotto la pressione dei cittadini preoccupati e dei gestori pressanti che vogliono migliorare il servizio o creare la propria rete".

La salute dei fiumi toscani
Le analisi sono state effettuate sulla base dei parametri indicati dalla nuova legge sulla qualita' delle acque (decreto legge 152/1999), con la costruzione di un indice sintetico (il Seca, sigla che sta per Stato ecologico dei corsi d'acqua).

Si confermano sostanzialmente i valori degli anni passati. L'Arno registra valori buoni nel primo tratto, si deteriora fortemente dopo l'immissione del Bisenzio - di qualita' pessima all'altezza di Signa - e migliorano in provincia di Pisa, nonostante l'attraversamento della zona del cuoio. Buona o sufficiente la qualita' della Sieve. Molto differenziata la situazione dei corsi d'acqua in provincia di Pistoia, con i tratti in quota decisamente migliori di quelli che scorrono in pianura, in particolare Brana ed Ombrone, che ricevono gli scarichi di aree densamente abitate (importante anche l'impatto del vivaismo).

La cattiva qualita' degli scarichi del comprensorio influenza negativamente anche un'area di altissimo pregio naturalistico come il padule di Fucecchio. Sufficienti le acque del Serchio (ma costantemente scadenti quelle del canale Ozzeri). Per il resto, buona la situazione dell'Ombrone grossetano, con qualche problema alla confluenza del Merse, per l'apporto di acque da siti minerari abbandonati. Sui vari tratti del Cornia si passa dall'ottimo allo scadente. Condizioni buone o sufficienti per i corsi d'acqua della provincia di Siena.

Un check-up continuo per il mare
La costa toscana si estende per circa 400 chilometri, che diventano 601 se si considerano le isole (praticamente un terzo delle coste tirreniche italiane).

Di questi nel 1998 sono stati vietati alla balneazione per inquinamento circa 12 chilometri. Altri 74 chilometri sono vietati per motivi indipendenti dall'inquinamento: si tratta, ad esempio di aree protette (Pianosa, Montecristo), o tuttora sede di colonie penali (Gorgona), o ancora, di specchi d'acqua portuali. La qualita' del mare e' controllata attraverso ben 376 punti campionamento (senza contare i prelievi in occasione di campagne straordinarie), con una distanza media tra l'uno e l'altro di circa 1.5 Km (la legge prevede 2 Km), che diventano 700 metri nelle aree piu' interessate alla balneazione.

Nel 1998 i campioni favorevoli sono stati il 99.6 per cento in provincia di Massa Carrara, il 97.5 per cento in provincia di Lucca, il 96.6 per cento in provincia di Livorno, il 99.3 per cento in provincia di Pisa, il 99.8 in provincia di Grosseto. Da ricordare che, oltre ai controlli sulla qualita' delle acque di balneazione, l'Arpat effettua monitoraggi marini per mezzo di un apposito battello oceanografico.

L'agricoltura che inquina
Ogni anno in Toscana sono venduti mediamente circa 5 mila tonnellate di prodotti fitosanitari - circa 5 Kg per ettaro di superficie trattabile, contro i 12.5 della media nazionale - e 240 mila tonnellate di fertilizzanti.

I fitosanitari fanno registrare forti variazioni da provincia a provincia - Firenze, Arezzo, Grosseto e Pistoia da sole concentrano il 75 per cento delle vendite di fitosanitari - ma la loro quantita' complessiva e' uguale a quella degli anni precedenti. Da segnalare che fin dal 1986, quando si inizio' a parlare dell'inquinamento da atrazina, sono state realizzate diverse campagne di monitoraggio sulle acque superficiali e sotterranee, mirate in particolare su aree come quella del vivaismo pistoiese: indagini che hanno fatto emergere una diffusa contaminazione delle acque superficiali (meno consistente quella delle acque sotterranee) da parte di numerosi erbicidi.

