1 Agosto 2014: quando eravamo i Re d’Europa con Leonard Bundu

Cinque anni fa, contro Gavin, la sesta difesa del titolo continentale

Massimo
Massimo Capitani
01 agosto 2019 18:15
1 Agosto 2014: quando eravamo i Re d’Europa con Leonard Bundu
foto: Corrado Sacchi

Quelli erano i tempi i cui Leonard Bundu se ne andava in giro - 2 volte in Inghilterra - tenendosi ben stretta la sua cintura europea. Ritmo intenso, un cambio guardia da manuale, esplosività, varietà di colpi ed un montante al fegato terribile con cui marchiare chiunque si trovasse di fronte.

Bundu a suon di vittorie prima del limite o comunque nette - la split decision di Wolverhampton fu un regalo per Gavin - era riuscito a conquistare quello spazio internazionale che Pomoter, TV, Federazione, non avevano potuto o voluto dargli.

Tanto per chiarire quelli non erano i tempi di Dazn e di accordi dei Promoter nostrani con i colleghi inglesi. La TV italiana non c’era in Inghilterra, così come non c'era un membro della Federazione e la stampa era rappresentata da questa testata, da Boxeringweb e dal Corriere della Sera, per mezzo di un inviato che stava scrivendo un libro su Leo.

A Wolverhampton Bundu arrivò dopo il match londinese contro Lee Purdy, incontro di incredibile intensità, a tratti selvaggio per la potenza ed il grande numero di colpi che i due si scambiarono. Un conteggio nettamente favorevole a Leonard che s’impose per KOT ad una manciata di secondi della 12° ripresa, dopo che in quel tempo aveva atterrato l’avversario, all’ennesimo colpo pulito preso sul mento. Purdy chiuse lì la sua carriera, a soli 26 anni, lui che per tutto il match aveva schernito Leonard con la frase: “Sei troppo vecchio, andrai giù”.

Gavin incontrò Bundu all’età di 28 anni, da dilettante era stato campione del mondo nel 2007 e da professionista aveva 19 match con tutte vittorie, insomma era pronto per spiccare il volo anche nel mondo dei Pro, agevolato dalla forza del suo Manager.

Dopo che lo speaker lo annunciò: “GAVIN” il pugile inglese emise un urlo di battaglia e si avviò verso il ring, scortato dalla sua cintura di campione del Commonwealth e dalle cornamuse. Leo era già sul ring - il Campione fuori casa spesso sale per primo - ci era passato davanti ed alle grida aveva risposto agitando il pugno, ma il suo sguardo era davanti, fisso verso l’obiettivo. Ed ora che Gavin stava gridando lo aspettava saltellando sul quadrato.

Il match si svolse al Teatro Civic Hall, al centro della platea era stato allestito il ring, in alto, ma non troppo, il loggiato che girava tutto intorno alla struttura. I quattromila inglesi facevano un baccano d’inferno, i più scatenati erano posti sul loggiato e nelle fasi più calde del match si sporgevano dalla balaustra e battevano le mani contro il parapetto di legno. Anche in platea abbiamo assistito al match in piedi per lunghi tratti, soprattutto quando alla sesta ripresa Leo piazzò il suo montante al fegato e Gavin andò al tappeto, ricordo che Simone Sottili, prima che il pugile inglese andasse giù, scattò in piedi gridando:

- L’HA BECCATO, L’HA BECCATO!!!

Poi un conteggio lentissimo, il paradenti sputato dall’inglese prima di rialzarsi, l’arbitro che lo accompagna all’angolo per la pulizia dello stesso ed il tempo che continua a correre. Risultato, il pugile inglese ha un sacco di tempo per recuperare e a Leo non rimane che sorridere amaramente all’angolo neutro.

Sempre in piedi assistemmo alla fine della ripresa e poi ancora a quelle immediatamente successive, con Leo all’attacco e Gavin impegnato a non farsi sopraffare. Il Teatro sembrava scoppiare, l’orlo del KO era ad un passo da noi, ed ognuno di noi - immedesimandosi nell’uno o nell’altro pugile - lottava per assestare il colpo decisivo o evitarlo.

Il pugile inglese non mollò un centimetro e riuscì, pur perdendo quelle riprese a evitare il KO. In seguito Gavin, complice un problema muscolare di Leo, condusse l’ultima ripresa fra gli olè del pubblico, consegnando tutto nelle mani dei giudici.

La situazione emozionale era ribaltata, la rappresentanza italiana composta come sempre dalla famiglia di Leonard, da alcuni suoi amici, dall’addetta stampa Anna Sgarbi e dal team dell’Accademia Pugilistica Fiorentina, era in silenzio e temeva la beffa di una giuria casalinga, che in trasferta ci può sempre stare.

La split decision comunicata dal ring announcer prima della lettura dei cartellini, suonò come il materializzarsi della beffa, alla quale avremmo assistito quasi inermi, sopraffatti dal potere inglese. I punteggi non chiarirono del tutto la situazione, ma quando finalmente dal microfono uscì quel benedetto: “WINNER, AND STILL CHAMPION, LEONARD BUNDU”, per tutti fu chiaro che il Campione avrebbe tenuto stretto ancora una volta la sua cintura ed anzi, aveva finito per strappare dai fianchi di Gavin anche quella Commonwealth, facendolo tornare a casa a mani vuote e senza il suono delle cornamuse.

Al termine del match molti tifosi inglesi fecero i complimenti ai sostenitori italiani riconoscendo il valore sportivo di Leonard con strette di mano e pollici alzati. Una grande soddisfazione per chi aveva deciso, in pieno periodo di ferie e di crisi, di essere comunque al fianco del Campione, ed ora incassava quei complimenti mentre era intento a digitare i messaggi di vittoria agli amici che non erano riusciti a collegarsi allo streaming, unica fonte di comunicazione visiva dall’Inghilterra.

Anche Gavin, dopo i primi momenti di frustrazione, recuperò il suo fair play ed invitò Leonard ad un pub dove gli inglesi avevano fissato di ritrovarsi dopo il match.

Leo ringraziò dell’invito ma preferì festeggiare la vittoria in albergo con i suoi. Ricordo che percorremmo tutti insieme sotto la pioggia il tragitto che portava all’hotel, che poi era anche il nostro. Alle due del mattino nella hall dell’hotel, alle birre, ai sorrisi e alle battute, si aggiunsero anche le pizze ed il ragazzo che le portava volle partecipare alla festa facendosi un selfie con il Campione. Un festeggiamento speciale per chi, snobbato dal grande circo mediatico, ha sempre avuto il merito grandissimo di farsi volere bene dalle persone comuni.

Questo era il tempo del Campione Leonard Bundu e questo il nostro modo di ricordarlo, dopo averlo seguito in tutti match europei della sua straordinaria carriera.

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