Vaccini: dopo Montagnier, appuntamento a Firenze con l’“altra scienza”

Un pubblico attento e preparato, ieri sera, da Loretta Bolgan, consulente scientifico farmaceutico e ambientale

Girolamo
Girolamo Dell'Olio
01 ottobre 2021 19:26
Vaccini: dopo Montagnier, appuntamento a Firenze con l’“altra scienza”

Fabrizio Bencini, organizzatore della serata per “Liberi cittadini”, così la presenta: “La dott.ssa Loretta Bolgan viene a Firenze per la prima volta per una conferenza. Per tutti noi è un onore: con lei abbiamo la scienziata più qualificata in Italia per parlare di vaccini. Purtroppo se ne parla sempre, anche troppo: la gente si incontra per la strada e non si dice più ‘Come stai?, ma ‘Ti sei vaccinato?’…".

L'incontro segue - con non minore significato, dunque - quello dello scorso agosto al parco delle Cascine col premio Nobel Luc Montagnier. Qui il link al resoconto di quell'evento.

Teresa, direttore del locale "Fuego Bar" che coraggiosamente ospita all'Osmannoro la conferenza, non si aspettava, giura, questa marea di gente: “Quando vi vedo tanti così, mi si riaccende la fiammella di speranza", commenta. “Ed è quello che ci vuole, perché siamo tutti un po’ giù in questo periodo. Ne approfitto per dirvi: coraggio, non siamo pochi come sembra! Grazie a Dio ci sono tante teste pensanti… che scommetto con la TV spenta. Sono orgogliosa che il mio locale vi dia l’opportunità di ascoltare una voce differente”.

E davvero differente è già a partire dai toni Loretta Bolgan, questa specialista dal leggero accento veneto, come il cognome anticipa: un fisico esile, una voce soave, una postura mansueta, una mimica minima. Tre ore e mezzo in piedi davanti a un pubblico variegato che la ascolta e la osserva attento, assorto, concentrato, e a mezzanotte e cinquanta vorrebbe ancora fare domande, ricevere risposte. Niente atmosfera da stadio o da concerto rock, beninteso.

Al contrario, un atteggiamento pensoso, piuttosto, quello dei tanti intervenuti, molti ‘addetti ai lavori’ (medici, infermieri, insegnanti, operatori sanitari), che sottolinea però con garbato dosaggio, con appalusi contenuti e discreti, o commenti pudichi di sostegno, la preoccupata condivisione degli argomenti che la Bolgan propone, questi sì, con implacabile dialettica. Una potenza di fuoco – nella costruzione del ragionamento e nell’enunciazione delle conclusioni - che contrasta con la finezza della voce e il timbro dell’intonazione.

Perché l’argomentazione su tutti i temi dominanti con cui ci martellano media, social, radio e tv, ne rovescia clamorosamente la lettura. Cadono sotto il peso di cifre, dati, fonti e riferimenti dotati di una credibilità scientifica apparentemente inconfutabile i luoghi comuni più pubblicizzati - quando non imposti - dalla comunicazione istituzionale in vigore: dalla vantata innocuità e atossicità di questa generazione di vaccini a base OGM all’affidabilità degli ‘organi di controllo’ che ne hanno autorizzato disinvoltamente – in nome dell’emergenza - la distribuzione e diffusione massiva nell’ambiente a dispetto delle norme di tutela previste dalla legislazione internazionale; dai metodi pubblicizzati di igienizzazione del corpo e delle mani alla promozione della vaccinazione delle donne in gravidanza o delle giovani generazioni; dalla plausibilità in questo contesto dell’obiettivo della cosiddetta immunità di gregge ai fattori determinanti lo sviluppo delle varianti; dalla serietà della farmacovigilanza passiva, in assenza di quella attiva, all’attendibilità delle stesse statistiche; dall’efficacia delle terapie attendiste all’accettabilità del sistema vigente di medicina territoriale.

Ma troppo ancora, davvero troppo, è stato riferito, e troppo importanti sono risultate le notizie fornite, gli interrogativi suscitati, le incertezze ammesse, le cautele indicate, col corredo - tutte - di abbondante documentazione a supporto, per potersela cavare, come la tirannia del tempo qui provvisoriamente impone, con un semplice sommario, un indice banale di voci e asserzioni che possono suonare – come quelle appena elencate - pericolosamente apodittiche.

Sarà cura perciò di chi ha avuto l’opportunità di seguire questo appuntamento così straordinariamente ricco di informazioni e suggestioni, soprattutto se confrontato coi contenuti e il martellamento monocorde dell’informazione scientifica proposta dai media dominanti, rimettere assieme i tasselli fondamentali del discorso, e riproporlo in una forma tale da permettere la discussione, il confronto, la contestazione se necessario. Così da dare possibilmente un contributo indipendente al dibattito pubblico su di un tema la cui gestione, e lo osserviamo con qualche crescente inquietudine, arriva a coinvolgere aspetti delicati e essenziali del diritto, della nostra vita quotidiana e della socialità stessa del genere a cui apparteniamo.

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