Con i cocci ancora per terra e i segnali evidenti in ogni angolo del centro storico

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 gennaio 2000 19:37
Con i cocci ancora per terra e i segnali evidenti in ogni angolo del centro storico

"Sara' bene fare una riflessione pubblica su cosa ha significato questa grande prova di resistenza ludica a cui il Sindaco Leonardo Domenici ci ha sottoposto, e soprattutto cosa ci aspetta in futuro -afferma il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito, che continua- E' evidente che le intenzioni del Sindaco erano buone, per l'immagine e le prospettive della citta', ma -visti i risultati- non siamo molto sicuri che sia stato avviato un processo positivo. Non sono stati raggiunti i livelli e il clamore della capitale, ma nel suo piccolo Firenze ha svolto un buon ruolo, inserendosi in buona posizione nella follia collettiva che ha attraversato lo stivale con un considerevole bollettino di morti, feriti e disastri.
L'immagine di quella sera e' quella del Domenici con il microfono in una mano e un bicchiere di carta nell'altra, con il cappotto sporco/bagnato presumibilmente di spumante, mentre, accanto al guitto David Riondino, arringa la folla per augurargli un buon anno nuovo.

Poi c'e' quella dei suoi primi "soccorsi" al giovane che si e' maciullato una mano con una bomba, fino alle telefonate e visite ai feriti della battaglia. Poi ci sono i commercianti del centro che, con commenti irripetibili, fanno la cronaca dei disastri a strutture e vetrine, e che sanno benissimo che dovranno ripagarsi da se'.
Una sequela di immagini che non stride con quelle recenti di villa la Pietra dove in mondovisione abbiamo assistito al nostro presidente del Consiglio che, in ben altri bicchieri rispetto a quello di Domenici, brindava con alcuni grandi del mondo al suo futuro dell'umanita'.
La stessa sequela perche' in entrambi i casi, l'amministratore di turno era lontano dai suoi amministrati.

Con una coppa di cristallo in una villa blindata a farsi vedere da tutto il mondo mentre si mangia a tavola, o con un bicchiere di carta sopra un palco blindato e preso d'assalto da folle incontrollabili. La situazione non e' molto diversa: in entrambi i casi il fascino e la pratica del potere di chi e' al centro sono l'elemento dominante.
Se si intende governare una citta' e i suoi servizi cosi' come si tiene testa ad una folla alticcia, ci sembra che siamo molto lontani da quel buongoverno a cui spesso il Sindaco dici di ispirarsi.
Non e' questa la Firenze che vorremmo, e quasi quasi ci viene da rimpiangere il passato pre-Primicerio, dove ai pruriti degli uomini di partito c'erano quelli dei partiti, ma che, almeno, nella loro permanente litigiosita', al massimo ci portavano una sfilata di moda sotto gli Uffizi.
La domanda da porsi e': a chi giova tutto quello che e' successo? A chi abita questa citta' e chiede servizi che funzionino? All'economia di questa citta'? Nel primo caso non ci sembra, oppure qualcuno ci spieghi quali siano questi vantaggi; e neanche nel secondo caso, visto come i commercianti (trovare un negozio aperto la sera del 31 era un gioco a premi) hanno accolto le masse di persone giunte in citta'.


Ci si consenta anche di dissentire da quelle voci minimaliste che -piu' per il loro quieto vivere che altro- hanno tirato un sospiro di sollievo perche', tutto sommato, la citta' ce l'ha fatta … e poteva andare peggio. Non ci accontentiamo di sopravvivere.
Firenze, come qualunque altra citta', non crediamo possa essere amministrata come si amministra una folla. O, se questo e' il desiderio del Sindaco, faccia pure! Noi -e non ci sembra di essere in posizione solitaria e minoritaria- siamo altrove, a fargli le pulci, a dar voce al malcontento, e ad aiutare tutte le vittime di questa amministrazione.

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