Guerra: 'Per favore aiutateci a salvare le opere d'arte italiana'

Nove da Firenze raccoglie l'appello di una giovane ricercatrice ucraina appena arrivata in città

Nicola
Nicola Novelli
24 marzo 2022 20:08
Guerra: 'Per favore aiutateci a salvare le opere d'arte italiana'

Si chiama Katerina Hotsalo e ha appena 25 anni. E’ arrivata a Firenze dieci giorni fa dall’Ucraina, per continuare, nonostante la guerra, la ricerca sull'arte italiana custodita nel suo paese. Sì, perché al Museo nazionale Chanenko di Kiev, dove lavorava, viene conserva la più grande collezione ucraina di opere d’arte, con una particolare predilezione per l'arte italiana.

Messo in salvo il bambino che porta in grembo, si è rivolta a Nove da Firenze per diffondere notizie sulla tragedia della guerra, sulla minaccia di attacchi aerei alla popolazione, ma anche ai preziosi oggetti d'arte che si trovano nei musei ucraini, come ad esempio i capolavori italiani custoditi in quello di Kiev. Senza perdere tempo, appena arrivata dal teatro di guerra, dopo aver passato più di due settimane in un seminterrato vicino all’aeroporto di Gostomel.

Approfondimenti

Prima di tutto, come sta, Katerina?

Meglio adesso, ma con grande preoccupazione per quello che ho lasciato. Ho dedicato gli ultimi dieci anni della mia vita alla cultura, da quando sono arrivata a Kiev per studiare storia dell’arte e poi lavorando al Chanenko Museum, dove ero attualmente senior researcher al dipartimento educazione. Fino allo scoppio della guerra.

Che cosa è accaduto il 24 febbraio?

La nostra vita quotidiana si è improvvisamente frantumata. Ho convinto mio marito, che è un professionista legale, a correre al museo per dare una mano a trasferire il patrimonio artistico custodito. Abbiamo trascorso le prime ore di guerra a impacchettare capolavori, che sono stati inviati -se le condizioni lo consentivano- in luoghi più protetti, la cui ubicazione non posso rivelare per ragioni di sicurezza. Poi abbiamo pensato a noi stessi, perché ho scoperto di essere incinta. Abbiamo lasciato la nostra abitazione per raggiungere casa dei suoceri in una zona più periferica e occidentale rispetto alla capitale. Lì abbiamo trascorso dieci giorni e per due volte missili russi sono caduti nelle vicinanze dell’edificio, fortunatamente senza provocare gravi danni.

Ci ha scritto che vivevate in uno scantinato

Sì, tutti insieme. Ma poi è saltato il segnale di internet a causa dei bombardamenti. Abbiamo capito che rimanere lì non era meno pericoloso. E abbiamo deciso di partire: due borse di fortuna, i pochi soldi rimasti, il nostro gatto. Siamo partiti nel buio con l’automobile sotto i rumori delle esplosioni. Abbiamo viaggiato per 18 ore in direzione della frontiera. Abbiamo fatto tappa per tre giorni da altri parenti. Lì mi sono ricollegata on line per cercare all’estero qualche opportunità professionale e di protezione. Mi sono ricordata che avevo contattato nei mesi precedenti il Kunsthistorische Institut in Florenz e loro mi hanno offerto una possibilità.

Cosa farà a Firenze?

Proseguirò il mio progetto di ricerca sull’uso quotidiano di materiali tessili nelle città di Firenze e Venezia durante il rinascimento. La fellowship che mi è stata offerta mi consentirà tre, o quattro mesi di relativa tranquillità, verso il mio master. A Firenze ho un appartamento e un incarico universitario: mi posso considerare fortunata rispetto a quello che sta succedendo a casa.

Quanto è importante il Museo nazionale d'arte Bohdan e Varvara Chanenko?

Il museo nacque all’inizio del secolo scorso dal lascito di un ricco avvocato e della moglie, ereditiera di una dinastia industriale e appassionata collezionista di antichità. Per ospitare la collezione la coppia aveva fatto erigere una sontuosa residenza copiando lo stile dei palazzi italiani.

