A Siena con il teatro, a Piombino con il licenziamento, FdI irrita il PD

La parlamentare senese Cenni parla di una deriva culturale della destra toscana. Donzelli (Fdi): "La Regione elargì centinaia di migliaia di euro al Forteto". Francesca Brogi, coordinatrice Anci Giovani, auspica un chiarimento

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 gennaio 2020 23:50
A Siena con il teatro, a Piombino con il licenziamento, FdI irrita il PD

Tira una brutta aria tra i partiti politici toscani. Prima la vicenda del sindaco di Monterotondo Giacomo Termine, recentemente licenziato dal Comune di Piombino per il ‘massiccio’ utilizzo dei permessi. Poi a Siena, dove si sono scatenate le polemiche del Partito democratico contro lo spettacolo "Bibbiano, il gender è già fra di noi", usato come una grancassa per suscitare il timore degli elettori. Infine la rimozione dell'edicola antimafia a Pisa, considerata un rottame. C'è una strategia della destra toscana per screditare l'avversario e alzare i toni della polemica?

"La sinistra vuole la censura sul caso di Bibbiano e il dramma umano dei bambini tolti forzatamente alle famiglie naturali. Per loro, invece, era legittimo finanziare in Toscana il Forteto di Rodolfo Fiesoli, condannato più volte per abusi e maltrattamenti su minori: centinaia di migliaia di euro elargiti dalla Regione dati in mano a una setta in cui si annullavano le persone e violentavano i bambini" afferma il deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli "Il Partito democratico non ha neanche la decenza di tacere - sottolinea Donzelli - è chiaro da tempo da che parte stiano, quella per smantellare l’istituzione della famiglia.

Ognuno può avere le sue opinioni, ma è giusto e persino doveroso parlare delle cose gravissime che sono accadute a Bibbiano, in una Regione dove per decenni ha trovato linfa un luogo orribile come quello del Forteto. E in un contesto del genere quelli del Pd - conclude Donzelli - pensano bene di sollevare un polverone su un contributo alla diffusione di quei contenuti: non hanno davvero alcun pudore".

"Alcuni fatti di cronaca solo delle ultime settimane confermano una deriva che è culturale, prima ancora che politica. Giacomo Termine, sindaco di Monterotondo Marittima, esponente del Pd e dipendente del Comune di Piombino, è stato licenziato dalla giunta di centrodestra, reo di aver usufruito di permessi previsti dalla legge per esercitare le funzioni e i doveri di primo cittadino. Se a Piombino si licenzia un dipendente per motivi politici a Pisa si rimuove un’edicola simbolo di legalità che nel 2014 era stata confiscata alla mafia e restituita alla comunità.

Forse si poteva valorizzare meglio, forse si potevano pensare progetti sociali nuovi. Ma il punto è un altro: con un atto unilaterale la giunta ha rimosso l’edicola, collocandola in un deposito rottami, creando l’ennesima divisione, cito solo quella con le donne pisane tra le tante, intorno a un tema rilevantissimo, la lotta alla mafia, che dovrebbe unire -ribatte Susanna Cenni, deputata Pd- A proposito di risorse pubbliche e venendo alla mia terra senese, il sindaco del comune capoluogo ha patrocinato un evento con un chiaro e pesante orientamento ideologico, ospitando figure impegnate a sostenere tesi complottiste, a rilanciare la testi anti-gender.

Ma se anche non volessimo soffermarci sull’ennesimo incredibile riferimento a Bibbiano o alle discutibili tesi sovraniste al centro dello show, come si possono concedere i simboli e le risorse istituzionali di un’intera comunità, Siena, che ha caratterizzato sin dal dopoguerra la sua storia per l’impegno nelle politiche per i servizi all’infanzia? Vedo in tutto questo la stessa arroganza con la quale questa amministrazione, alcuni mesi fa, cancellò in un sol colpo, la battaglia che aveva portato già il Comune a impegnarsi a utilizzare, nei propri atti, un adeguato linguaggio di genere. Ho richiamato solo gli ultimi di una serie di eventi che troppo spesso, se presi singolarmente, rischiano di passare inosservati.

Le destre al governo della città toscane hanno abbracciato istanze populiste, demagogiche e propagandistiche pericolose, con una grande voglia di cancellare conquiste, evoluzioni, testimonianze della cultura democratica e progressista che nel Governo locale ha visto amministratori e amministratrici costruire orizzonti sempre più avanzati. Gli anticorpi della Toscana sono ancora forti, perché si sono formati in una terra che ha dato molto ai diritti civili ed al libero pensiero, che è stata avanguardia nelle norme sulla cittadinanza di genere, sull’accesso ai servizi per l’infanzia, ospitando e patrocinando importanti eventi sui diritti civili e governando con sapienza l’accoglienza dei migranti.

La nostra Regione ha dato vita a leggi e atti che hanno fatto da apripista su molti temi importanti e si è caratterizzata per il suo patrimonio culturale, sociale, per il diffuso grado di civismo, per modelli di cultura politica aperti e avanzati. Oggi, una crescita delle destre sovraniste può mettere a rischio tutto questo. È un problema di cultura politica, ma con possibili e immediate ricadute sociali. E se spazzi via pluralismo e conquiste, alimenti un humus culturale pericoloso e poi non puoi stupirti se a una giovane sindaca, come quella di Empoli, vengono inviate messaggi di morte.

Le prossime elezioni regionali saranno un banco di prova importante anche per misurare la capacità della sinistra e delle forze progressiste politiche e civiche toscane, degli uomini e delle donne di questa terra, di ripartire fermando questa onda di arretramento civile e sociale".

Anche Francesca Brogi, sindaca di Ponsacco e coordinatrice regionale di Anci Giovani, prende posizione in merito alla vicenda: “Anci si è sempre battuta affinché si realizzasse il principio costituzionale che sancisce il diritto di chi è chiamato a funzioni pubbliche di disporre del tempo necessario per il loro adempimento, e al contempo di conservare il posto di lavoro; diritto disciplinato dal Testo Unico degli Enti Locali” spiega Borgi “Consentire ai sindaci di beneficiare dei permessi per esercitare il proprio mandato non solo rende gli amministratori in grado di far fronte alle loro responsabilità, ma garantisce l’interesse delle comunità di poter contare sulla presenza adeguata del primo cittadino”. E poi c’è il tema cruciale delle indennità: “Non si può certo sottovalutare il fatto che, riguardo in particolare ai Comuni più piccoli, siano previste indennità molto ridotte e invariate da anni – sottolinea la sindaca – che non consentono di prendere aspettative non retribuite dal proprio posto di lavoro.

Pertanto conciliare lavoro e esercizio del mandato è possibile soltanto, come ha previsto la legge, attraverso i permessi”. In conclusione, Brogi auspica “di giungere, nel più breve tempo possibile e meglio se in via di conciliazione, ad un chiarimento che accerti se c’è stata o meno una corretta applicazione della normativa in materia, nel pieno rispetto dei diritti sia del lavoratore che del datore di lavoro”.

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