Ungulati e lupi: audizione di Remaschi in commissione Agricoltura

A Castellina in Chianti campi coltivati e strade invasi da animali selvatici

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 marzo 2017 21:10
Ungulati e lupi: audizione di Remaschi in commissione Agricoltura

Firenze – “Oggi facciamo un bilancio sui primi risultati della legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana, approvata nel 2016 e una serie di audizioni sul tema della proliferazione del lupo in Toscana”. Il presidente della commissione Agricoltura, Gianni Anselmi(Pd) ha ascoltato l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Remaschi.

Quasi 100mila i capi di cinghiali abbattuti nel 2016, in Toscana nonostante la legge obiettivo sul contenimento degli ungulati sia stata attivata in ritardo in molte province”. Così interviene Remaschi, che traccia un bilancio sui primi dati, anche se non definitivi, ad un anno dall’approvazione della legge sul contenimento della popolazione di cinghiali, caprioli, cervi e daini attraverso un’intensificazione delle attività di caccia nelle aree agricole.

Il dato sul prelievo complessivo di cinghiali effettuati in tutta la regione, fa presente l’assessore, mostra un incremento rispetto agli altri anni con “93mila e 306 capi abbattuti (rispetto ai 79 mila e 330 nel 2015, agli 85 mila e 578 nel 2014 e ai 70 mila e 482 nel 2013). A questo dato vanno poi aggiunti i numeri delle aziende faunistiche di alcune province che ancora non sono pervenuti alla Regione”. Remaschi fa notare, inoltre, che “alla fine il dato reale si attesterà attorno a 100mila capi, un numero significativo specie in un anno ancora sperimentale e nel quale non sono state poche le difficoltà incontrate: basti pensare ai disagi sull’operatività degli Atc dovuti a varie cause (tra cui una sentenza della Corte costituzionale) e ai ritardi nell’applicazione della legge che si sono registrati in diverse province”.

L’assessore ha parlato poi della gestione degli ungulati abbattuti, “gli Atc – ha detto – sono obbligati a dotarsi dei centri di sosta (celle di refrigerazione dedicate ai selvatici per la conservazione e frollatura delle carni). Ce ne sono 2 a Pisa, 4 a Pistoia, 2 ad Arezzo e 1 nella provincia di Siena”. Poi ci sono “i centri per la lavorazione della selvaggina – ha aggiunto Remaschi –, in Toscana sono 4: 2 in provincia di Siena, 1 a Grosseto e 1 a San Miniato. Nei primi sei mesi sono stati lavorati circa mille e 250 capi”.

Il presidente Anselmi ha chiesto all’assessore un contributo sull’indagine conoscitiva sulla proliferazione del lupo in Toscana. A Remaschi sono seguiti gli interventi dei tecnici dei vari settori regionali: delle attività faunistico-venatorie; della tutela della natura e del mare; della prevenzione e sicurezza in ambienti di vita, alimenti e veterinaria per approfondire alcuni aspetti come la programmazione finanziaria relativa agli allevamenti e alla prevenzione, gli indennizzi, gli interventi di sterilizzazione e cattura dei lupi, l’accessibilità ai finanziamenti da parte degli allevatori per i danni subiti dalle predazioni, la descrizione della cattura degli ibridi e i costi sostenuti dalla Regione.

L’assessore ha ribadito la necessità di approvare quanto prima il piano nazionale per la conservazione del lupo. Remaschi ha ricordato che “sono oltre mille e 500 gli attacchi denunciati dagli allevatori solo nell’ultimo triennio, senza contare i numeri di coloro che hanno smesso di denunciare”. La Regione, come ribadisce Remaschi, rimane vicina agli allevatori con “investimenti in opere di prevenzione, supportando gli allevatori danneggiati mediante il rimborso dei danni subiti, finanziando piani di cattura dei cani vaganti e degli ibridi impiegando oltre 3 milioni di euro solo negli ultimi 3 anni”.

A Castellina in Chianti passeggia nel bosco alla ricerca dei tartufi e si trova circondato dai lupi. Ultimo episodio, nei giorni scorsi analogo caso in Piemonte, di una serie infinita di “contatti ravvicinati” con la fauna selvatica. Episodi analoghi ed anche più drammatici. La corsa sfrenata di un cinghiale lungo Via Baldo degli Ubaldi, nel quartiere Aurelio, a Roma Nord, ripreso da un automobilista con il suo telefonino è solo la punta dell’iceberg di una situazione pericolosa che in Emilia Romagna ha di recente provocato un lutto assurdo a causa di incidente stradale in località Moretta di Borgonuovo in provincia di Piacenza causato dall’invasione incontrollata dei questi animali selvatici. Sono gli ultimi episodi di una situazione che Coldiretti va denunciando da tempo e che vede gli animali selvatici spadroneggiare nelle campagna e non solo.

“La sicurezza delle aree rurali, delle periurbane, ma ormai anche di quelle urbane – dichiara Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana - è in pericolo per il proliferare di animali selvatici come i cinghiali, che in Toscana sono 4.5 volte superiori alla media, che stanno invadendo campi coltivati, centri abitati e strade dove rappresentano un grave pericolo per le cose e le persone. Gli animali selvatici che distruggono i raccolti agricoli, sterminano gli animali allevati, causano incidenti stradali per un totale di danni stimato in quasi 100 milioni di euro nell’ultimo anno, senza contare i casi in cui ci sono stati feriti e purtroppo anche vittime. In Toscana – conclude Marcelli- nel solo 2016 sino al mese di novembre sono stati accertati danni per oltre 2 milioni e mezzo di euro”.

“Bene quindi la legge obiettivo che nel 2016 – sottolinea Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana – ha portato, secondo i dati forniti dalla Regione, a raggiungere la quota dei 100.000 cinghiali prelevati. Al vertice Siena con 19.800 prelievi seguita da Grosseto con 18.400 e poi Firenze con 16.500 ed Arezzo con 14.400”. “Quest’anno le cose andranno ancora meglio - conclude Antonio De Concilio - perché la legge, da noi fortemente voluta e sostenuta, viene applicata in modo più tempestivo così da ridurre la proliferazioni di cinghiali che a livello regionale hanno ormai superato quota 230.000 capi, che alterano gli equilibri ambientali con danni enormi a colture di pregio e comunque vitali per l’economia del territorio, come viti e cereali”.

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