Progressi nella depurazione. L'ultimazione del primo lotto di San Colombano per Firenze (200 miliardi per 200 mila abitanti equivalenti); gli adeguamenti degli impianti di Calice (raddoppio da 100 a 200 mila abitanti equivalenti), Baciacavallo e Vaiano, a Prato (costo complessivo 44 miliardi); la modifica strutturale del vecchio depuratore e la realizzazione del nuovo impianto (8 miliardi, 100 mila abitanti equivalenti), a Grosseto; l'appalto per l'ampliamento di Pontetetto (da 90 a 150 mila), la ristrutturazione di quello di Lido di Camaiore e la progettazione dell'acquedotto industriale con il riuso di acque a Casa del Lupo, in provincia di Lucca; la cantierabilita' dell'impianto di Pisa sud (7 miliardi, 35 mila abitanti equivalenti) e il raddoppio di potenzialita' di quello di Piombino (8 miliardi e 400 milioni, da 20 a 40 mila abitanti equivalenti).

Sono questi i piu' recenti interventi ultimati o in corso di realizzazione in Toscana, a cui vanno aggiunti quelli per la Cuoidepur di San Miniato - con la realizzazione dell'impianto di essiccazione dei fanghi conciari, per circa 14 miliardi - e per l'impianto Aquarno - con l'ampliamento e potenziamento, costo di 21 miliardi. In totale, nei prossimi due anni saranno depurati scarichi aggiuntivi per un totale di 315 mila abitanti equivalenti. Si stima che gli abitanti equivalenti in Toscana - tra popolazione residente, attivita' industriali e attivita' zootecniche - siano 18 milioni e 166 mila.

Attualmente gli impianti di depurazione servono 9 milioni e 643 mila abitanti equivalenti. Se si escludono gli allevamenti zootecnici, la percentuale di copertura e' del 70.6 per cento.

Rifiuti come risorsa
La Toscana si conferma una regione all'avanguardia nell'attuazione della riforma introdotta in Italia con il Decreto Ronchi.. La produzione totale annua di rifiuti solidi urbani e' stata di un milione e 955 milioni, con un costante incremento in tutta la regione, esclusa la provincia di Grosseto, e con una produzione pro capite di 556 Kg: sopra la media Prato, Livorno e Lucca (oltre 600 Kg all'anno), sotto Siena e Arezzo (meno di 500).

La raccolta differenziata ammonta a 260 mila tonnellate all'anno, con un dato pro capite di quasi 74 chili per abitante. La situazione e' comunque molto differenziata tra i nove Ambiti territoriali in cui e' diviso il territorio regionale, quattro dei quali - Arezzo, Grosseto, Livorno e Pisa - non hanno ancora raggiunto la soglia del 15 per cento (obiettivo del Decreto Ronchi per il marzo 1999) mentre Lucca e Prato hanno raggiunto il 20 per cento (quella di Lucca addirittura il 25 per cento, obiettivo fissato per il 2001): si passa insomma dai quasi 142 chili per abitante della raccolta differenziata in provincia di Lucca ai circa 17 della provincia di Grosseto.

Dei 287 comuni toscani, 139 (corrispondenti al 64.4 per cento della popolazione) hanno superato il 15 per cento; 4 hanno perfino superato la soglia per il 2003 (35 per cento). Quanto ai rifiuti speciali, una loro contabilizzazione e' particolarmente difficile, ma per la Toscana si stima in circa 6 milioni e 237 mila tonnellate all'anno (di cui 653 mila classificati come pericolosi), a cui si aggiungono 2 milioni e 650 mila tonnellate di residui di cava. Anche in questo caso la situazione e' fortemente differenziata per provincia: la minore produzione si registra a Siena, la maggiore a Livorno (dove solo la Lucchini siderurgica incide per 900 mila tonnellate all'anno).

