E' iniziato in Consiglio provinciale il dibattito sul Piano Provinciale di Sviluppo 1999-2004

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 gennaio 2000 16:42
E' iniziato in Consiglio provinciale il dibattito sul Piano Provinciale di Sviluppo 1999-2004

Gli interventi proseguiranno nella seduta del 24 gennaio mentre il voto sul Piano è in programma per il 27 gennaio.
Il dibattito è stato aperto dall’intervento di Alessandro Corsinovi (CCD). La provincia di Firenze, ha accusato, è 4a in Italia fra le grandi province per pressione fiscale. I dati forniti da Conti sul suo livello di sviluppo sono mistificanti, il piano è demagogico e non denuncia le manovre dei grandi potentati. Sta anzi dalla parte dei grandi produttori contro i piccoli.

Poi non apre al mercato nella dimensione dei servizi e non indica forme di finanziamento pubblico alternative ai mutui.
L’opinione pubblica, ha sostenuto Alessandro Giorgetti (AN), dice che ci sono molte cose che non vanno in più di quelle elencate nel piano, che è un documento conservatore, privo di coraggio. Sulla mobilità non si va oltre l’intermodalità, che costringe i cittadini a faticosi scambi di mezzi di trasporto, per l’aeroporto non si parla del necessario potenziamento.

Manca infine una indicazione di politica creditizia.
E’ anche assente un qualche strumento per verificare l’attuazione dei progetti, ha osservato Guido Sensi (AN), che ha contestato la tesi che Firenze non abbia svolto il ruolo di capitale regionale. Per Sensi, che ha parlato in alternativa di "via irlandese allo sviluppo", le scelte non vanno lasciate ai procedimenti di concertazione, bisogna dotarsi di strumenti per decidere.
Il piano è subalterno al mercato ed alle imprese, ha contestato Eugenio D’Amico (Rif.).

Non c’è più la democrazia. Si fraintende fra il decentramento e la frammentazione indotta con la nascita di nuovi enti. L’area metropolitana vera non è quella del piano, è un’altra, quella dei miliardi, già nata con la holding dei servizi. Sconcerta poi il silenzio sul fenomeno, esteso e gravissimo, degli infortuni sul lavoro.
Davide Filippelli (Dem.) ha detto che il piano contiene le politiche proposte dal suo gruppo. Ha suggerito un maggiore impegno per riorganizzare la struttura amministrativa dell’ente e per riordinare il patrimonio.

Devono essere valorizzate le relazioni fra i sistemi locali e va fatta procedere l’area metropolitana vasta, mentre la città metropolitana in questa fase viene vista come un elemento di disturbo dell’area.
Bisogna avere il coraggio di mettersi sul cammino delle riforme, ha sostenuto in tutto il suo intervento Luigi Nigi (DS). Sta alla Provincia in questa legislatura raggiungere l’obiettivo di funzionare meglio e costare meno. E’ giusta l’idea del piano che quello fiorentino è un moderno popolo di produttori, va aggiunto che è anche un moderno polo di mercanti.

Sono da evitare scontri prima del tempo su area e città metropolitana. Su quest’ultima in particolare devono decidere i Comuni, non sta alla Provincia fare progetti ma solo amministrare bene mentre si svolgono bene i processi decisionali.
Prima di parlare di delimitazione dell’area bisogna che ci sia la proposta degli enti interessati, ha detto Giovanni Vignoli (PPI). Serve una progettualità specifica per la montagna, per esempio per la creazione di una "strada dei prodotti tipici" sul tipo delle strade del vino.

La Provincia deve fare la sua parte sulla questione della bretella di Firenzuola, prevista all’interno della realizzazione della Variante di valico, e sulla ferrovia Faentina.
Il piano teorizza fra le righe la delocalizzazione delle imprese, ha sostenuto Enrico Nistri (AN). Vi si mette in guardia dai rischi che il territorio aperto diventi brutta città e brutta campagna, ma chi è stato a governare finora ed a ridurlo così? Egualmente vi si parla di recupero delle scuole professionali da parte di chi, in nome di una certa idea di sinistra, le ha ridotte come sono ora.

Parte dei progetti allegati al piano è, infine, un grande minestrone.

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