Una compilation di 23 tracce realizzate dai detenuti nel carcere 'M. Gozzini' e nell'Istituto Penale per Minorenni 'G.Meucci' di Firenze, che utilizza il rap come strumento educativo, di integrazione e per combattere pregiudizi morali: è ’Vorrei potrei andrei’, l'ultimo prodotto musicale del progetto Sbarre Mic Check, realizzato dalla Cooperativa sociale C.A.T., che si occupa dal 1985 di lavorare in situazione di marginalità.
Un disco crudo, senza filtri o edulcorazioni di sorta ma, allo stesso tempo, vero, trasparente, diretto, una riflessione pubblica su quello che succede dentro il carcere, di cui spesso si ignorano dinamiche e problematiche. Tutti i testi sono stati scritti e interpretati dai ragazzi dei due istituti penitenziari; tra gli ospiti del disco il celebre rapper Inoki. Il progetto “Sbarre Mic Check” si compone di una serie di laboratori a cura degli operatori sociali della cooperativa, che utilizzano il rap come linguaggio universale di comunicazione, realizzato grazie al contributo del Comune di Firenze - Assessorato alle Politiche Giovanili, della Regione Toscana, del Quartiere 1, in collaborazione con il Centro di Giustizia Minorile.
Il disco è su etichetta “Sedici Barre” (la durata media della strofa nel rap), fondata dalla cooperativa. Duplice la presentazione, venerdì 21 giugno per la Festa in musica in occasione del Solstizio d’Estate all'interno dell'Istituto M.Gozzini, alla presenza di testimonial di rilievo come Cecco & Cipo, ed il rapper di origini egiziane Amir (tra i fondatori dello storico collettivo artistico Rome Zoo insieme a nomi storici come Colle Der Fomento, Cor Veleno e Piotta).
Il secondo appuntamento sarà venerdì 28 giugno all’Utopiko (via Fabrizio De Andrè, dalle ore 19, ingresso libero), in una serata di musica che vedrà la presenza di esponenti della scena rap locale e nazionale come Menti Criminali, lo stesso Charlie Dakilo e Nanne (Fi Riders). In questa occasione, sarà presentato anche il cd di Fen.Ics, ragazza di origini italo-siriane - che sarà presente all’evento - il cui disco di esordio 'R-evolution' è stato realizzato grazie al contributo dell'Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Firenze.
Il lavoro è stato prodotto all'interno del Centro Giovani Sala Gialla, nella sala prove dedicata a Peppino Impastato, creando così un ponte diretto e reale tra i ragazzi detenuti e la scena musicale locale. (video Fen.Ics – Aliena https://youtu.be/gfXAQL2YTIQ).La religione, il senso di colpa, la mancanza di casa, la voglia di ricominciare: tutti questi temi compaiono in “Vorrei, potrei, andrei”, tenuti insieme dal collante stilistico del rap, qui utilizzato come chiave di comunicazione, integrazione e di libertà, sia verbale che mentale, in un melting pot linguistico che comprende italiano, arabo, spagnolo e inglese.
'I loro problemi sono la marca, i miei fratelli la rischiano in barca' sentenzia Anas nella traccia intitolata 'L'harraga', un termine spagnolo utilizzato per indicare tutte quelle persone, spesso provenienti dal Nord Africa, che bruciano i propri documenti al confine nel tentativo di rendersi irriconoscibili, perdendo – di fatto – la propria identità. Il disco è disponibile online su Youtube (a questo link https://tinyurl.com/y55eb3ob ) mentre per avere una copia fisica è sufficiente farne richiesta alla Cooperativa Cat sul proprio sito www.coopcat.it o inviando una mail a sbarremiccheck@coopcat.it.
I laboratori sono condotti da Giovanna Brunelli (educatrice professionale) e Charlie Dakilo (operatore e rapper fiorentino, attivo da anni sulla scena), e coinvolgono anche il complesso penitenziario di “Sollicciano”."Crediamo molto nel rap come mezzo per fare raccontare ai ragazzi la propria vita - ha sottolineato l'assessore alle politiche giovanili Cosimo Guccione - il carcere deve essere soprattutto un momento di educazione e rieducazione alla vita e il rap, in questo senso, è un linguaggio che funziona molto bene“La nostra cooperativa, sin dalla nascita, si occupa di educazione ludica e artistica, con un approccio innovativo di ricerca e sviluppo – ha ricordato Daniele Bertusi – negli anni ’90 abbiamo lavorato soprattutto in strada, organizzando tantissime attività di sensibilizzazione contro la prostituzione; nei 2000 ci siamo dedicati alla movida fiorentina, proponendo eventi ad esempio di silent disco, facendo capire come si possa divertirsi nel rispetto dell’altro.
Da una ventina di anni ci occupiamo di usare la musica quale veicolo per diffondere idee di integrazione e combattere pregiudizi, come ad esempio sul concetto di crimine e colpa. Per questo abbiamo fondato un’etichetta discografica, con cui abbiamo prodotto due cd di qualità, di cui siamo orgogliosi”. “Sappiamo come la musica sia maieutica, aiuti a tirar fuori le emozioni positive e negative – ha concluso - il rap lo utilizziamo da fine anni ’90, perché è uno strumento molto potente da un punto di vista comunicativo, ed è molto attrattivo per i ragazzi.
Ha una soglia di accesso bassissimo (non devi saper suonare o avere una particolare intonazione), in qualche incontro si produce una canzone, e questo è divertente, veloce e ha feedback di ritorno immediato sull’autostima. E sappiamo quanto questo sia importante in contesti quali il carcere, dove ai ragazzi è fondamentale dare supporto e fiducia”.