Per quanto riguarda i settore merceologici, l'industria del cuoio incide per 260 mila tonnellate annue, quella della carta per 360 mila tonnellate, quella tessile per 140 mila tonnellate, quella lapidea per un milione e 180 mila. Industrie a rischio di incidente. Il recepimento della cosiddetta "Seveso Due" - primo in Italia - rappresenta un risultato di grande rilievo in una regione che, sulla base della precedente normativa, faceva registrare 41 aziende con obbligo di "dichiarazione" (Arezzo e Livorno, con 7 ognuna, le province piu' interessate) e 18 con obbligo di "notifica" (10 a Livorno).

Da ricordare che l'area industriale e portuale di Livorno-Collesalvetti, insieme a quella di Piombino, e' stata formalmente riconosciuta come "area critica ad elevata concentrazione di attivita' industriali".

Le pressioni socio-economiche
Molti i dati relativi ai trasporti e alla mobilita', come l'indice di affollamento dei centri urbani, che misura gli spostamenti in automobile per motivi di studio e lavoro (particolarmente congestionati i centri urbani di Firenze, Prato, Livorno, Pistoia e Lucca).

La Toscana si caratterizza a livello nazionale come una regione di passaggio, con i consumi di benzine superiori alla media nazionale, cosi' come con un numero maggiore di veicoli circolanti (0.58 auto per abitanti, contro lo 0.52 italiano), una rete ferroviaria che negli ultimi anni ha visto diminuire il numero di utilizzatori (fanno eccezione le province di Pistoia e Prato), un'offerta di trasporto pubblico su gomma sulle linee extraurbane a livelli inferiori alla media nazionale. Tra i trend positivi, da segnalare, il notevole sviluppo dell'agricoltura biologica nella nostra regione (dalle circa 100 aziende del 1990 alle oltre 1.300 delle ultime rilevazioni) e dell'agriturismo (ormai intorno al milione di presenze annue).

La Toscana, inoltre, rimane la regione italiana con la maggiore estensione forestale, con circa 890 mila ettari di bosco, corrispondenti al 38.6 per cento dell'intera superficie regionale: da registrare anche un aumento delle imprese attive in selvicoltura, dalle 551 del 1995 alle 1.311 del 1997, presumibilmente grazie anche alla valenza paesaggistico-ambientale riconquistata dai nostri boschi. Quanto agli incendi, ad essi la nostra regione e' particolarmente vulnerabile, con 12.664 eventi nell'arco di 15 anni (una media di 844 annui) e una superficie bruciata complessiva di 73.585 ettari, il 61 per cento della quale boschiva.

E' un fenomeno che ha colpito particolarmente la provincia di Lucca (il 16 per cento degli incendi totali e il 25 per cento della superficie bruciata). Sono comunque assai ridotti gli incendi molto estesi (solo l'1.92 per cento investono piu' di 50 ettari): la sorveglianza, la tempestivita' e l'organizzazione degli interventi riescono evidentemente a scongiurare gli episodi piu' gravi. L'autocombustione e' la causa di appena lo 0.43 delle superfici bruciate, mentre la volontarieta' lo e' di ben il 59 per cento.

Per quanto riguarda la gestione dei servizi idrici, la Toscana spende circa 350 miliardi l'anno per i servizi di distribuzione e fornitura, circa 550 per la depurazione. La spesa media pro capite per gli acquedotti e' stata di 100 mila lire. Sostanzialmente stabile l'erogazione di acqua potabile - intorno ai 300 milioni di metri cubi. Benche' nel settore la Toscana rappresenti una realta' di eccellenza nel panorama nazionale, si stima che siano necessari investimenti per le infrastrutture nell'ordine di 5 mila miliardi per il prossimo ventennio.

Anche per far fronte a queste spese, tutti gli Ambiti territoriali hanno predisposto piani che prevedono aumenti tariffari dal 40 al 100 per cento nell'arco dei prossimi 15-20 anni. La spesa per i servizi di igiene urbana si aggira invece sui 680 miliardi annui, corrispondenti a circa 360 mila lire per abitante.

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