Sabato alle ore 18 si inaugurerà a Firenze polverart, 24 ore per 4 giornate d'arte, in transito tra i locali abbandonati di vecchi depositi industriali per creare una galleria che si dissocia dalle gallerie e una mostra che è post-contemporanea, a detta di otto artisti "illegali" che andranno ad esporre le loro opere nelle piaghe del disuso. Si apre così un varco nel nel tempo offuscato dai ritmi produttivi e sfocato in uno spazio polveroso e cementato da recinzioni decadenti e pestilenziali del sistema industriale.
Polvere che acceca e rivela non senza lacrime di coccodrillo, il fascino di spazi abbandonati nel passaggio dall'era meccanica a quella digitale; polvere che ricade, sempre la stessa, su superfici letargiche dopo l'abbandono da parte dell'arte dei luoghi deputati in favore di un'esistenza sempre più precaria.
"Per una scala angusta praticata nello spessore del muro, nota soltanto a lei e al figlio, discese da primo in certi pozzi misteriosi che celavano le mummie di antichi faraoni, strappate dalle tombe; ne fece prendere una discreta quantità: si recò in una galleria, dove, guardati da cinquanta negre mute e orbe dell'occhio destro, si conservano l'olio dei serpenti più velenosi, corni di rinoceronte e legni di odore nauseabondo, tagliati da maghi nel profondo dell'India (…) Infine, soffocata dal cattivo odore, Caratide fu costretta a lasciare la galleria, non senza averla depredata di una parte dei suoi mostruosi tesori" (Vathek, Beckford).
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