Tutto il palazzo e non solo una finestra: il suicidio di David Rossi

Raccontato nel nuovo libro di Raffaele Ascheri, edito da Cantagalli

Nicola
Nicola Novelli
08 agosto 2021 18:56
Tutto il palazzo e non solo una finestra: il suicidio di David Rossi

Il 6 marzo 2013 il dirigente della Banca Monte dei Paschi di Siena David Rossi si suicida. Sul fatto la Magistratura si è pronunciata già per tre volte. Ma da anni continua a circolare sui media l’ipotesi secondo la quale David Rossi è stato ucciso. Che si tratti di un caso montato per fare audience, solleticando la curiosità di un pubblico irresistibilmente attratto dalla cronaca giudiziaria, ne è convinto anche Raffaele Ascheri, noto a Siena per le sue inchieste che hanno messo in luce il malaffare e la cattiva gestione di una città sopraffatta dagli scandali negli ultimi quindici anni.

Il giornalista firma “Cronaca di un suicidio annunciato”, volume pubblicato nelle settimane scorse da Cantagalli editoreAscheri, sin dalla prima pagina afferma senza dubbi che David Rossi si è suicidato. L’ipotesi omicidiaria altro non sarebbe che un falso, che contraddice tutti i documenti agli atti delle inchieste. Capitolo dopo capitolo decostruisce il giallo di Rocca Salimbeni, dalla scena della morte, l’ufficio del dirigente (e la finestra) alle telecamere puntate sul vicolo, dove il corpo è precipitato, dalle lesioni fisiche all’abbigliamento indossato.

Poi passa ad analizzare l’atmosfera creatasi nella direzione generale dopo le perquisizioni del 19 febbraio 2013. L’interrogatorio a cui Rossi era stato sottoposto sembrava mettere a rischio la sua carriera, fondata sul rapporto con Giuseppe Mussari, che certamente il neo presidente Profumo avrebbe visto con sospetto.

L’uomo che lascia tre lettere di addio si trasforma però sui giornali nella vittima di un complotto ordito per coprire indicibili tresche consumatesi a Siena negli anni precedenti, che descrivono la città come la Sodoma e Gomorra del XXI secolo. Tanto da indurre il parlamento, nel marzo del 2021, a istituire una commissione di inchiesta, che di fatto contraddice le conclusioni a cui è giunta la magistratura. Il libro di Ascheri si propone allora di dare conferma al suicidio, mettendo sotto accusa “una narrazione mediatica capace di ribaltare spudoratamente l’evidenza dei fatti… per motivi di audiance, di mero sensazionalismo”.

Con un principio fermo, sino alla fine del volume: rispetto e compassione per David Rossi, che in uno dei momenti più difficili della sua esistenza decise di togliersi la vita. Mai al centro della scena, il protagonista è un uomo schiacciato dal peso insostenibile di una vicenda, che rovinando irrimediabilmente il Monte dei Paschi si è trascinata giù anche la città di Siena e il destino di tanti suoi abitanti. 

Raffaele Ascheri, blogger (Eretico di Siena), autore televisivo, scrittore d’inchiesta (La casta di Siena; Le mani sulla città; Mussari Giuseppe: una biografia non autorizzata), dal 2018 è presidente della Biblioteca comunale di Siena. Si è occupato sin dall’inizio del Caso Rossi e conosce profondamente tutta la storia della banca negli ultimi decenni.

Quando sembra concludersi l’agonia finanziaria di Mps, che presto sarà inglobata in Unicredit, “Cronaca di un suicidio annunciato” è un buon strumento per restituire alla vicenda una dimensione complessiva. Sorprendono le dichiarazioni di molti politici che in questi giorni paiono scoprire improvvisamente la crisi della banca più antica. Ma, ahimè, anche le origini del suo crac non sono recenti.

Solo rileggendo la storia bancaria degli ultimi 20 anni, il suicidio di giornalista senese appare come l’acme naturale di una escaletion di strategie disastrose, a partire da operazioni commerciali perpetrate ai danni dei risparmiatori come “4You” e “My Way”, che nei primi anni 2000 "rifilarono" a decine di migliaia privati inconsapevoli investimenti in Borsa con capitali prestati dalla banca; carta straccia con lo scoppio della bolla speculativa delle dotcom, e che Mps, spesso, ha dovuto rimborsare.

Nonostante questo, nel 2007, Mps acquisisce la Banca Antonveneta (con un investimento 16,5 miliardi tra esborso e accollo debiti) grazie a una sofisticata operazione finanziaria a debito, realizzata con prodotti derivati tipo Alexandria e Santorini (tenuti nascosti anche a Banca d'Italia) che produrranno un ulteriore buco. Intanto l'istituto senese, anche a causa delle attenzioni politiche accumula sofferenze sui prestiti erogati e dopo la crisi finanziaria del 2008 nemmeno aumenti di capitale per un totale di 9 miliardi, riusciranno a bilanciare. Questa situazione culmina con le indagini giudiziarie del 2013, la destituzione dei vertici e il suicidio del capo della comunicazione David Rossi.

Negli anni successivi Mps attinge ai “Tremonti Bond”, ma nel 2015 lo Stato deve entrare nel capitale. Sinché nel 2017, lo Stato ne acquisisce il 70% per evitare il collasso. Oggi, dopo almeno cinque anni di incertezze sta per definirsi la prospettiva delineata da Unicredit. E' il ridimensionamento, che adesso tanti politici con in testa la Regione Toscana che si preoccupa della toscanità, dichiarano irricevibile, anche se la crisi irreversibile è iniziata almeno una dozzina di anni prima.

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