Il 9 novembre 2025 a Empoli la cittadinanza sarà chiamata a esprimersi sulla multiutility, a favore o contro la costituzione di una nuova società quotata che gestisca i servizi pubblici e la fornitura di acqua corrente.
"Il tema non riguarda solo un singolo Comune, ne abbiamo piena consapevolezza. Riteniamo fondamentale che a essere abrogata, in caso di vittoria, sarà l'intera delibera, e con essa tutti i passaggi che abbiamo contestato dal primo momento -si legge in un comunicato del comitato promotore del referendum a favore dell'abrogazione della delibera Multiutility- A livello amministrativo gli Enti Locali, gli unici titolati a intervenire nelle assemblee dell'Autorità Idrica e all'interno delle partecipate, sono fermi agli atti originari del 2022, quelli che dettero vita alla Multiutility. La quotazione in borsa, infatti, è ancora prevista nelle delibere e negli statuti.
Riteniamo fondamentale che tutta l'operazione Multiutility della Toscana venga bloccata. Questo sarà il modo migliore per permettere ai nostri Consigli comunali e al prossimo Consiglio regionale di discutere come si rispetta l'esito politico del referendum per l'acqua pubblica, perseguire davvero la costruzione di società realmente pubbliche (in house) per la gestione del servizio idrico e per garantire bollette e TARI sostenibili e qualità dei servizi. Il sì il 9 novembre 2025 a Empoli sarà un sì alla trasparenza, alla partecipazione, ai beni comuni e a una politica in grado di costruire risposte ai bisogni dei territori e della cittadinanza".
“Siamo molto soddisfatti per la recente presa di posizione di Firenze per il ritorno ad una gestione completamente pubblica dell’acqua. È quanto abbiamo sostenuto fin dall’inizio, opponendoci alla gara per l’individuazione del socio privato di Publiacqua e aprendo in seno all’assemblea dei sindaci dell’AIT una discussione che ha portato sulle nostre posizioni un numero di comuni, forze politiche e realtà sociali sempre maggiore e che sta continuando a crescere. È necessario sospendere la gara e adottare, già dalla prossima assemblea dell’AIT, un atto di indirizzo chiaro verso la ripubblicizzazione del servizio idrico in house” affermano i sindaci di Agliana, Borgo San Lorenzo, Calenzano, Campi Bisenzio, Cantagallo, Carmignano, Castelfranco Piandiscò, Gambassi Terme, Londa, Rufina, San Godenzo, Sesto Fiorentino, Vaiano e Vicchio.
“Il servizio può anche rimanere all’interno di Plures, ora che si è arrivati a escludere la quotazione in borsa optando invece per una proprietà interamente pubblica, purché si modifichi lo statuto eliminando ogni riferimento alla quotazione e si introducano i meccanismi di controllo analogo propri delle gestioni in house - proseguono - Questo infatti è un requisito essenziale per l’affidamento in house ed è la migliore garanzia per un controllo diretto da parte dei Comuni, oltre che garanzia di trasparenza totale su tutti gli aspetti del governo della società e del servizio. Definito con chiarezza l’indirizzo, sappiamo bene che si aprirà una fase complessa che richiederà alcuni mesi di lavoro. Anche per questo riteniamo importante uscire dalla prossima assemblea con una proposta unitaria, alla quale stiamo lavorando e sulla quale siamo disponibili a discutere insieme a tutti gli altri comuni”.
"Nonostante il muro di gomma, il lavoro della Commissione Controllo, fatto analizzando i bilanci, ha portato all'emersione di almeno una parte della verità.
Il dossier di Moody's, pubblicato da 'Il Tirreno', conferma che, al netto del cambio di nome, attraverso una costosa campagna mediatica, le fragilità strutturali di Alia restano irrisolte: l'indebitamento e la scarsa marginalità. Come già emerso un anno fa, c'è una pesante situazione debitoria e una crescente esposizione bancaria, tali da rendere accidentato, se non impossibile, il percorso della multiutility.