Per darvi un'idea, posso dire che in questo momento tanti miei colleghi sono ancora lì per vegliare sull’incolumità di opere di artisti del calibro di Antonio Canova, Palma il Vecchio, Francesco Lazzaro Guardi, Jacopo del Sellaio (contemporaneo di Sandro Botticelli), Bernardo Bellotto, Alessandro Magnasco, o della bottega di Giovanni Bellini, solo per fare dei nomi italiani. Ma nei magazzini del museo è custodita anche una collezione di arazzi e tessuti dal XIV al XVI secolo, alcuni con filati d'oro. Una enorme quantità di dipinti, mobili, cassoni medievali, maioliche fiorentine, senza dimenticare reperti etruschi e romani. Pensate che lo scalone del palazzo è decorato con un verso tratto dal Paradiso della Commedia di Dante Alighieri.

Questo straordinario patrimonio è davvero in pericolo?

Tutte le forze armate ucraine sono concentrate nella protezione delle vite umane. Intanto un museo a Mariupol è già stato completamente bombardato. Così come è accaduto all’intera città di Charkiv. Credete non lo facciano apposta? Pensate che a Kiev è stato distrutto il più grande centro commerciale del paese. Possono averlo fatto esplodere per sbaglio? Le distruzioni vengono realizzate con una deliberata tattica terroristica. Davvero è come se l’Ucraina fosse oggetto di una tempesta di attentati criminali, una cosa che non avremmo mai immaginato di subire.

Questo ricco patrimonio culturale non era molto conosciuto in Italia sino a oggi

L’Ucraina è piena di musei perché l'agiata borghesia ottocentesca adorava l’arte europea, facendo a gara a raccogliere prestigiose collezioni. I Chanenko in particolare dovettero prendere un edificio in affitto per allestire una mostra della propria, poi ne costruirono uno appositamente. Durante la Prima guerra mondiale, la maggior parte dei reperti furono portati al Museo di storia di Mosca. Ma nel 1917, alla fine delle ostilità, Varvara riportò la collezione a Kiev, secondo la volontà del coniuge defunto, facendo in modo che diventasse il principale museo della capitale.

Durante la Seconda guerra mondiale la collezione fu oggetto del saccheggio delle truppe tedesche e tante opere non sono mai più tornate. Ma alla fine del conflitto altre furono portate in Russia dal governo sovietico, separando pezzi tra una sede e l’altra, tra cui il Museo Hermitage di San Pietroburgo. Troviamo prova di questa dissipazione attraverso la consultazione dei vecchi cataloghi in bianco e nero. Ma davvero non avrei creduto che si potesse correre nuovamente questo rischio al giorno d’oggi, nel 2022.

Cosa immagina per il vostro futuro?

Possono distruggere tutto, ma non la nazione ucraina. E state pur certi che ricostruiremo, come avete fatto anche voi a Firenze nel dopoguerra. Non abbiamo scelta. Però c’è la consapevolezza di vivere una grande tragedia. E che non potrà concludersi facilmente, con un semplice compromesso.

Vi siete accorti di essere diventati improvvisamente importanti agli occhi di tutto l’occidente?

Sì, ma non mi rende felice. Sono contenta di essere al sicuro a Firenze, ma avrei preferito venire qui in vacanza con mio marito, che è rimasto in Ucraina. Oppure per continuare i miei studi, ma con una scelta libera, non costretta dalla guerra. E se posso aggiungere…

Prego, Katerina…

In questi giorni ho passeggiato per le vie del centro, fino la Ponte Vecchio. Onestamente mi lasciano perplessa le tante bandiere della pace che ho visto esposte insieme a quelle ucraine. Vi rendete conto che è in atto lo scontro tra un governo dittatoriale, che ha invaso con il suo esercito un paese democratico d’Europa. Come si fa a parlare di conciliazione tra due prospettive così opposte?

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