"I Newyorkesi" al Teatro della Pergola sino a domenica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 novembre 1999 11:25

Non si tratta di una operazione di cassetta, come talvolta capita in Italia quando qualcuno importa testi americani, con l'unico intento di fare incassi in uno scenario di crisi. "I Newyorchesi", al Teatro della Pergola sino a domenica, per iniziativa della Compagnia Stabile Attori e tecnici, è invece un progetto meditato che riunisce, per volontà di Adriana Chiesa Di Palma (moglie del famoso direttore della fotografia) tre esilaranti atti unici di Woody Allen, David Mamet e Elaine May, legati tra loro da un'evidente filo conduttore.

I tre momenti dello spettacolo, che ha debuttato a Broadway alcuni anni fa, sono ambientati nella stessa atmosfera confusa, che sembra caratterizzare la nostra epoca. L'uomo di oggi, che si trovi in superattico, in un quartiere malfamato, o all'inferno, non riesce più a trasmettere un'immagine coerente di se. E' ingenuo e cattivo allo stesso tempo, ironico e arrabbiato, patetico e colpevole, sincero e bugiardo. I newyorchesi di Allen & C. finiscono per essere rappresentativi dello contraddizioni della contemporaneità, cittadini della capitale del mondo, la grande mela, assurdo contenitore del bello e del brutto, del giusto e dell'ingiusto, dell'avveniristico e dell'arretratezza. E il pubblico della periferia dell'impero ci si specchia divertito.
"Eppure il pubblico della Pergola incute sempre un timore reverenziale -confessa a NOVE, dopo aver raccolto gli applausi, Carlo Lizzani, protagonista dell'atto unico centrale- Di Firenze si ricordano certi episodi terribili per chi va in scena, come i fischi di qualche anno fa a De Berardinis".
La prima messa in scena europea dello spettacolo USA, è un nuovo successo di Attilio Corsini e i suoi collaboratori.

Un'esperienza, quella della compagnia romana, che negli ultimi anni ha collezionato belle iniziative, da produzioni proprie a rassegne teatrali e progetti per i giovani, e che adesso per ragioni speculative rischia di perdere proprio la sua sede, quel Teatro Vittoria che al quartiere Testaccio è stato quasi l'emblema della rinascita culturale e per Roma sinonimo di qualità e divertimento.

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