Nel citato dossier di Moody's sono tanti i campanelli di allarme, tanto che si accenna, addirittura, a un rischio default. Di sicuro, scrivono gli analisti, è opportuno tenere dentro l'acqua. Sul punto, però, è avvenuto un cambio di rotta negli orientamenti: rinuncia alla borsa e, ora, anche rinuncia all'acqua, senza però mai chiarire con quali soldi finanziare il tutto. È legittimo cambiare linea politica, ma è irresponsabile farlo senza indicare una via alternativa di finanziamento, soprattutto ad Alia – Plures, già indebitata.
Questo progetto, nato con grandi speranze e annunci, ha creato tanti costi, mentre la dirigenza ha palesato incapacità, l'opposto di ciò che veniva predicato all'inizio: politicamente è un insuccesso totale. Nessuna crescita nei numeri, nessuna riduzione dei costi, nonostante la società operi in regime di monopolio.
I numeri, riportati sempre da 'Il Tirreno', sono impietosi, tra aumento dei debiti e diminuzione della redditività. È un'azienda nel pantano, allo stato attuale. Alla luce di ciò, occorre prima di tutto un dibattito in Consiglio comunale. La parte politica indichi la via sì, ma anche la via di finanziamento e un managment capace, che pensi non solo alla propria carriera ma sappia usare con raziocinio le poche risorse disponibili. Come il 'cubo nero', il Franchi-Frankenstein o il declassamento della Pergola, qualcuno deve avere il coraggio di dire come sia stato possibile. Anche questa è la dimostrazione che c'è una gestione insufficiente: è una bocciatura di sindaco e assessore" Così Paolo Bambagioni, consigliere comunale della Lista civica Eike Schmidt e presidente della Commissione Controllo.
«Alla finanza non resta che la minaccia del debito per bloccare la ripubblicizzazione dell’acqua» I consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Toscana, Irene Galletti e Luca Rossi Romanelli, non usano mezzi termini nel commentare il report riservato di Bureau van Dijk (Moody’s) sul rischio finanziario di Alia-Plures.
«Il dossier conferma quanto denunciamo da tempo: la Multiutility è nata con l’unico scopo di salvare la gestione fallimentare dei servizi ambientali di Alia, gravata da quasi un miliardo di euro di debiti contratti in prestiti con istituti bancari, utilizzando gli utili certi e abbondanti derivanti dalla gestione dell’acqua pubblica. Le banche hanno erogato prestiti imponenti solo perché il servizio idrico, con la sua liquidità garantita, funge da ‘scudo finanziario’ e da assicurazione contro il rischio di crisi. Un quadro talmente esposto che persino un’agenzia vicina all’alta finanza, come Moody’s, è costretta a lanciare l’intera impalcatura della Multiutility crolla.»
«L’interrogativo – si domandano i Cinquestelle – a questo punto non è più tecnico, ma squisitamente politico: si può davvero realizzare l’acqua pubblica dentro un sistema che vive di finanza? La risposta è no.»
«Se la Toscana vuole davvero l’acqua pubblica, dobbiamo smontare urgentemente questa impalcatura finanziaria, costruita ad arte per favorire la speculazione e l’ipotesi di quotazione in borsa. L’unica strada è la creazione immediata di un nuovo soggetto interamente pubblico (in house providing), posto al di fuori di Plures, nel quale far confluire tutte le quote del servizio idrico.»
«Non accettiamo la minaccia di crisi finanziaria e la forte esposizione al debito di Alia: questa responsabilità dovrà assumersela quella parte politica che ha spinto in questa direzione. I toscani non pagheranno i debiti contratti dagli altri con il proprio bene più prezioso. Il Movimento 5 Stelle porterà avanti fino in fondo la battaglia per la ripubblicizzazione dell’acqua, un impegno preso con i cittadini e inserito nei 23 punti programmatici che abbiamo fissato per costruire la Toscana progressista che questa regione merita,» concludono i consiglieri regionali M5S.