Arno: 15 anni di interventi, una spesa complessiva di 3.500 miliardi tra opere ed espropri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 luglio 1999 14:34
Arno: 15 anni di interventi, una spesa complessiva di 3.500 miliardi tra opere ed espropri

Un ambizioso obiettivo finale, riuscire a contenere piene delle stesse dimensioni di quella del 1966, perseguito attraverso l'individuazione di aree in grado di accogliere 350-400 milioni di metri cubi d'acqua. Sono cifre che danno la misura del piano stralcio sul rischio idraulico per il bacino dell'Arno che dopo nove anni di studi e di confronto tra le istituzioni preposte (Regione, Comuni, Autorità di bacino), oggi e' stato definitivamente approvato dal comitato istituzionale dell'Autorità di bacino, convocato presso il ministero dei lavori pubblici.

Il piano - che si aggiunge agli stralci gia' adottati per la qualità delle acque e per le attivita' estrattive - attende adesso solo il via libero conclusivo della presidenza del consiglio dei ministri e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Dopo la conclusione dell'iter previsto dalla legge 183/1989 sulla difesa del suolo, l'Arno e' dunque il primo bacino in Italia a disporre di uno strumento del genere, cosi' come, del resto, e' stato il primo per cui sono state adottate, a partire dal 1994, misure di salvaguardia delle aree destinate all'attuazione degli interventi del piano, con vincoli estesi fino a circa 280 chilometri quadrati.
"Un primato che va ricordato -spiega l'assessore all'ambiente, Claudio Del Lungo- non per una questione di orgoglio, ma perche' questo piano rappresenta la risposta concreta ad un impegno e ad una necessita' di un bacino che e' uno dei piu' a rischio d'Italia.

Si conclude in questo modo un percorso che ha visto nel luglio 1997 la prima adozione del piano e successivamente il parere espresso dalla giunta e dal consiglio regionale, con gli aggiustamenti derivati dalle osservazioni di cittadini e amministrazioni. Perché questo non e' solo un documento che, in estremo dettaglio, prefigura tutte le priorità e tutti gli interventi, e' anche il frutto di un lavoro fortemente partecipato da parte dei cittadini e delle amministrazioni, con scelte consapevoli e condivise".
Cosa contiene
Composto da un documento d'analisi di oltre 300 pagine e da voluminosi allegati di cartografie (in tutto 331 tavole) cui corrispondono i diversi strumenti di intervento, il piano persegue l'obiettivo del contenimento del rischio idraulico, da intendere sia in termini di riduzione della frequenza e della portata dei fenomeni di esondazione ed allagamento che di riduzione dei possibili danni alle persone, all'ambiente e alle attivita' economiche.
Il principio su cui ruoterà l'intero programma di messa in sicurezza e' che il fiume non puo' e non deve essere imbrigliato ma va "assecondato" nelle sue piene, consentendo che esca dagli argini dove puo' farlo senza danni, grazie anche alla realizzazione di casse di espansione e di scolmatori.
"In passato - spiega Del Lungo - si e' costruito in aree dove il fiume si espandeva naturalmente e che di conseguenza sono diventate aree a rischio, ovvero aree che in caso di precipitazioni di una certa intensità potrebbero essere allagate, con gravi conseguenze.

Si tratta allora di riuscire a 'parcheggiare' l'acqua, in aree controllate dove non provochi danni a cose e persone, evitando cosi' che le nostre aree urbanizzate a rischio di alluvione, come Firenze, l'empolese, o Pisa, con centinaia di migliaia di abitanti, rimangano sotto il rischio permanente di alluvione. Bisogna di fatto impedire che sotto il Ponte Vecchio, a Firenze, o nel centro di Pisa, si superi quella portata di 2.500-3.000 metri cubi al secondo che provocherebbe un evento alluvionale disastroso.

Questa impostazione consente di superare anche le questioni sollevate dal provveditorato delle opere pubbliche, in relazione a certe strutture che potrebbero essere di ostacolo al deflusso delle acque. Non e' pensabile che si debba intervenire sul Ponte Vecchio o su altre attivita' che vivono sul fiume. Come indica il piano, bisogna piuttosto intervenire sulla quantita' e la qualità del fiume, cioè attraverso la riduzione delle portate e attraverso la depurazione".
Il piano, cosi', punta ad incrementare la "capacita' di laminazione" delle piene, ovvero la possibilità di "parcheggiare" acqua presso le aree fluviali ancora disponibili, attraverso la realizzazione di casse di espansione sia lungo l'Arno (per 139 milioni di metri cubi) che lungo gli affluenti (157 milioni di metri cubi).

Si punta inoltre all'incremento della capacita' di "accumulo dei volumi di piena", attraverso l'adeguamento dell'attuale scolmatore e la realizzazione di altri scolmatori, a monte di Empoli con scarico nel padule di Fucecchio (volume di 28-34 milioni di metri cubi), a monte di Pisa e Pontedera con scarico nel padule di Bientina (30-40 milioni di metri cubi), nonché di un terzo con scarico nel padule di Stagno (13-14 milioni di metri cubi). Nella stessa logica il sovralzo della diga di Levane e l'adeguamento degli scarichi di fondo della diga di La Penna, con la creazione di un volume massimo pari a 20-22 milioni di metri cubi.
Il problema dei finanziamenti
"In questi anni - avverte Del Lungo - abbiamo individuato nel dettaglio i problemi, localizzato i punti critici, definito le soluzioni e quantificato gli interventi.

Oggi siamo in grado di agire efficacemente per la messa in sicurezza dell'Arno, ma lo potremo fare solo se avremo a disposizione le adeguate risorse finanziarie. La riduzione del rischio idraulico nel bacino dell'Arno e' una grande sfida per tutta la Toscana e 3 mila miliardi per la messa in sicurezza sono sempre meno dei 30 mila che bisognerebbe reperire nel caso di un disastro come quello del 1966".
L'impegno per i finanziamenti ha registrato un primo passaggio di grande rilievo con l'accordo di programma sulla difesa del suolo e la tutela delle risorse idriche, siglato lo scorso marzo nell'ambito dell'intesa istituzionale governo-Regione Toscana che ha stanziato circa 350 miliardi di finanziamenti - tra risorse statali, regionali e di altri enti pubblici - per 141 progetti, una buona parte dei quali relativi al bacino dell'Arno.

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