A Firenze Libro Aperto: Il ragazzo del secolo breve

“Il ragazzo del secolo breve” di Mario Talli è edito da StampEditore, collana Ars Memoriae 

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 febbraio 2017 19:50
A Firenze Libro Aperto: Il ragazzo del secolo breve

Il giornalista Mario Talli osserva lo scorrere dei visitatori tra i corridoi di Firenze libro Aperto ed intanto accarezza la copertina di un libro rosso e nero che riporta "Da Giovinezza a Bella Ciao in Toscana" frase che già basterebbe a suscitare infinite riflessioni, ma ci sono anche i due punti "Diario sentimentale di una generazione in guerra nei ricordi di un giornalista fiorentino che c'era e ha visto".

Lo ha visto "veramente per davvero" come direbbe una cinematografica Nicoletta Braschi al fianco di Roberto Benigni. Lo ha visto e lo racconta non ai suoi contemporanei, testimoni anch'essi di un'epoca affogata nei ricordi, ma a tutti quelli che non c'erano ed hanno bisogno di sapere per poter confrontare l'attualità con la propria storia.Mario Talli nasce a Montaione, in provincia di Firenze, nel 1954 inizia a collaborare con il Il Nuovo Corriere per poi passare a L’Unità ed arrivare poi a Paese Sera, come caporedattore.

Conclude la sua carriera professionale a La Repubblica. Un curriculum che consente oggi a Talli di proporsi a pieno titolo quale formatore di un pensiero civico utile se non necessario."Sono memorie ma non soltanto, è un racconto che riguarda me e molti altri. Ho deciso di pubblicare questo libro davanti alla consapevolezza di vivere tempi non molto lieti: percepisco segnali molto brutti. La storia non si ripete allo stesso modo, ma penso che sia giusto incentivare le nuove generazioni a riflettere sui nostri giorni" spiega Talli.Parliamo di un periodo storico memorabile accompagnato da volti segnati dal tempo, ma non ci sono solo eroi e non dimentichiamo che eravate dei ragazzi.

"Ricordo con affetto un collega giornalista che era un giovane fascista, amico e frequentatore della casa di Benito Mussolini poiché giocava a pallone con il figlio più grande del Duce, Vittorio, e lui intraprese un cammino di fuoriuscita dal Fascismo molto sofferto.. è stato in carcere ed ha scritto splendide pagine del suo viaggio attraverso il Fascismo. Non era facile uscirne. Ci sono stati giovani che hanno cercato contatti all'esterno ma a quel tempo non era facile fidarsi. Credo che oggi dovremmo rendere maggiore merito a quei giovani che da soli si sono redenti".Parliamo spesso di Resistenza solo quando è il momento di celebrare qualcosa o qualcuno, sbagliamo? "Per chi come me l'ha vissuta non può fare altro che bene sapere e sentire che se ne parla ancora, anche se per farne una celebrazione o un dibattito.

E' importante sempre continuare a ricordare. Per me è un conforto che questa nostra esperienza non sparisca dai ricordi di tutti".Il cronista ancora una volta risulta uno scrittore attento, capace di far emergere le contraddizioni di un periodo storico difficile da interpretare sul momento, più facile da studiare a posteriori. Dietro le parole dell'autore ci sono speranze, sogni, ideali lodevoli e bisogni imprescindibili oltre agli inganni di un potere da sempre affascinante. Cambiano le scenografie, il contesto urbanistico e sociale di quella Italia di provincia dove tutti si conoscevano e dove i fatti di città arrivavano ovattati, una Nazione diversa che oggi qualcuno piange e che rivive nelle foto in bianco e nero di sedie nei cortili e famiglie numerose.

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